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Cronaca

Storie di sofferenza alla riunione dei Giocatori Anonimi: "Così abbiamo rovinato le nostre vite"

“Ciao, sono Marta e sono una giocatrice compulsiva”. La platea a gran voce risponde “Ciao Marta”. È in piedi davanti a tanta gente, stringendo il microfono

“Ciao, sono Marta e sono una giocatrice compulsiva”. La platea a gran voce risponde “Ciao Marta”. È in piedi davanti a tanta gente, stringendo il microfono tra le mani e ha la voce bassa. La sala è piena di sedie e sono tutte occupate, circa una cinquantina di persone. Guardandosi intorno ci sono uomini e donne di età diverse e di etnie diverse. Si salutano tutti con un sorriso sincero e si vive una bella atmosfera che stride con le esperienze che verranno fuori. Forlitoday ha partecipato ad una riunione aperta dei “GA, giocatori anonimi”, un gruppo di mutuo aiuto per chi è caduto nel gorgo del gioco d'azzardo. Dichiararsi è la prima forma di terapia, prendere coscienza della proprio dipendenza. E la formula, anche nella piccola saletta di Villagrappa  dove i 'GA' si sono riuniti martedì sera è quella un po' resa buffa da film e tv. Ma qui non c'è finzione.

"Sono madre e  moglie, ma passavo ore lì seduta"

“Ero in un momento difficile, ma non più difficile di molti altri già vissuti – Marta fa un respiro lungo abbozza un sorriso - Era la solita scusa. La prima volta che mi sono trovata davanti ad una macchinetta è stato per puro caso, andavo al bar prendevo un caffè e il resto me lo giocavo. Passare dalla macchinetta del bar alle sale giochi è stato un attimo. Continuavo a pensare alle mie amiche in palestra, altre ai corsi di danza ed io lì seduta. Sapevo che il divertimento era altrove, ma io, niente, continuavo ad essere lì. Da sola. Seduta. Sono madre e moglie e credetemi di motivi per non passare ore davanti a quelle maledette macchinette ne avevo a bizzeffe, ma non ci riuscivo. Era più forte di me”. Altro grande respiro: “Avevo notato da tempo fuori dalla sala dove giocavo il volantino che avrei scoperto poi mi avrebbe salvato la vita. Hai problemi con il gioco? Chiama questo numero. Chiamai e da sola trovai la forza di iniziare questo percorso difficile che mi ha salvato la vita”.

Chi sono i "Giocatori Anonimi"

Il volantino era quello di 'GA, giocatori anonimi', di solito si vedono in via Curiel. Martedì sera, per la “sessione aperta” si è scelto un ambiente un poco più grande. Oggi la vita di Marta è migliore. Seguire il programma non è stato e non è tutt'ora facile, come scegliere di prendere consapevolezza e accettare questa malattia. “È grazie a questo gruppo che sento come una famiglia se oggi sto meglio”, conclude. Ed è solo una delle testimonianze di cosa succede qui, a Forlì, nei bar che siamo abituati a vedere tutti i giorni. L'epilogo di queste storie approdano in una saletta un po' fredda di novembre, ma resa calda dalle storie che si ascoltano in religioso silenzio.

Malattia è il termine che ricorre sempre nelle testimonianze di queste coraggiose persone che scelgono di alzarsi in piedi e metterci la faccia per raccontare le loro storie. “Il gioco compulsivo è una malattia”: a dirlo a gran voce è Giovanni un uomo alto che non dimostra tutti gli anni che ha e che non gioca da 5 anni e 2 mesi. Riprende: “E' una malattia dalla quale non si guarisce e l'unico modo che abbiamo per arrestarla e per vivere questa condizione è l'accettazione”. Giovanni, come tutti gli altri, è informato e sa di parlare anche davanti ad una giornalista. Questo però non gli fa indorare la pillola, evidentemente.

Un familiare: "Un duro colpo quando confessò"

Tra le tante testimonianze ascoltiamo anche quella di un familiare, molti di loro sono presenti in sala a dare man forte al proprio congiunto: “Mio figlio è un bravo ragazzo, era diventato da poco padre e aveva un buon lavoro. Non avevamo mai sospettato che lui giocasse d’azzardo finché un giorno è crollato e ha raccontato tutto. Scoprire che per tanto tempo ci aveva riempito di bugie e menzogne è stato un duro colpo. Ero disperato. Fortunatamente lui ha iniziato un percorso con i 'GA' e grazie a loro siamo venuti a conoscenza dell’esistenza  di Gam-Anon, associazione di familiari ed amici di giocatori compulsivi, che ci ha aiutato a sostenere nostro figlio e comprendere i motivi del suo comportamento”.

"Qui dentro una grande umanità"

Tra i tanti presenti ci sono anche l'assessore al Welfare Raoul Mosconi e professionisti del settore che prendono parola per appoggiare e sostenere il lavoro che sta facendo 'GA'. “Queste realtà aiutano a prendere finalmente coscienza di questo comportamento che spesso viene etichettato come un vizio ma che vizio non è - a prendere parola è lo psicologo Flavio Maraldi -  la dipendenza da gioco d’azzardo è da considerarsi una malattia che necessita di cure, di sostegno e di aiuto pari a qualsiasi altra problematica di dipendenza. Solo una buona alleanza tra i servizi e le realtà di supporto presenti sul territorio, possono far fronte ai bisogni di queste persone e a quelli delle loro famiglie”. “L'umanità che ho visto dentro a questi gruppi è difficile trovarla altrove – spiega Vittorio Foschini  del SERT  di Ravenna - sono persone che con tanta umiltà e tanto impegno mettono a disposizione le loro esperienze e testimonianze di vita per un concreto contributo all’accrescimento del benessere della collettività”.

"Il gioco ci piacerà sempre, ma lo domeremo"

Perché qui, nella saletta un po' freddina di Villagrappa, l’unico requisito per diventare membri è il desiderio di smettere di giocare. Non ci sono quote o tasse per poter partecipare, i gruppi sono autonomi e autofinanziati. Partecipano anche giocatori anonimi di altre città, dalle province di Ravenna e di Rimini. Ci sono anche gli alcolisti anonimi, perché fare gruppo fa sempre bene. A parlare martedì sera, però, sono solo i forlivesi: la serata è dedicata a loro. La filosofia che sta alla base di questo percorso si basa sui 12 passi degli alcolisti anonimi, attraverso i quali la persona riesce a comprendere ed accettare la sua condizione e torna libera imparando a gestire la sua quotidianità senza mai dimenticarsi il ruolo che la dipendenza, il gioco in questo caso, ha avuto nella sua vita. Riprende Franco: “A me il gioco piacerà sempre. La voglia di tornare a giocare sarà sempre dietro l’angolo e mi impegnerò a domarla”: appunto qui non ci sono finzioni come nei film, ma fardelli pesanti come macigni. Intanto Franco, però, è da 5 anni e 3 mesi che non gioca.

Per informazioni: 3345948509

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