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Salute / Meldola

Il tumore che ha colpito Giovanni Allevi è il mieloma multiplo, l'Irst: "Rivoluzione copernicana nella ricerca"

L'APPROFONDIMENTO - Che cos'è il mieloma multiplo che ha colpito il compositore Giovanni Allevi? Approfondimento con il dottor Claudio Cerchione, oncoematologo dell’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori (Irst Irccs) di Meldola

"All’improvviso mi è crollato tutto". Era il 2022 quando il pianista e compositore Giovanni Allevi aveva comunicato via social di "avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa". Una diagnosi che ha definito "pesantissima". La malattia, un tumore del sangue, lo ha costretto a sospendere i suoi impegni lavorativi per iniziare un lungo periodo di cure. Dopo due anni di assenza dalle scene, mercoledì scorso è tornato a esibirsi sul palco di Sanremo, in occasione della 74esima edizione del Festival, come "testimonial della sua battaglia, e portavoce di chi si trova nella sua situazione". 

IL MONOLOGO DI GIOVANNI ALLEVI - Le lacrime, le parole di speranza

"Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39, per un anno consecutivo, ha confessato Allevi durante il suo monologo. "Ho perso molto - ha aggiunto -: il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze. Ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni". Un'esperienza che l'ha portato a capire che "i numeri non contano, perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito. E poi il dono della  "gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze dell’ospedale. Il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto e se ci sono le nuvolette è ancora più bello".

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"Un altro dono - ha rimarcato - è la gratitudine per la competenza dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlarvi. La riconoscenza per il sostegno che ricevo dalla mia famiglia, per la forza che ricevo dagli altri pazienti. Li chiamo guerrieri, e lo sono anche i loro familiari e i genitori dei piccoli guerrieri. I veri guerrieri sono i genitori dei piccoli pazienti". Ma che cos'è il mieloma multiplo che ha colpito Allevi? "E' un tumore del sangue dovuto alla crescita incontrollata delle plasmacellule, cellule del sistema immunitario responsabili della produzione degli anticorpi - spiega il dottor Claudio Cerchione, oncoematologo dell’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori (Irst Irccs) di Meldola, e tra i maggiori esperti nella clinica e nella ricerca del mieloma multiplo -. Le plasmacellule tumorali appartengono a un solo clone, e quindi producono un solo tipo di anticorpo ma in grandissime quantità, la cosiddetta componente monoclonale". 

Come si manifesta?
"In genere i primi sintomi di malattia sono legati ai criteri CRAB (che significa granchio in inglese), dove la C sta per ipercalcemia, la R per insufficienza renale, la A anemia, e la B per bone – osso. I sintomi sono pertanto il dolore osseo, localizzato ed a volte accompagnato da fratture spontanee, e l’astenia, a volte di grado severo, correlata all’anemia".

La fascia d’età più colpita?
"Occorrerebbe un registro nazionale di questa patologia perché i numeri sono molto probabilmente sottostimati, l’ideale sarebbe un registro dinamico, che aiuti anche a valutare il passaporto molecolare dei pazienti, così da potere ottenere cure sempre più personalizzate. Secondo i dati diffusi dall'Airc, le stime nazionali parlano di poco più di 2.700 nuovi casi di mieloma ogni anno tra le donne e circa 3.000 tra gli uomini. La malattia colpisce prevalentemente le persone anziane: il 38 per cento delle diagnosi riguarda persone di età superiore ai 70 anni e solo il 2 per cento individui al di sotto dei 40 anni. Proprio i dati nel paziente giovane sono particolarmente sottostimati, e il 40enne con mieloma multiplo, che una volta era rarissimo, oggi è meno raro. Il motivo è che oggi conosciamo meglio questa patologia, c’è una maggiore attenzione ai segnali e riusciamo a individuarla anche nelle persone giovani".

Gruppo Mieloma IRST Claudio Cerchione-2-2

Le cure

Quali sono le cure?
"La ricerca in questa patologia ha compiuto passi da giganti nell’ultimo decennio, e quella in atto può essere definita una rivoluzione copernicana in questa patologia. Nonostante la malattia rimanga tecnicamente curabile ma non guaribile, oggi è cronicizzabile".

Può approfondire questo concetto?
"La “cronicizzazione” non deve sembrare qualcosa di negativo, ma costituisce la conquista di aver reso controllabile con trattamenti privi di chemioterapia quella che era una patologia prima letale. Per i pazienti che ricevono una diagnosi di mieloma multiplo sintomatico la terapia diviene sempre più personalizzata: il daratumumab, anticorpo monoclonale anti-CD38 è il punto fermo dei trattamenti sia per il paziente eleggibile che non eleggibile al trapianto autologo di midollo osseo (l’eleggibilità è data non soltanto dall’età ma anche dalle comorbidità e condizioni del paziente). Per il paziente eleggibile a trapianto vi è una terapia di 4-6 cicli di induzione, seguiti dalla chemioterapia di condizionamento ed il successivo singolo o doppio trapianto autologo, a seconda del “rischio”, successivo consolidamento e a seguire mantenimento con lenalidomide, un farmaco immunomodulante. I pazienti non eleggibili effettuano una terapia in cui al daratumumab si affianca fin da subito la lenalidomide, per una terapia fino a progressione o tossicità inaccettabile, che offre anche nel paziente molto anziano e fragile dei risultati sensazionali e neanche lontanamente immaginati fino a qualche anno fa".

Il futuro delle cure

Quali sono gli obiettivi futuri?
"L’obiettivo diventa sempre più ambizioso, caratterizzare la biologia della malattia, con cure sempre più personalizzate che permettano di ottimizzare i farmaci e le combinazioni disponibili, e la risposta profonda con ottenimento della MRD (malattia minima residua) negatività. Anche per i pazienti che non rispondono o perdono la risposta, refrattarietà o recidiva, a questi trattamenti oggi vi sono farmaci innovativi che offrono tassi di efficacia notevoli a fronte di un’ottima tollerabilità: lo stesso daratumumab in combinazioni innovative come quella con la pomalidomide, un nuovo immunomodulante, anticorpi anti-CD38 di nuova generazione come isatuximab, in combinazione con carfilzomib o pomalidomide, fino agli anticorpi bispecifici, attivi contro il doppio target BCMA e CD3, tra cui segnaliamo teclistamab ed elranatamab che mostrano dati senza precedenti, che ne hanno favorito l’avvio di protocolli di ricerca anche in linee precedenti".

Novità per quanto riguarda i farmaci?
"Stanno arrivando anche in Italia farmaci con meccanismi d’azione innovativi come il Selinexor, inibitore di XPO1, che ha mostrato dati molto interessanti nello studio BOSTON di combinazione con il bortezomib, ed il melflufen, un chemioterapico di nuova generazione per i pazienti refrattari all’immunoterapia. Il Belantamab mafodotin, un anticorpo farmaco-coniugato attivo contro BCMA, in combinazione al bortezomib ha mostrato nello studio DREAMM7, a cui l’Irst di Meldola ha contribuito in modo notevole, dati senza precedenti anche in pazienti molto ostici. Non dimentichiamo le CAR-T, al momento non disponibili nel nostro paese per questa specifica patologia, e con dati molto incoraggianti sebbene al momento in pazienti che hanno fallito le terapie convenzionali: sono in corso studi che ne stanno esplorando il posizionamento nelle linee di terapia precedenti e le stanno confrontando anche con il trapianto autologo".

Tempestiche circa la durata delle terapie?
"L’altra rivoluzione è stata il passaggio da terapie “a durata” a terapie “continuative”: si è visto che occorre un controllo continuo di malattia, e perciò tutti i protocolli a disposizione oggi si basano su terapie che si riducono in intensità ma non terminano, a meno di progressione o tossicità inaccettabili".

Prevenzione e ricerca

Cosa occorre fare in termini di prevenzione?
"Il nuovo obiettivo che ci poniamo è riuscire a prevenire il mieloma, individuando gli stati pre-neoplastici prima che gli stessi diano sintomi: diagnosticare la gammopatia monoclonale e il mieloma smoldering, due malattie che ci dicono che il clone di plasmacellule tumorali è già presente, ma il paziente è privo di segni e sintomi. Quando individuiamo queste forme pre-tumorali teniamo il paziente sotto attenta osservazione, stando pronti a intervenire precocemente, con la cura più adatta nel momento giusto, prima dell’evoluzione in mieloma sintomatico. La diagnostica avanzata e l’intervento precoce nel Mieloma Smoldering ad alto rischio è quello che è possibile all’interno di protocolli di ricerca in istituti di eccellenza come l’Irst Irccs “Dino Amadori” di Meldola".

L’Irst Irccs di Meldola è un’eccellenza nazionale per la ricerca...
"In primis dobbiamo sottolineare che in Irst abbiamo un team specialistico che si occupa soltanto di mieloma multiplo e delle altre discrasie plasmacellulari, per offrire ai pazienti non soltanto il miglior trattamento disponibile ma un percorso sempre più personalizzato, seguito da esperti ultra-specializzati. Oltre al sottoscritto, il gruppo che si occupa di Mieloma Multiplo in Irst è composto da Delia Cangini, Michela Ceccolini, Davide Nappi e Sonia Ronconi. Il gruppo opera all’interno della Divisione di Ematologia e trapianto di midollo osseo diretta da Gerardo Musuraca, sotto la Direzione Scientifica del professor Giovanni Martinelli. Fondamentale l’apporto che ci offrono ogni giorno i nostri Study Coordinators Fabiana Mammoli, Eugenio Martire e Michela Freschi, che lavorano al nostro fianco nella gestione dei numerosi protocolli di ricerca e progetti in questa patologia. Abbiamo a disposizione anche un team multidisciplinare composto da infermieri specialist, radiologi, medici nucleari, cardio-oncologi, radioterapisti, biostatistici e i suddetti study coordinators".

La lotta contro il mieloma

Quali sono le novità nella lotta contro il mieloma?
"Per quanto riguarda i trattamenti, abbiamo a disposizione molti protocolli di ricerca di fase 1, 2 e 3, che esplorano l’efficacia e la tollerabilità di molte terapie di nuova generazione, che si basano su terapie cellulari di nuova generazione, dagli anticorpi bispecifici, esplorati anche in nuove combinazioni che stanno mostrando dati senza precedenti nel paziente recidivato-refrattario, ai nuovi farmaci immunomodulanti come mezigdomide ed iberdomide, anche questi in combinazioni innovative, alle nuova combinazione di selinexor con pomalidomide. Ci stiamo inoltre concentrando sulla diagnostica avanzata della malattia, dallo studio dei biomarcatori del mieloma, cioè sui profili molecolari della patologia, grazie a Matteo Marchesini - responsabile del nostro Myeloma Lab - fino all’imaging di nuova generazione, con la combinazione della PET-TC e della Whole Body RMN, grazie ad Alice Rossi che coordina questo ambizioso progetto che mira a potenziare la diagnostica radiologica sia del mieloma che di MGUS e Smoldering e del quale abbiamo presentato i dati preliminari al congresso internazionale del mieloma multiplo. Il mieloma è una patologia molto eterogenea: il nostro obiettivo è caratterizzare al meglio la patologia a 360’, così da poter arrivare a cure sempre più personalizzate".

Si arriverà un giorno alla cura del mieloma?
"Avere a disposizione delle cure che ci permettono di trattare anche il paziente molto anziano e fragile è sicuramente una conquista che appariva un lontano sogno fino a pochi anni fa. Il prossimo passo sarà sfruttare le conoscenze biologiche per cure sempre più mirate. L’augurio più bello che possiamo fare ai nostri pazienti ed alle loro famiglie è proprio che, grazie ai continui e fruttuosi progressi della ricerca, in un futuro non troppo lontano potremo definitivamente eradicare il mieloma multiplo, e la guarigione non sembra più troppo lontana".
 

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