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Cronaca

No inceneritore, riparte la battaglia: il paradosso dei rifiuti di Ravenna smaltiti a Forlì

Gli ambientalisti del Tavolo delle Associazioni Ambientaliste di Forlì e il Forum "No inceneritori", infatti, non si rassegnano e già affilano le armi per le prossime verifiche

Non termina qui la battaglia sul Piano Regionale dei Rifiuti, nonostante il piano sia stato approvato in via definitiva appena una settimana fa in consiglio regionale. Gli ambientalisti del Tavolo delle Associazioni Ambientaliste di Forlì (TAAF) e il Forum “No inceneritori”, infatti, non si rassegnano e già affilano le armi per le prossime verifiche. “In Emilia Romagna sono ormai più di una trentina di Comuni passati alla raccolta porta a porta, erano una manciata una decina di anni fa. Poco alla volta le cose cambiano e noi sappiamo che vinceremo questa guerra, vorremmo però che chi prende le decisioni politiche se ne accorgesse e accelerasse i tempi”, spiega Natale Belosi, “papà” della legge regionale di iniziativa popolare sull'economia circolare.

E i tempi saranno lunghi, ma gli ambientalisti non si scoraggiano. Sempre Belosi: “Per la verifica del 2017 noi siamo già pronti per un piano migliore. Le multiutility, sconfitte sulla legge, hanno avuto rivalsa sul Piano dei Rifiuti e la politica si è accodata”. E sebbene il presidente della Regione Bonaccini abbia definito questo piano come il più avanzato tra le Regioni italiane, il TAAF e il Forum No Inceneritori contestano i presupposti stessi del piano che “è in netto contrasto con la legge sull'economia circolare”. Sempre Belosi: “Il problema e che il piano è stato fatto partire prima della legge, ed è stato approvato con la scusa che l'Europa ci chiede di fare in fretta. Ma da settembre, quando è stata approvata la legge sull'economia circolare, c'era tutto il tempo per modificare il piano dei rifiuti”.

TRADITA L' “ECONOMIA CIRCOLARE” - La legge 16 per la transizione ad un'economia “circolare” pone come criterio di efficienza nella gestione dei rifiuti l'obiettivo di una produzione massima di 150 chili pro capite di rifiuto annuo non inviato a riciclaggio. Tuttavia per Belosi “tale criterio non è preso a fondamento del piano, né per l'elaborazione dei dati che costituiscono la base delle scelte strategiche, né per le scelte impiantistiche, subordinandole all'incenerimento”. In sostanza “il criterio della legge è di ridurre il più possibile il rifiuto nno riciclato e recuperare tutto il resto. Nel Piano rifiuti, invece, si lavora su obiettivi tradizionali, per esempio la percentuale di raccolta differenziata. Magari si raggiungerà anche il 73 percento di differenziata, ma non si raggiunge l'obiettivo della riduzione dei rifiuti. Si rimane nel secolo scorso, se non si passa dal concetto di recupero di energia al recupero di materia. Già oggi ci sono sistemi che permettono di recuperare un 50 percento dei rifiuti residuali, invece viene mandato tutto all'incenerimento secondo il piano. Noi chiediamo lo sviluppo di impianti per recuperare anche la parte residuale indifferenziata, questo farebbe spegnere tutti gli inceneritori in regione”.

Il PARADOSSO DEI RIFIUTI DI RAVENNA - Il paradosso, infine, è che dal Piano non è chiaro che fine fanno gli inceneritori che vengono chiusi (Ravenna e Piacenza). Sempre Belosi: “La chiusura è valida solo per i rifiuti urbani o per tutti i rifiuti, compresi gli speciali? Ad esempio a Ravenna potrebbero lasciare aperta la struttura per smaltire i rifiuti speciali, e poi portare gli urbani a Forlì, aumentando l'inquinamento con un via vai di camion sulla Ravegnana. Intanto il grande afflusso di rifiuti a Forlì impedirebbe l'obiettivo della progressiva riduzione di portata dell'inceneritore forlivese, mentre a Ravenna resterebbe l'inceneritore funzionante”.

L'APPELLO DELLE MAMME ANTI-INCENERITORI - Circa una settimana fa sulla pagina Facebook del Presidente della Regione Emilia-Romagna una mamma di Forlì ha posto una domanda: “Ci dica lei Presidente...con dei dati aggiornati quanto incidono ben 2 inceneritori sulla qualità dell'aria di Forlì e della zona di Coriano dove ci sono 2 asili nido...4 scuole materne...2 scuole elementari e 2 scuole medie che distano 1 km dai 2 impianti. con che coraggio si può mettere a rischio la tutela di tutti quei bambini e della popolazione....io da madre sono terrorizzata glielo confesso...”. Stefano Bonaccini ha prontamente risposto: “ Incidenza dei termovalorizzatori su inquinamento atmosferico è meno dell'1% del totale. Vuole sapere quanto incidono i gas di carico delle automobili? Vuole sapere quanto incide il riscaldamento delle abitazioni private e delle imprese? Perché se vogliamo fare una discussione seria bisognerebbe essere documentati su cosa si discute. Noi abbiamo approvato un piano regionale che è il più avanzato in Italia. Se lei ne conosce uno più ambizioso (e che garantisca autosufficienza regionale) me lo segnali. Grazie all'aumento al 73% della raccolta differenziata nel 2020 e del riciclo al 70% ci permetteremo di chiudere più o meno tutte le discariche (che inquinano più dei termovalorizzatori) e cominceremo a spegnere anche qualche inceneritore. Buona serata”.

Tuttavia le mamme del Forum No Inceneritori di Forlì, replicano al presidente Bonaccini e gli chiedono un confronto pubblico sul tema: “Siamo rimaste molto sorprese e fortemente amareggiate dalla risposta da Lei data ad una mamma preoccupata per la salute dei suoi figli e di una intera comunità scolastica situata entro 1 Km dagli inceneritori di Forlì. Bonaccini cita dei dati senza dire a cosa si riferiscono. Siamo curiose di sapere se i rilievi, i monitoraggi, i campionamenti a cui si appella siano stati eseguiti vicino agli inceneritori o in collina o in riva al mare, e fa riferimento solo all’inquinamento atmosferico, quando è noto che i metalli pesanti, le diossine e altre molecole pesanti ricadono al suolo ed inquinano il terreno e le matrici alimentari. Dichiara che l’inquinamento prodotto dagli inceneritori è pressoché inesistente ma le conclusioni dello studio Moniter, che la stessa Regione Emilia-Romagna pubblica, denunciano che “l’esposizione alle emissioni degli inceneritori di rifiuti urbani è associato ad un aumento di rischio di aborti spontanei. Inoltre, nello studio condotto a Forlì e pubblicato nel 2011 su Environmental Health si legge che nel complesso si stima che nella popolazione femminile entro 3,5 Km dagli inceneritori di Forlì dal 1990 al 2003 si siano osservati 116 decessi oltre l’atteso di cui 70 per cancro”. Ed infine: “Presidente non le sembra che solo questi dati debbano preoccupare le mamme dei bambini di 2 asili, 4 scuole materne 2 elementari e 2 medie site entro 1 Km dai 2-inceneritori-2 di Forlì? Per questo riteniamo che un confronto pubblico, libero da preconcetti, debba essere svolto con la sua partecipazione. La aspettiamo quindi a Forlì per un confronto pubblico sul tema”.

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