rotate-mobile
Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Il 25 agosto di 74 anni fa la morte cadde dal cielo

Venerdì 25 agosto 1944: su Forlì va in scena un altro tragico bombardamento, il secondo per entità di morti e feriti dopo quello del 19 maggio, che aveva mietuto 140 morti e circa 250 feriti

Venerdì 25 agosto 1944: su Forlì va in scena un altro tragico bombardamento, il secondo per entità di morti e feriti dopo quello del 19 maggio, che aveva mietuto 140 morti e circa 250 feriti. Appena 3 mesi dopo l’altro venerdì di sangue, le prime fortezze alleate, pilotate da aviatori sudafricani, apparvero nel cielo alle 9.16. Provenivano da sud nell’ambito dell’Operazione “Olive”, dal nome del generale statunitense Oliver Leese, che l’aveva congegnata per prendere Rimini e sfondare la Linea Gotica, il sistema fortificato posto lungo l'Appennino dalla Wermacht.

Seppur in forme ridotte e con poca merce sui banchi, il mercato ambulante in piazza Saffi non aveva mai cessato di operare, neppure durante la guerra: fu uno dei motivi della strage. Le sirene suonarono in tempo, ma era troppa la gente dispiegata nelle vie del centro. La città fu letteralmente colpita al cuore: in piazza Saffi subirono danni il Palazzo delle Poste e la stessa basilica di San Mercuriale. Alla fine si contarono 75 civili e 9 militari morti (di cui 3 tedeschi), oltre ad alcune centinaia di feriti. I più anziani ricordano bene la devastazione conseguente al bombardamento: il popolare don Pippo, al secolo monsignor Giuseppe Prati, da 5 mesi parroco della millenaria abbazia, trascorse l’intera giornata a raccattare brandelli di carne umana sui muri e sul selciato della piazza, per poi dare loro pietosa sepoltura in una fossa comune allestita al Cimitero monumentale.

Scrive Antonio Mambelli nei suoi Diari: “Quattro formazioni di 23 bombardieri hanno sganciato a più riprese sulla città, specie sul centro, con il risultato di numerosi morti e di rovine immani; altre bombe a scoppio ritardato riserveranno più tardi i loro funesti effetti”. Il primo lancio fece a pezzi la barriera daziaria di San Pietro e tutte le case adiacenti, il secondo infierì sulla fabbrica di feltri “Bonavita” posta nell’attuale piazza Guido da Montefeltro. Una bomba caduta in via Delle Torri colpisce in pieno il Palazzo dell’Amministrazione provinciale, disintegrando gli affreschi del Samoggia, di Annibale Gatti e di Pompeo Randi. Colpito anche il Palazzo degli Uffici Statali, con il crollo di muri interni e ampi squarci alla facciata.

“La tragedia più grave – annota il cronista - si è avuta sul sagrato di San Mercuriale e di fronte al campanile, ove si è ripetuto il ‘sanguinoso mucchio’ di dantesca memoria”. Fatalità volle che molti si fossero rifugiati nell’intercapedine fra la chiesa e la torre campanaria e che una bomba sia caduta proprio lì, facendo scempio. In via Bonatti 9, dietro al Palazzo delle Poste e Telegrafi inaugurato il 28 ottobre 1932, appare un edificio con la facciata ancora crivellata di schegge: è un monito attualissimo di quella tragedia. Biancarosa Ciani, titolare del Bar Roma operante al piano terra dell’immobile sin dal 1939, sopravvisse miracolosamente alla tragedia. Era nata da pochi mesi e non si può certo ricordare, però della tragedia ne hanno sempre parlato in casa, anche perché quel giorno morì la sorella. Al primo lancio di bombe, i coniugi Dina Turci e Mario Ciani si precipitarono fuori dal locale. Il gesto, impulsivo e dettato dalla paura, costò caro alla figlia Carla: pochi secondi e una nuova bomba cadde proprio davanti al caffè, annientando la bambina. Biancarosa era in braccio alla madre: lo spostamento d’aria generato dall’ordigno scaraventò entrambe all’interno del locale, ma si salvarono. Dopo la tragedia, la famiglia sfollò a Fiumana. Quando ritornò, alcuni mesi dopo, il bar era stato depredato di tutto.

BarRoma-facciata.crivellata-2-2

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il 25 agosto di 74 anni fa la morte cadde dal cielo

ForlìToday è in caricamento