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Cronaca

Forlì celebra il compatrono San Pellegrino. Una devozione che non conosce pause

Lo scorso anno ci fu persino una marcia notturna da un capo all’altro della città, nel 750° anniversario della sua nascita

Il primo di maggio ritorna la solennità religiosa di San Pellegrino, compatrono di Forlì. Lo scorso anno ci fu persino una marcia notturna da un capo all’altro della città, nel 750° anniversario della sua nascita. Con il 2017 si ritorna alla tradizionale festività tutta liturgie e cedri, con un’adesione popolare che tiene perfettamente il passo dei tempi. Il culmine della devozione andrà in scena nella monumentale chiesa di Piazza Morgagni che custodisce le spoglie mortali di Pellegrino Laziosi, protettore contro il cancro conosciuto in tutto il mondo. Grazie all’impegno di Padre Roger Cabillo, padre Javier Dominador e padre Arcelo Jumen, i tre Servi di Maria originari delle Filippine giunti a Forlì nel 2009, la basilica sta rivivendo una seconda giovinezza. Basta affacciarsi in chiesa tutti i mercoledì dell’anno, alle 17, per assistere a liturgie di guarigione partecipatissime, che coinvolgono gli infermi e i rispettivi familiari. Di settimana in settimana, il singolare rito richiama sempre più fedeli, grazie alle straordinarie capacità comunicative dei religiosi asiatici coordinati dal superiore padre Cabillo. Il programma dell’intensa festa patronale prevede celebrazioni eucaristiche alle 6.30, 8, 9, 10.30, 12, 16, 17, 18 e 19.

Alle 9 presiede padre Gottfreid Maria Wolff, priore generale dei Servi di Maria, mentre il pontificale solenne delle 10.30 è presieduto dal vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Lino Pizzi e animato dal coro San Filippo Neri, con la presenza delle autorità cittadine. Alle 15.00 recita del rosario, liturgia in onore di San Pellegrino e unzione con l’olio benedetto. Alle 16.00 presiede la messa il cancelliere vescovile don Paolo Giuliani, alle 17 il parroco dell’unità pastorale San Mercuriale e Santa Lucia, don Enrico Casadio, con il pellegrinaggio delle parrocchie del Centro storico, alle 18 il vicario generale emerito, monsignor Dino Zattini e alle 19 il vicario generale don Pietro Fabbri, con le associazioni, i gruppi e i movimenti ecclesiali forlivesi. Tradizione vuole che lo stesso Pellegrino, frate guaritore nato intorno al 1265 nel quartiere Campostrino, all’epoca fuori dalle mura cittadine, sia guarito miracolosamente da una cancrena al ginocchio. Era stato colpito dalla malattia per l’incredibile dedizione alla penitenza: pare, infatti, che non si sia seduto per trent’anni di fila. Il cerusico gli aveva prescritto l’amputazione.

La notte antecedente l’intervento, all’ex ghibellino impenitente si manifestò il Cristo crocifisso. Sogno o realtà non si sa: l’indomani era sparito tutto. Pellegrino divenne subito punto di riferimento dei malati oncologici, con guarigioni conclamate anche in età recente. I due miracoli che gli fruttarono l’altare occorsero a Città di Castello. Ma gli annali ricordano anche i due casi forlivesi del cieco che torna a vedere e della donna posseduta liberata dal demonio. La sua fama di taumaturgo ha da tempo raggiunto i cinque continenti. Oltre che nell’arcipelago asiatico delle Filippine, guarda caso terra d’origine dei tre frati che conducono la basilica servita di Forlì, il culto dell’unico forlivese salito sinora alla gloria degli altari è molto sentito anche in Polonia, Spagna, Irlanda, Francia, Brasile, Stati Uniti, Baviera, nel sud Tirolo (Pietralba) e nella vicina Austria.

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