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Cronaca

I fattorini di Forlì, i loro pensieri e paure finiscono sul Guardian come un emblema dell'Italia che soffre

A scandagliare la realtà delle consegne a domicilio, le storie di chi effettua le consegne a casa, le loro paure, il perché lo fanno, è stato il fotografo Filippo Venturi. Dal cancello della sua abitazione a Forlì

I fattorini - o i rider come si dice ora - e le consegne a domicilio - o il delivery per rimanere sulla stessa linea dell'anglicismo finalizzato un po' a “nobilitare” questo servizio che è sempre stato utile e apprezzato, ma che ora è diventato essenziale. A scandagliare questa realtà, le storie di chi effettua le consegne a casa, le loro paure, il perché lo fanno, è stato il fotografo Filippo Venturi. Dal cancello della sua abitazione a Forlì, Venturi ha “confezionato” un servizio foto-giornalistico pubblicato sul giornale inglese The Guardian, uno dei più letti a livello internazionale.

E tramite i volti dei diversi fattorini forlivesi che gli hanno effettuato le consegne negli ultimi giorni (fotografati ovviamente a distanza di sicurezza), ha spiegato al mondo intero come l'Italia in quarantena si attrezza per stare chiusa in casa e come a sostenerne il sacrificio sia anche il personale addetto alle consegne: spesso precari, oppure gli stessi negozianti titolari che cercano di arginare la voragine delle perdite, altri che ritengono pur nell'emergenza di dover garantire un servizio a persone che sono più che clienti affezionati. C'è questo mondo di necessità ed emozioni dietro chi consegna a domicilio, persone che quando suonano un citofono non sanno se dall'altra parte comparirà un positivo Covid-19 in quarantena, un guarito, un asintomatico che non ha la minima idea di essere veicolo del contagio.

ForlìToday per aiutare il commercio messo in ginocchio della crisi ha avviato un servizio gratuito di contatto tra acquirenti e negozi che effettuano consegne a domicilio, un servizio sempre disponibile sui propri canali. Nel giro di 5 giorni circa 150 attività commerciali e artigianali del territorio si sono registrate per essere inserite nell'elenco. Molti di questi, oltre ai prodotti venduti, specificano di effettuare consegne sicure dal punto di vista dei dispositivi di protezione individuale e alcuni anche della sanificazione. E', insomma, un lavoro che nel giro di pochi giorni si è totalmente trasformato. Il come lo spiega Filippo Venturi.

Rider forlivesi sul Guardian (Foto F.Venturi)

Come è nata l'idea del servizio?
L'idea è nata sabato 14 marzo quando, scherzosamente, ho proposto alla mia compagna di festeggiare, di fare qualcosa di diverso dopo diversi giorni di isolamento in casa, suggerendo di ordinare la pizza a domicilio. Mentre attendevo la consegna mi sono domandato cosa poteva pensare il rider/fattorino: se era preoccupato, se lo faceva perché aveva assoluto bisogno di lavorare, cosa pensava nel girare in una città deserta e come affrontava il dover incontrare conosciuti per la consegna, persone che potevano essere infette o addirittura in quarantena a casa. Da qui l'idea di realizzare un reportage, fotografando e intervistando i rider sul cancello di casa mia, ovviamente mantenendo la distanza di sicurezza!

Un servizio finito sul Guardian dal portone di casa propria...
“Inizialmente questo isolamento forzato mi preoccupava, temevo che avrei sofferto una sorta di "blocco del fotografo". Ero anche frustrato dall'aver dovuto abbandonare un progetto in Cina che organizzavo da mesi. Poi però mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a ragionare sulle idee! Nei miei corsi di fotografia ripeto sempre che le limitazioni (fisiche, di movimento, di attrezzatura, ecc) sono un ottimo allenamento per sforzarsi a trovare idee meno scontate. Alla fine ne ho trovate ben due: la prima è stata il reportage sui rider, uscita su The Guardian venerdì, l'altra idea invece riguarda un progetto ancora in corso. Per il lavoro sui fattorini ho impiegato circa 8 giorni, dovendo diluire gli ordinativi. La mia compagna Elisa si occupava di gestire la logistica, scegliere cosa ordinare (in modo da non sprecare il cibo acquistato), fissando gli appuntamenti in orari diversi, dandomi così il tempo di gestire un fattorino alla volta”.

Come vedono l'Italia i media esteri in quest'emergenza?
“Come dicevo, già dall'autunno stavo organizzando il viaggio in Cina e quindi la vicenda del Coronavirus l'ho seguita fin dall'inizio. Presto ho capito che questa emergenza sanitaria avrebbe toccato il mondo intero e che non era, come si leggeva in giro, una difficoltà cinese dovuta al sistema sanitario inadatto al contenimento. I paesi occidentali hanno snobbato il problema perché lo vedevano remoto. Quando sono emersi i primi casi di contagiati in Italia, a quel punto è stato il nostro paese ad essere criticato e gli italiani offesi, definiti incapaci  o allarmistici o addirittura citando la presunta pigrizia tipica italiana e altri luoghi comuni. Ora che il problema è mondiale, tutti i paesi occidentali stanno guardando all'Italia come esempio per stabilire che misure adottare. Questa emergenza sanitaria purtroppo ha evidenziato l'incapacità della classe politica e dirigente dell'occidente di informarsi, nonostante viviamo nell'era della comunicazione istantanea. Ai miei occhi ha assunto una forma demenziale ascoltare le stesse frasi ripetute a distanza di settimane o mesi, dai leader di paesi diversi, come "È solo una influenza", "Non possiamo chiudere tutto per una influenza" e altre stramberie. L'Italia, quindi, è passata dall'essere lo zimbello del mondo occidentale, ad essere al centro dell'interesse quando tutti hanno aperto gli occhi”.

Cosa l'ha colpita di più del servizio sui rider?
“Mi ha colpito molto la disponibilità di questi ragazzi e ragazze. Superati i secondi iniziali di diffidenza, dovuti al mio interrompere la routine della consegna, hanno subito capito le mie intenzioni e si sono aperti. Qualcuno mi ha anche aggiunto sui social network e ha continuato a raccontarmi i suoi pensieri e difficoltà. Questa cosa ha arricchito enormemente la mia esperienza dal punto di vista umano. La maggior parte dei rider ha espresso preoccupazione, soprattutto per chi aveva una famiglia, figli piccoli oppure genitori anziani che temeva di contagiare una volta finito il turno di lavoro. Molti mi hanno raccontato le difficoltà nel reperire le mascherine, che ha spinto alcuni di loro ad usarle anche oltre la durata consigliata. Qualcuno mi ha commosso parlando delle difficoltà familiari, della precarietà del proprio contratto e della domanda che lo tormentava: "Come farò a prendermi cura di mia figlia se non lavoro?".

Si tratta quindi di giovani precari?
“Ho incontrato sia rider di mestieri che lavoratori di ristoranti, gelateria, erboristerie e altri tipi di negozio che si sono attrezzati per poter continuare a lavorare durante la chiusura imposta per legge. Qualche proprietario di locale mi ha confidato che faceva le consegne personalmente, più come gesto di cortesia ai clienti che per il guadagno, irrisorio rispetto alla normalità. Un ragazzo mi ha fatto sorridere quando mi ha raccontato che in questi giorni riceve più mance perché i clienti gli lasciano il resto pur di non ricevere da lui banconote o monete!”

I fattorini forlivesi come emblema dei rider italiani.
“Oltre al lavoro fotografico, questa storia mi ha permesso un contatto umano (seppur a distanza di almeno un metro) con persone che stanno facendo un servizio utile ai cittadini, anche dal punto di vista sociale, ma che meritavano di essere ricordati e messi in luce. Con le dovute proporzioni rispetto al personale ospedaliero, anche i rider sono in prima linea”.

Chi è Filippo Venturi

Filippo Venturi (Cesena 1980) è un fotografo documentarista che vive a Forlì. I suoi lavori sono stati pubblicati su magazine e quotidiani come The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Der Spiegel, Die Zeit, Vanity Fair, Newsweek, Internazionale e Geo.  Insegna fotogiornalismo e fotografia documentaria in Italia e all'estero. Realizza progetti personali su storie riguardanti l'identità e la condizione umana. Negli ultimi anni si è dedicato a un progetto sulla penisola coreana, che è stato premiato con il Sony World Photography Awards, il Premio Voglino e il Portfolio Italia - Gran Premio Hasselblad.

I suoi lavori sono stati esposti in Italia e all'estero, tra gli altri, al Foro Boario di Modena come "Nuovo Talento" di Fondazione Fotografia Modena, al MACRO - Museo d'Arte Contemporanea di Roma, alla Somerset House di Londra, allo U Space di Pechino, al Sony Square di New York City, al SI Fest di Savignano, al Festival della Fotografia Etica di Lodi e al Festival Photolux di Lucca.

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