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Cronaca

I Cappuccini lasciano Forlì dopo 500 anni: "Costretti alla resa"

L'ultimo capitolo dell'incresciosa vicenda della partenza dei Frati Cappuccini da Forlì dopo 500 anni, è stato scritto il 5 luglio 2011, nei locali del convento francescano di via Ravegnana, e parla di rassegnazione

 

“E’ stato tempo perso. Tutto era già deciso dal 27 aprile”. I tanti volti tirati all’uscita dall’incontro con il superiore dei Minori Cappuccini dell’Emilia-Romagna, padre Matteo Ghisini, tenutosi martedì scorso, nei locali parrocchiali di Santa Maria del Fiore, parlavano chiaro: “Addio ai Frati”. Dopo mezzo millennio, gli amati Cappuccini se ne andranno definitivamente da Forlì nel settembre 2012. 
 
Anche se, già entro quest’anno, la fraternità forlivese si ridurrà a padre Vittorio Ottaviani e a padre Aurelio Capodilista, con il più giovane del gruppo, padre Maurizio Marini, che farà armi e bagagli alla volta del convento di Cesena, sopravvissuto (per ora) alla chiusura. Il senso di impotenza delle trenta persone intervenute alla riunione con il Provinciale, in rappresentanza dei vari gruppi della comunità parrocchiale di Santa Maria del Fiore, era palpabile. “Di sicuro – scrive Mastro Ralf nello specifico gruppo di discussione sorto su “Facebook” - nello Zanichelli 2011, alla voce dialogo, non troveremo citati come esempi il padre provinciale e il Capitolo dei frati”. E’ stata una serata irreale, inverosimile, senza sostanza. 
 
“Il provinciale – denuncia Michela Bendandi - non ha dato una risposta che è una ai tanti interrogativi sollevati”. Dai rappresentanti della Gioventù Francescana-Gifra a quelli del Gruppo di Preghiera “Padre Pio”, dai volontari della Mensa dei poveri “San Francesco” agli aderenti al Terz’ordine francescano, la percezione finale è univoca: “Ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano”. 
 
Che ne sarà delle tante opere e attività avviate a Santa Maria del Fiore, tutte ancorate alla spiritualità e al carisma francescano? Sui motivi del provvedimento di chiusura del convento cappuccino di Forlì, padre Ghisini si è limitato a rinviare al comunicato ufficiale diffuso un paio di domeniche fa in chiesa: “Tutto sta nel vertiginoso calo numerico dei frati emiliano-romagnoli: da 268 che eravamo nel 1993, ci siamo ridotti a 175”. 
 
Per non parlare dell’età media: poco meno del 50% ha più di 70 anni. “Se la comunità – ha continuato il superiore – non genera vocazioni religiose, siamo sconfitti. Perché non c’è più nessuno nelle nostre comunità che voglia scegliere la vita religiosa?”. “Per farla breve – commenta Michela Bendandi - sono decenni che Forlì non produce frati, ergo è responsabilità anche nostra se i Cappuccini lasciano la città dopo cinque secoli”. 
 
Il grande smarrimento che ha avvolto i presenti, è stato acuito dal fatto che questo frate vignolese appena quarantenne, che il 27 aprile scorso ha assunto un ruolo apparso ai partecipanti all’incontro più grande di lui, ha lasciato incertezze anche per il futuro. “Se è vero che i frati sono così bravi come voi dite – ha dichiarato senza mezzi termini - diamogli fiducia anche sulle decisioni che hanno preso tramite il Capitolo”. 
 
“Si è limitato – conclude la Bendandi – a passare la palla direttamente al nostro vescovo. E’ vero che monsignor Lino Pizzi sta riorganizzando le unità pastorali del centro storico, ma non immaginiamo proprio come potrà colmare il grande vuoto lasciato dalla partenza dei frati”. Da martedì 5 luglio, su Santa Maria del Fiore di Forlì parrocchia cappuccina, sono veramente scesi i titoli di coda di un bel film durato 500 anni. 
 
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