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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Meldola

Meldola, nel Giorno del Ricordo il riconoscimento a Bruno Stipcevich, testimone della tragedia delle foibe

il sindaco Roberto Cavallucci e l'assessore alla Cultura Michele Drudi hanno consegnato al concittadino una pergamena in segno di stima e amicizia

In occasione del Giorno del Ricordo, istituito dalla Repubblica Italiana per conservare la memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, il sindaco di Meldola Roberto Cavallucci e l’assessore alla Cultura Michele Drudi hanno consegnato a Bruno Stipcevich una pergamena per riconoscerlo ufficialmente quale “testimone e custode della memoria” della tragedia delle foibe, dell’esodo dei dalmati, degli istriani e dei fiumani dalle loro terre durante e dopo la fine della seconda guerra mondiale. 

Un attestato di stima, affetto e amicizia e un ringraziamento per il suo contributo nel promuovere la conoscenza dell’esodo dei dalmati e nel custodire la memoria di avvenimenti tragici che hanno segnato la storia del Paese e dei paesi a noi vicini, con i quali oggi viviamo in pace e in buone relazioni. La storia di Bruno Stipcevich è una testimonianza emblematica dei drammatici avvenimenti che hanno riguardato il confine orientale e l’Alto Adriatico nel Novecento ed è stata raccolta qualche anno fa in un opuscolo intitolato “Per non dimenticare e per amore della verità”. 

Nato nel 1939 a Zara, città dalmata che fece parte del Regno d’Italia dal 1920 fino al 1947, e che a seguito della sconfitta militare italiana e del Trattato di pace di Parigi fu assegnata alla repubblica socialista di Jugoslavia, Stipcevich dovette lasciare insieme ai genitori la sua città il 20 ottobre 1957 per raggiungere Trieste, Udine e infine il campo profughi di Laterina, in Provincia di Arezzo. Questo periodo così difficile fu superato grazie a una zia che risiedeva a Meldola, dove Bruno si stabilì, ricostruendo la sua vita e la sua famiglia, a trovare lavoro e serenità, inserendosi attivamente nella vita cittadina, pur dovendo lottare e vincere numerosi ostacoli, dovuti anche all’insufficienza dei programmi di assistenza pur previsti dallo stato a favore dei profughi, che lo portarono quasi all’emigrazione in Svizzera.  

Evidenziare la spirale di violenza che ha portato all’esodo, prima e durante la seconda guerra mondiale, consente di commemorare tutte le vittime di quest’epoca drammatica - si legge nella nota inviarta dal sindaco - per lanciare un messaggio chiaro sul piano dei valori morali e civici, a favore della pace, contro ogni guerra di aggressione e qualsiasi forma di sopruso nei confronti della libertà dei popoli e degli esseri umani.

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