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Cronaca

Facoltà di Medicina, "Sede ferrarese a Forlì? Normale che se ne debba parlare con la Regione"

Dopo le affermazioni del rettore dell'Università estense Giorgio Zauli, il titolare della delega alle Politiche per la salute chiarisce

"Leggo articoli che farebbero pensare ad una guerra in corso, piuttosto che al confronto tra Istituzioni. E sono certo che nemmeno il rettore dell’Università di Ferrara vuole alzare i toni. Sulla vicenda relativa ad una possibile sede di Medicina a Forlì, vorrei dire - pacatamente - che è non solo normale, ma scontato che un’Università che intende aprire una sede distaccata del corso di laurea in Medicina e Chirurgia ne discuta anche con la Regione. Per una questione di buona prassi istituzionale, ma anche perché -se parliamo di Medicina- è normale prevedere inevitabilmente un accesso alla rete ospedaliera, pertanto al servizio sanitario regionale. Quindi, per chi ce lo chiede, la nostra disponibilità ad ascoltare e lavorare assieme c’è sempre”. È quanto afferma l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, chiamato direttamente in causa dal rettore dell’Università di Ferrara, Giorgio Zauli, sull’ipotesi di apertura di una sede distaccata di Medicina e Chirurgia a Forlì.

"Certo, come dice il rettore - aggiunge Venturi - un’Università pubblica dipende sì dal Ministero, ma per scelte di questo tipo, che riguardano tanto il sistema universitario quanto quello sanitario, è ovvio che la Regione debba essere coinvolta. Così come devono essere coinvolti tutti i soggetti istituzionali interessati, vale a dire Comune, Azienda Usl, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Conferenza territoriale sociale e sanitaria". Questo è il percorso che è stato seguito per l’apertura di un nuovo corso di studio in Medicina e Chirurgia in Romagna, spiega Venturi, rispetto alla quale l’Azienda Usl della aveva avanzato alla Regione una specifica richiesta condivisa dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria e da tutte le parti interessate. "Richiesta che da Ferrara, invece - conclude l’assessore - non è mai arrivata alla Regione. Parliamo di un progetto importante, che non può essere improvvisato, ma va analizzato approfonditamente, e possibilmente senza scontri istituzionali. La Regione non si è mai sottratta al confronto e non lo farà certo ora, auspichiamo che l’Università voglia fare altrettanto". 

Cosa prevede la legge

Per la formazione di un medico è essenziale la pratica durante i tirocini previsti nelle strutture ospedaliere, che iniziano al 3° anno del corso di Medicina e continuano fino al 6°. Successivamente, per poter lavorare nel Servizio sanitario nazionale, lo studente deve specializzarsi e l’attività clinica dovrà essere svolta in strutture ospedaliere o territoriali adeguate. Pertanto, la decisione di dove collocare una nuova sede universitaria dipende soprattutto dalla disponibilità di strutture sanitarie adeguate a tale scopo, e ciò deve necessariamente essere parte del processo di programmazione regionale.
Peraltro, la responsabilità regionale in questo ambito è definita da una norma del 1999 (legge 517 del 21 dicembre 1999), che ha disciplinato i rapporti fra Servizio sanitario e Università, sottolineando che l’attività assistenziale necessaria allo svolgimento dei compiti istituzionali delle Università è determinata nel quadro della programmazione nazionale e regionale, secondo specifici protocolli d'intesa stipulati dalla Regione con le Università ubicate nel proprio territorio. La Regione ha siglato con i quattro Atenei dell’Emilia-Romagna il più recente Protocollo di intesa nel luglio 2016. La collaborazione tra Servizio sanitario regionale e Università si realizza attraverso le Aziende ospedaliero-universitarie, che rappresentano le Aziende di riferimento per la didattica universitaria, anche se è possibile l’utilizzo di altre strutture pubbliche, che l’Università deve comunque concordare con la Regione.
La necessità di un accordo preventivo non vale solo per le strutture pubbliche, ma anche per quelle private accreditate: la stessa norma sottolinea come le Università debbano concordare con la Regione, nell'ambito dei protocolli d'intesa, ogni eventuale utilizzo di specifiche strutture assistenziali private accreditate e ciò può avvenire solo nel caso in cui non siano disponibili altre strutture.

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