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Cronaca

Il vescovo: "La speranza è davanti a noi. Maria ci accompagni nella ripartenza"

In occasione della solennità della Madonna del Lago, patrona di Bertinoro, il vescovo Corazza ha celebrato la Messa “senza popolo” dal santuario mariano posto ai piedi del Balcone di Romagna, ultima tappa della Via della Speranza in vista della ripartenza dalla pandemia

Ha il profilo della Madonna del Lago, patrona di Bertinoro, l’ultima tappa della Via della Speranza, il percorso spirituale proposto dal vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Livio Corazza in vista della ripartenza dalla pandemia di Coronavirus. Dal malinconico scenario del santuario bertinorese “senza popolo”, il pastore d’anime ha celebrato la Messa, trasmessa sui “social” della Pastorale Giovanile, assistito dal vicario della zona pastorale Bertinoro-Forlimpopoli, don Emanuele Lorusso.

"La via della speranza": ultima tappa alla Madonna del Lago, patrona di Bertinoro

"E’ una festa della Madonna del Lago abbastanza inedita, la prima senza don Elvezio Pagliacci - ricorda il sindaco Gabriele Fratto nel suo breve saluto - abbiamo vissuto e stiamo vivendo momenti difficili, ma credo che sapremo ritrovarci e stare insieme”. Nell’incipit dell’omelia, il vescovo, ricorda i precedenti passi della “Via della speranza”, iniziata il 19 aprile scorso a Forlì con la breve “peregrinatio” dell’immagine della Madonna del Fuoco, con cui ha benedetto Forlì e i forlivesi dal sagrato di San Mercuriale.

"Il secondo passo è stato con Benedetta, pregando per i medici e per tutti gli assistenti dei malati; il terzo lo abbiamo compiuto con i rappresentanti delle altre religioni, in piazza Saffi, uniti nel dialogo e nella preghiera per l’Italia, alla vigilia del 25 aprile. Il quarto passo è stato assieme ad Annalena, amica dei poveri, a ricordarci che dalla pandemia ne usciremo vincitori solo se ne veniamo fuori tutti insieme, poveri del mondo compresi”. Giunto alla quinta tappa con Madre Clelia Merloni, il celebrante ha riservato particolare attenzione al mondo della scuola, forse il più colpito dalla pandemia: “Da fine febbraio le scuole sono chiuse, anche se grazie alla volontà e alla determinazione di insegnanti ed alunni, sostenuti dalle famiglie e dalle direzioni scolastiche, non si è perso tempo. Anche le scuole paritarie cattoliche hanno profuso enormi energie, nonostante una qualche dimenticanza pubblica”.

Il sesto “step”, relativo al mondo del lavoro, ha visto l’invocazione di San Giuseppe per una rapida ripresa, alla vigilia del 1° maggio. Il settimo passo è stato con Pellegrino Laziosi, santo forlivese del secondo millennio, patrono degli ammalati, “di fronte al quale abbiamo rivolto una accorata supplica per tutti loro, non soltanto quelli colpiti dal coronavirus. Non dimentichiamo che la gente soffre e muore anche per altre malattie”.

Il presule friulano si è quindi rivolto alla Madre di Cristo: “Ha ancora qualcosa da dirci Maria? Certamente sì e ci manifesta almeno tre parole”. La prima è appunto Maria, menzionata negli Atti degli Apostoli un’unica volta, nel cenacolo, in cui si dimostra madre e donna: “Maria ha saputo mantenere unita la famiglia e la Chiesa”. Maria capisce la missione degli Apostoli, avverte anche lei il rischio che facciano la stessa fine di Gesù, ma resta con loro, prega con loro, rimane fedele al mandato del Figlio: “Andate in tutto il mondo e annunciate il mio vangelo”. La seconda parola dettaci dalla Madre di Cristo è la donna. E la donna è Maria.

“In questi giorni un gruppo di scienziate ha scritto un manifesto, spiegando che non è per niente giusto discriminare le donne fra gli scienziati chiamati nei comitati nazionali. Non c’è nessuna donna. È un esempio. Noi, come Chiesa, non brilliamo per coerenza. Ma certo fa pensare quanto la donna, in tutti gli ambienti, sia discriminata. La donna invece può essere, anzi è, proprio come lo è stata Maria, un segno di speranza”. L’ultima delle tre parole è ascoltare la Parola. “In questi tempi di pandemia, quando la distanza sociale (da un punto di vista fisico) era l’unico modo per difendersi e ci siamo chiusi in casa, privati dei sacramenti e della vita di comunità, abbiamo riscoperto –  almeno spero – l’importanza della Parola di Dio, che è presenza di Dio”.

Il Vangelo aperto, come le braccia del crocifisso aperto a ricordo del dono della vita di Gesù, ci annuncia che il Signore continua a parlarci, ancora oggi. Le chiese sono aperte, ma anche la Bibbia è aperta nelle nostre case. “La parola del Signore ci unisce e ci rende più buoni, coraggiosi e sereni. Qualità tutte di cui oggi abbiamo bisogno per ricominciare”. Al termine, il vescovo annuncia nuove tappe di spiritualità: “La speranza non è arrivata al capolinea. La speranza è davanti a noi. Ci accompagni nella ripartenza che inizierà lunedì per tanti e per tutti, da qui, dalla Parola del Signore, assieme a Maria donna della speranza”.

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