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Cronaca

In uno scatto le storie dietro i luoghi abbandonati, i forlivesi appassionati di fotografia "Urbex"

Luoghi abbandonati raccontati con la macchina fotografica nel loro stato decadente da cui riemergono ancora frammenti di vita vissuta: è il genere Urbex (Urban exploration)

Ex fabbriche con i loro macchinari impolverati, ex alberghi con le loro stanze vuote, lussuose ville diroccate  con i loro arredi di pregio ancora intatti. Luoghi abbandonati raccontati con la macchina fotografica nel loro stato decadente da cui riemergono ancora frammenti di vita vissuta.  E’ il genere Urbex (Urban exploration) diffuso in Italia e nel mondo, che a Forlì ha trovato terreno fertile attraverso l’attività di diversi fotografi, amatoriali e professionisti.

Flavio Facibeni, professionista dell’obiettivo di Fiumana di Predappio, con le sue foto delle ex Gallerie Caproni è arrivato fino a Londra, alla Brick Lane Gallery, e in questi giorni è protagonista a Roma, insieme ad altri due fotografi del genere Urbex, della mostra “Frammenti di Italia abbandonata”  organizzata dall’associazione “Italia abbandonata”. Una rassegna dei più spettacolari ‘ex luoghi’ d’Italia promossa e ospitata dall’Università Luiss.

Forlivesi che si dedicano alle foto Urbex

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“Questa avventura – dice Facibeni - è nata nel 2014 con i luoghi abbandonati della Romagna. Da allora non mi sono mai fermato e ho toccato praticamente tutte le regioni del centro e nord Italia facendo più di 50mila km”. A muovere la passione dei fotografi Urbex non è solo la possibilità di realizzare scatti inediti e particolari ma anche la curiosità e l’emozione di scoprire nuove storie. “I luoghi che mi colpiscono di più sono le chiese e le ville abbandonate, possibilmente dove è rimasto qualcosa che può far rivivere la storia di chi ci ha vissuto. Sfogliare vecchie foto, ammirare oggetti di cento anni fa: questa è la parte più emozionante”.

Sul genere Urbex hanno costruito una community molto nutrita altri tre giovani forlivesi tutti trentenni e con professioni diverse che con la loro pagina Facebook “Tesori abbandonati” hanno messo assieme quasi 42mila follower.  Loro sono Nicola Frassineti, Marco Gatelli, Davide Ortolani e il bolognese Federico Limongelli.

“Ci conosciamo da tempo e condividiamo la passione della fotografia – dice Nicola – tre anni fa abbiamo deciso di creare “Tesori abbandonati” e da allora è stato un crescendo. Appena possiamo prendiamo la macchina fotografica e partiamo: l’Italia è piena di luoghi abbandonati che hanno ancora tanto da raccontare”. Si va dalle mete note (come la storica discoteca all’aperto “Woodpecker” di Milano Marittima che è anche nel logo di Tesori Abbandonati) a quelle conosciute solo da pochi e ancora intatte che sono le vere perle in cui ogni fotografo di questo genere spera di imbattersi.

“Ci piace l’aspetto storico e documentaristico ma anche quello legato alla vita delle persone perché questi luoghi parlano in primo luogo di chi ci ha vissuto o ci ha lavorato. Son posti, spesso chiusi di recente, che evocano nelle persone che li riconoscono ricordi e emozioni davvero coinvolgenti. Il genere ha un preciso codice etico, anche se non scritto, a cui bisogna attenersi, anche per evitare di mettersi nei guai come è facile immaginare. Ci sono regole per definire se un luogo è abbandonato, si rispetta la sua storia, si lascia tutto nello stesso modo in cui lo si è trovato e non si rivela mai al grande pubblico l’esatta ubicazione degli scatti".

Ripensando ai luoghi più incredibili che i giovani forlivesi hanno fotografato c’è un ex Grand Hotel con il suo sfarzo decadente e le sue tante stanze per i clienti che non ci sono più da anni, l’ex discoteca di Torino “L’ultimo Impero” (“che ci ha dato la notorietà maggiore”), una chiesa abbandonata con ancora tutti i paramenti e gli arredi intatti nelle colline romagnole e la casa dell’allenatore, nel Parmense, con al suo interno tutti gli oggetti e i cimeli a raccontare una vita sui campi da calcio. 

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