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Cronaca

Come riportare a nuova vita l'Ex Fabbrica Battistini? Ci pensano le 'scarpe spaiate' dei residenti

Chiunque abbia memoria della Fabbrica Battistini è invitato a condividere i suoi ricordi e la sua testimonianza con il comitato Scarpe Spaiate e l’Associazione Spazi Indecisi, per poter realizzare una raccolta di testimonianza

In via Paradiso c’è una piazzetta contornata da un portico che ospita negozi e appartamenti. Negli anni ’10 del Novecento, fra via Fossato Vecchio e via Paradiso (ex via Dandolo) c’erano principalmente stallatici che offrivano servizio alla vicina vecchia stazione, e in quegli spazi aprì nel 1914 il Calzaturificio Trento, più noto come la Fabbrica dei Fratelli Battistini, 4 fratelli provenienti da una famiglia della Val di Peio, in Trentino. Oggi gli spazi dell’ex Fabbrica Battistini, riconvertiti in locali commerciali, sono per la maggior parte sfitti e, insieme alla piazzetta su cui si affacciano, sono oggetto di un nuovo progetto di riqualificazione partecipata, che viaggia verso la creazione di un patto di partecipazione con il Comune.

Tutto è partito dall’interessamento di tre proprietari che abitano, lavorano e “vivono” l’aria che si respira in questo luogo che rappresenta un pezzo di storia del Novecento di Forlì. Marusca Caruso, Giuseppe Fiumana e Laura Solinas scoprono per caso di avere lo stesso desiderio: valorizzare l’Ex Fabbrica Battistini, nel cui stabile possiedono appartamento o negozio. Grazie all’assessore Giovannetti vengono messi in contatto con l’erede dei proprietari della fabbrica, Annalisa Battistini, autrice di un libro che viene presentato agli abitanti della zona. Fra i vicini di casa di Marusca e Laura che partecipa a questo piccolo evento c’è anche Erica Ferigo, che fa parte dell’Associazione Spazi Indecisi. E dal desiderio di decorare la zona con dei murales dedicati alla storia della fabbrica, si passa a qualcosa di più grande, anche grazie all’esistenza della Legge Regionale 15/2018 (Legge sulla partecipazione all’elaborazione delle politiche pubbliche).

“Vivo da due anni qui a Forlì - racconta Marusca Caruso - e prima, quando sulla piazza era presente il centro di cultura islamica e c’erano bambini che giocavano nella piazza. Poi l’associazione è stata spostata e io una mattina mi sono affacciata alla finestra, ho guardato fuori e ho sentito solo un gran silenzio. E questa cosa mi ha spaventata. Sono scesa e ho cominciato a osservare le pareti di questo porticato e mi ha dato un senso di desolazione che prima non avevo avuto. Ho cominciato a pensare, a immaginarlo diversamente. Poi durante una riunione di condominio ho scoperto che non ero l’unica a desiderare un restyling della piazzetta".

Da qui nasce il Comitato Scarpe Spaiate: il nome deriva da un evento del 1944, quando i tedeschi saccheggiarono la Fabbrica e, agli occupanti, subentrò la popolazione civile che però non si rese conto che c’erano due mucchi di scarpe, uno per il piede destro, uno per il sinistro. Questo fece sì che nei giorni successivi, da un quartiere all’altro, i forlivesi si attivassero per cercare di fare il paio scambiandosi fra loro le scarpe. Un nome azzeccato che trasmette il desiderio di “andare alla ricerca” della “metà” mancante, di quell’apporto prezioso che ciascuno di noi può dare a un progetto che, al momento, prevede una ristrutturazione ma anche una fase di progettazione partecipata con i cittadini.

Sabato mattina è stato presentato, presso lo spazio Exatr, il Comitato Scarpe Spaiate e il calendario dedicato all’ex Fabbrica Battistini, che prevede nei prossimi mesi 4 “laboratori di quartiere”: Il 21 marzo, per analizzare il contesto, ascoltare le istanze, definire le priorità; Il 4 aprile saranno delineate le visioni sul quartiere e sulle idee progettuali; L’8 maggio sarà dedicato alla coprogettazione delle proposte emerse; L’8 giugno si attuerà una sperimentazione concreta, attraverso micro-azioni di cura e rigenerazione condivisa. La conclusione di questo percorso sarà il 15 e il 16 giugno, con l’evento finale aperto alla cittadinanza, con eventi, riaperture temporanee, allestimenti e racconti legati all’ex Fabbrica Battistini ieri e oggi.

Ma non sarà una vera conclusione, quanto piuttosto il vero inizio: infatti l’intenzione è quella di giungere, attraverso questo processo partecipativo, alla sottoscrizione di un patto di collaborazione tra la pubblica amministrazione e i cittadini per la cura e la valorizzazione dell’area. “Il Comune di Forlì, a un anno dall’approvazione del Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, ha già stipulato 21 patti di collaborazione. Bologna in 5 anni ne ha avuti 200, Forlì è 1/3: se facciamo la proporzione, non stiamo andando così male”, ha sottolineato l’assessore Raul Mosconi.

Spazi Indecisi ha invitato a partecipare alla mattinata Matteo Persichino di Tempo Riuso (Milano) e Annabella Losco dell’Associazione AngoloB - PiazzadeiColori21, che hanno fornito alcuni casi studio, spunti e dati relativi al “movimento” di rigenerazione urbana: gli spazi “vuoti”, abbandonati, incompiuti, spopolati e protagonisti di situazioni reali o percepite di pericolo e degrado possono essere visti come “riserve urbane” e opportunità di crescita e trasformazione per la città. Ai numerosi partecipanti è stato chiesto di esprimere le ragioni della loro partecipazione all’incontro, e da questo momento di condivisione sono emerse alcuni interessanti istanze, prima fra tutte la necessità di “curare” la città e i suoi spazi: un sentimento che è a Forlì sta emergendo sempre più forte: un esempio su tutti il progetto di riqualificazione di corso Mazzini.

La Fabbrica Battistini, dedicata alla produzione di scarpe in cuoio e in gomma, dava lavoro principalmente a donne, che in diversi casi parteciparono a movimenti e proteste. In particolare, nel 1941, durante il primo sciopero del pane, in cui le donne si ribellarono al razionamento del pane e alla riduzione dei salari, tre operaie della Battistini furono arrestate e vennero rilasciate grazie all’intercessione dei proprietari della fabbrica. Un altro evento importante fu lo sciopero della via di Ripa del 24 marzo 1944: furono proprio tre donne che lavoravano alla Battistini le promotrici della manifestazione che salvò la vita di dieci giovani condannati a morte per renitenza alla leva. Chiunque abbia memoria della Fabbrica Battistini è invitato a condividere i suoi ricordi e la sua testimonianza con il comitato Scarpe Spaiate e l’Associazione Spazi Indecisi, per poter realizzare una raccolta di testimonianze.

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