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Sicurezza, ecco i dati: oltre 4.500 denunce ogni 100mila abitanti. I numeri calano

Ma i dati non sembrano dare ragione a questo tipo di percezione. L'Istat nel rapporto 2014 sul benessere equo e sostenibile propone i dati relativi alle denunce per reati del 2012

Le cronache sembrano parlare chiaro: il territorio è sempre meno sicuro è i fatti degli ultimi giorni pare non mentano: aggressioni, furti a ripetizione, anche di giorno. Ma i dati non sembrano dare ragione a questo tipo di percezione. L'Istat nel rapporto 2014 sul benessere equo e sostenibile propone i dati relativi alle denunce per reati del 2012, riportati da L'Espresso. A livello nazionale solo il 55% degli intervistati, uscendo da solo al buio, si sente sicuro; nel 2011 era poco meno del 61%.

Sul territorio le denunce totali per reati, ogni 100 mila abitanti, nel 2012, sono  4.635, calate rispetto al 2011 con 4.715, ma cresciute dal 2010, quando si attestavano a 4.016.

I dati parlano, per la provincia di Forlì-Cesena, di un picco di denunce per furti nel 2011, 2.706 ogni 100mila abitanti, calate poi nel 2012 a 2.600 (nel 2010 erano poco più di 2mila). Sul territorio le denunce per rapine sono state 35 per 100mila abitanti, sempre nel 2012, mentre 53  (ogni 100mila abitanti) quelle per furti di autovetture. Il dato si fa più consistente parlando di furti in abitazioni: 534 denunce ogni 100mila abitanti. Per i furti in esercizi commerciali il dato è di 226.

Secondo i dati Istat  le famiglie più a rischio per i furti in abitazione sono al Nord, mentre i borseggi sono  più frequenti nel Nord-Ovest. Le rapine invece sarebbero più comuni al Sud, mentre Calabria, Campania, Sicilia e Puglia sono le Regioni nelle quali è più alto il tasso di omicidi.  Secondo gli esperti di Transcrime,  il Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dell’Università degli Studi di Trento, i furti in abitazione richiedono una preparazione notevole, non come il furtarello in un negozio, per cui è difficile associarli alla crisi e di conseguenza alla perdita del lavoro.  L'ipotesi più accreditata è che le organizzazioni criminali si dedichino sempre di più a questo tipo di reati.

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