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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

"E' stato maestro di vita perché testimone vero”: c'è un libro su don Dario Ciani

"Nel dicembre 1975 - scrive del sacerdote l'indimenticabile Gilberto Giorgetti, nel suo libro dedicato a Sadurano - dopo un'intensa attività sociale a Forlì don Dario diventa parroco di un piccolo borgo abbandonato"

“Don Dario è stato un maestro perché testimone vero”. Pierantonio Zavatti, intervenuto venerdì sera, nel Salone comunale di Forlì, alla presentazione del libro di Paolo Simoncelli “Il Signore dà le uova a chi alleva le galline. Don Dario: una vita, un segno, un’idea”, è solo uno dei tanti legami umani annodati in vita dal prete degli ultimi, fondatore della Comunità di recupero di Sadurano, scomparso il 26 luglio 2015 all’età di 70 anni. “E’ stato sempre in prima linea – dichiara il consigliere dell’Associazione Amici di Don Dario e primo presidente del sodalizio, Daniele Mambelli - un prete di strada ante litteram come sarebbe piaciuto a papa Francesco”. “Nel dicembre 1975 – scrive del sacerdote l’indimenticabile Gilberto Giorgetti, nel suo libro dedicato a Sadurano - dopo un’intensa attività sociale a Forlì don Dario diventa parroco di un piccolo borgo abbandonato ridotto in macerie, la cui chiesa era usata come fienile. Rimirando le macerie, veniva spontaneo a don Dario il confronto con la condizione umana di abbandono e di disgregazione”. Sempre con riferimento a quel luogo disabitato e dimenticato, lo stesso don Dario amava raccontare: “Abbiamo costruito la casa ed il lavoro intorno e abbiamo scommesso sull’utopia della normalità”.

“Da chi guarda solo da lontano – ha lasciato scritto lo stesso don Ciani - Sadurano è stata superficialmente ed erroneamente identificata come la comunità per ex tossicodipendenti. In realtà Sadurano è un’espressione del popolo che agisce con tutte le proprie risorse affrontando i bisogni”. La serata, moderata dallo stesso Mambelli, ha visto gli interventi programmati del presidente dell’Associazione Amici di don Dario Alberto Bravi, del Sindaco di Forlì Davide Drei, del vicario foraneo del centro storico e parroco di San Mercuriale don Enrico Casadio (in sostituzione del vescovo monsignor Lino Pizzi, ricoverato in ospedale per un intervento chirurgico programmato) e del presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini. Da quelle 213 pagine “senza inizio né fine”, edite dall’agenzia di comunicazione In Magazine diretta dall’imprenditore Stefano Scozzoli, emerge un uomo di Cristo che ha vissuto pressoché in simbiosi con le periferie del suo mondo: disabili, carcerati, prostitute, tossicodipendenti e scarti della società in genere. “Don Dario – dichiara il Sindaco Drei – ha rigenerato un borgo, un paese e poi uomini e donne, in particolar modo ex carcerati, che sono ritornati a vita nuova. E’ mio proposito lavorare per mantenere in vita Sadurano come luogo di speranza e rigenerazione”.

Don Erio Castellucci, arcivescovo di Modena Nonantola, scrive in prefazione al libro di Simoncelli: “Chi ha conosciuto don Dario lo ritrova qui per intero, con la sua umanità piena ma non rude, la sua fede granitica ma non bacchettona, il suo sorriso ironico ma non sarcastico, la sua passione per la giustizia e la carità. Nell’estate del 2002 – continua don Erio – si presentò in parrocchia da me a chiedere un prestito di un migliaio di euro; doveva raccogliere una certa cifra per aiutare un carcerato che, uscito dalla prigione, non aveva né lavoro né casa. Ero in grado di darglieli e gli dissi che non importava alcuna restituzione, vista la buona causa. Passò almeno un anno e invece quell cifra ritornò. Don Dario era anche questo: sapeva umiliarsi per aiutare chi era nel bisogno”. “Veniva dalla ruralità – osserva don Enrico Casadio – e su quella ha fondato l’esperienza di recupero delle persone”. Maestro di relazioni e di attenzione alle persone, don Ciani ha intuito sin dagli albori dell’esperienza della Comunità di recupero di Sadurano, sulle colline sopra Castrocaro Terme, alla fine degli anni ’70, che il recupero alla vita e alla società passa dal lavoro. Il presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini sottolinea la figura di don Dario precursore della cooperazione: “La sua organizzazione del lavoro ha sempre posto al centro la persona. Ha ridato vita ad un paese abbandonato grazie all’impegno di tanti uomini e donne, che così sono ritornati a pieno titolo nella società”.

Per lavorare bene occorre aggiornarsi. “Aiutai personalmente Don Dario ad organizzare dei corsi formativi per gli ospiti della comunità, necessari per far crescere quelle persone in responsabilità e competenza”. Alberto Bravi annuncia che il compito assunto dall’Associazione Amici di Don Dario di fare memoria di un sacerdote scomodo ma artefice della rinascita di tante persone, continuerà con un docufilm e la creazione di un archivio dedicato, che sarà poi donato alla Biblioteca Comunale. “L’importante – conclude Daniele Mambelli - è mantenere accesi gli ideali e l’esempio di don Dario, ma anche continuare ad aiutare quegli ultimi ed emarginati, ai quali il sacerdote ha dedicato la vita”. Piero Ghetti
 

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