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Cronaca Galeata

Festa a Sant'Ellero col presidente della Cei cardinal Bassetti

Nell'omelia il cardinal Bassetti ha commentato le letture della solennità liturgica del Santo, sottolineando i tre atteggiamenti fondamentali alla base della conversione

Grande emozione ha suscitato la visita del cardinal Gualtiero Bassetti a Galeata mercoledì in occasione della festa di Sant'Ellero. Numerose le autorità civili e militari presenti, col sindaco di Galeata, Elisa Deo, a fare gli onori di casa. Il porporato, che è arcivescovo di Perugia - Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, è stato accolto dal vescovo diocesano, Livio Corazza, che all'inizio della celebrazione lo ha salutato presentando la Diocesi come una comunità impegnata a diventare sempre più fraterna, attraente e luminosa.

Nell'omelia il cardinal Bassetti ha commentato le letture della solennità liturgica del Santo, sottolineando i tre atteggiamenti fondamentali alla base della conversione: "trovare il coraggio di affrontare la propria missione (profeta Elia); morire al peccato e alle opere del peccato (San Paolo); lasciare tutto senza rimpianti, considerando che l'impresa a cui ci si accinge ne valga la pena (Vangelo)". Ripercorrendo la vicenda umana e spirituale di Sant'Ellero, ed anche le varie epoche storiche attraversate dall'Abbazia, il cardinale ha ricordato come "grazie a questi piccoli eremi, a queste esigue comunità di monaci si sia propagata la fede e si sia conservata la civiltà antica".

"Preghiamo - ha concluso - perché sull'esempio di Sant'Ellero e del Servo di Dio Giulio Facibeni, il nostro Paese e la nostra Europa non smarriscano mai le proprie radici per vivere bene il presente e costruire un futuro di speranza, di solidarietà e di pace per tutti". Al termine della celebrazione, i sacerdoti dell'Opera Madonnina del Grappa hanno rivolto un accorato appello al cardinale perché, per quanto di sua competenza, vegli sulla prosecuzione della causa di beatificazione del fondatore, don Giulio Facibeni, nato a Galeata e vissuto a Firenze. Su di lui il porporato si era espresso nell'omelia con queste parole: "Desideriamo ringraziare il Signore per averci donato questo piccolo prete, che si è caricato di pesi e di croci che gli hanno richiesto un continuo abbandono alla Provvidenza di Dio, fino a consumarsi totalmente nella carità. Un uomo, un prete che ha preso alla lettera il Vangelo".

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