rotate-mobile
Cronaca

I primi 100 giorni di Zattini: "La Brexit è un'opportunità per l'aeroporto. Alea? Più attenzione alle imprese"

I primi “cento giorni” in un'esperienza politica di solito segnano la fine dell'insediamento e l'entrata nel vivo e pienamente operativa sui temi amministrativi

I primi “cento giorni” in un'esperienza politica amministrativa segnano la fine dell'insediamento e l'entrata nel vivo e pienamente operativa sui temi della città. Uno sforzo che per Gian Luca Zattini, il primo sindaco di centro-destra di Forlì degli ultimi 50 anni, è per forza di cose più complesso. Come sta lavorando la nuova maggioranza in Comune? Con quali obiettivi e quali difficoltà? Ne abbiamo parlato col sindaco stesso, al primo "tagliando" della sua amministrazione, quello dei primi cento giorni.

Sindaco, è finito il rodaggio. Si entra nel vivo?
"Non si finisce mai di apprendere, soprattutto in una città grande e che per la prima volta cambia amministrazione. Non abbiamo una storia amministrativa precedente, ma la prima cosa che deve fare un sindaco è aprire tutti i giorni il Comune, non ci si ferma mai. Non mi appassiono però sulla rapidità degli interventi. Ci sono le fasi emergenziali e le fasi in cui si devono trovare equilibri e modi di rapportarsi con la città, che siano rispettosi di una storia".

Come ha trovato la macchina comunale? La sostiene?
"Non mi appartiene per niente l'idea di suddividere i dipendenti in 'E' dei miei, non è dei miei'. E' una macchina di grandi dimensioni, con le difficoltà relative, ma che si è subito messa al passo con le indicazioni date. Ci sono percorsi ancora da individuare, abbiamo scelto un nuovo segretario e direttore generale nella stessa persona, che è in carica da una settimana: sarà la figura cardine del riordino della macchina comunale. Nelle prossime settimane faremo il punto su come ha trovato gli uffici e la loro operatività. A lui ho dato solo un obiettivo: rendere più semplice la vita a imprese e cittadini”.

Qual è la situazione delle casse comunali?
“Non ho dubbi che non ci siano problemi. Ci saranno cambiamenti nel bilancio in base ad obiettivi e priorità mutate. Il 2019 è un anno in cui lavoriamo su bilanci e indicazioni che ci vengono dal passato, le vere novità arriveranno nel primo bilancio che sarà frutto di questa amministrazione”.

VIDEO /1 - "La nostra discontinuità è l'ascolto della città. Drei, lo sento spesso"
VIDEO /2 - "Inceneritore? Forlì deve avere una ricaduta sulla salute"
VIDEO /3 - "Centro, l'errore grosso è stato far concentrare qui gli stranieri"

Sono state fatte in questo periodo molte presentazioni di progetti che arrivavano dal passato. Non avete espresso una 'furia ideologica' di azzerare tutto...
“Il primo impegno che mi sono preso è stato quello di tranquillizzare la città. In molti si chiedono 'Ora cosa succede?'. Succede solo che si amministra meglio di prima, punto. Non ci sono voglie giacobine di tagli di teste e radicali trasformazioni, non butto mai via il bambino con l'acqua sporca. Ovviamente cambieranno certe situazioni, ma in un'ottica di conservare cosa c'è di buono. Quello che mi dispiace è che ci siano progetti che rimangono nel cassetto per anni e non trovano mai la luce, quello che ho detto come prima cosa è 'Tiriamoli fuori e vediamoli'”.

In campagna elettorale ha detto che avrebbe aperto i cassetti, se non altro per dare una spolverata. Cosa ci ha trovato?
“Ho trovato tanta consuetudine. Quando una realtà dura da troppo si entra in una fase di stanca perenne. Quello che vogliamo metterci è un entusiasmo che mancava da troppo tempo. Ho definito Forlì in campagna elettorale 'Una bella addormentata', vogliamo risvegliare le ricchezze e la coscienza della città e intorno a queste creare le condizioni del rilancio della città".

Cosa c'è stato di discontinuità rispetto all'amministrazione precedente?
“Sicuramente nell'ascolto della gente. Non vogliamo dare ricette precostituite, mi sto molto impegnando nell'avere un contatto con tutti. A volte vengo redarguito dal mio staff per avere le porte troppo aperte. E' il mio stile di vita, incontriamo tutti: dall'ultima delle persone alla grande impresa, per far sentire a tutti che l'amministrazione è di tutti e non una casta autoreferenziale all'interno degli uffici comunali”.

Ha sentito l'ex sindaco Drei in questi mesi?
“Sì lo vedo, lo sento, è un amico e l'amicizia non passa a causa di idee politiche diverse. Ho avuto con lui 10 anni di frequentazione cordiale e gradevole, quando ero sindaco di Meldola. E' una persona che rispetto e stimo. Ho contestato quando gli si sono imputate delle responsabilità come persona. Era un sistema che era in crisi, che era alla corda, non Davide Drei”.

Su Alea restano sfumature diverse all'interno della maggioranza, la Lega più critica di lei.
“In una fase di grande sensibilità ambientale, Alea è stata una conquista importante della città. Siamo passati nella raccolta differenziata dal 40-45% nei casi migliori a punte del 90% nel territorio del Forlivese. Il percorso sta migliorando, vedo meno abbandoni, ma il problema non è risolto ancora. C'è poi una grande criticità che dovremo risolvere per le imprese, troveremo una quadra anche per questo. Il percorso andava seguito di più, ora c'è l'assessore Petetta che il massimo impegno lo dedica proprio ad Alea, una partita va seguita giorno per giorno”.

Da gennaio arriveranno all'inceneritore di Forlì grosse quantità di rifiuti di Ravenna, che dismetterà il suo vecchio inceneritore. Prevede una crisi in quel momento?
“Dovremo ragionarne a più livelli. Il Forlivese è passato ad un quantitativo conferito all'inceneritore veramente minimo, meno di 20mila tonnellate, dovremo ragionare sul destino dell'inceneritore, tra l'altro ne abbiamo due. Ci deve essere una ricaduta sulla salute e la qualità della vita dei forlivesi. Nel tempo dovremo giungere ad una ridefinizione integrale della politica degli inceneritori”.

Sindaco, è sempre misurato nelle parole e attento a non cadere nei classici trabocchetti della polemica politica immediata, proprio per questo è spiccato il termine di 'nemico' affibbiato al sindaco di Rimini. In generale Forlì deve guardarsi le spalle da Rimini?
“Il termine 'nemico' è stato un termine improprio. Ma è vero che Rimini rappresenta in molti campi una realtà che non ci agevola. Ma troveremo con Rimini una quadra sui grandi temi che si agitano come la Scuola di Medicina e l'aeroporto. Con i sindaci di Ravenna e di Cesena abbiamo condivisioni su tanti temi e sono le prime persone incontrate dopo il mio insediamento, con Rimini ci sono diversi temi che non ci uniscono".

Il tema più divisivo con Rimini è la vocazione dell'aeroporto di Forlì. Siete riusciti a definirla meglio con FA, la società di gestione?
“E' un aeroporto con una pista di qualità, che può aumentare le sue dimensioni fino a raggiungere tutte le tipologie di aeromobili. Abbiamo poi un polo formativo e tecnologico, con un istituto tecnico aeronautico, un unicum in Italia, l'università con ingegneria aerospaziale, una storia di scuole di volo e di rimessaggio e manutenzione di aeromobili. Forlì deve diventare un hub a 360 gradi dell'aeronautica sia civile che commerciale. Diventando una realtà la Brexit, essendo la Gran Bretagna il luogo in cui in buona misura si fanno le manutenzioni, queste lavorazioni potremmo anche ambire ad averle a Forlì, avendo le strutture adatte. La ricchezza dell'aeroporto di Forlì non si deve fermare ai mille, centomila, un milione di passeggeri, ma deve vedere un progetto globale in cui c'è scuola, università, manutenzioni, scuole di volo e tecnopolo. Sarebbe un peccato non poter approfittare di una filiera che potrebbe dare tanto alla città di Forlì".

I dossier più caldi dell'autunno, oltre all'aeroporto?
“L'obiettivo primario è arrivare al traguardo della Scuola di Medicina, questo è prioritario sugli altri obiettivi. E' un treno che non passerà più, dobbiamo trovare le condizioni giuste per dare l'annuncio che il prossimo sarà il primo delle lezioni della Scuola di Medicina e Chirurgia a Forlì. L'altro tema molto caldo ed urgente è la Fiera, in cui stiamo definendo gli ultimi passaggi. E' una bruttissima storia, che ha visto un patrimonio pubblico in forte difficoltà. Con gli altri soci (Fondazione e Camera di Commercio, ndr) stiamo cercando una risposta permanente, non voglio risposte che allontanino il problema di due o tre  anni come si è fatto in passato. Dobbiamo trovare un disegno che abbia sostenibilità nel tempo e che elimini la fiera come problema economico, di immagine e che potrebbe travalicare i limiti della soluzione politica”.

Centro storico: dite che siete in fase di ascolto, ma che termini vi siete dati per le decisioni?
“Stiamo lavorando sulla redifinizione del trasporto pubblico, per far sì che venga utilizzato di più. Questo avviene solo se il mezzo pubblico porta la gente dove la gente vuole andare, non alla stazione per forza, dove nessuno vuole andare a meno che non sia un viaggiatore. Il secondo aspetto è il sostegno economico e normativo alle attività del centro storico. Il ragionamento poi deve andare ad un obiettivo a lunghissimo termine: riscrivere una politica abitativa del centro, dato che nasce tutto da un errore importante del passato che ha visto una concentrazione abnorme di stranieri in centro. Quando le cose non hanno più equilibrio creano solo dei problemi. Per ridefinire le politiche del centro storico bisogna incentivare i recuperi di qualità, evitando blocchi su edifici che non hanno alcun valore storico o artistico, ma che ora sono solo brutti oggetti del passato. Quindi dare maggiore libertà sul recupero. Anche perché se vogliamo puntare sul recupero e non su nuove edificazioni dobbiamo rendere possibile a chi interviene di farlo con sostenibilità economica”.

Da un punto di vista politico la sua amministrazione ha visto una grande rivoluzione nel giro di un'estate. E' partita che poteva vantare un sottosegretario a Roma – e non è poco per un sindaco – ora invece è sostenuta da forze che in Parlamento sono tutte all'opposizione. Se si aggiunge che poi le amministrazioni vicine sono tutte di un altro colore politico, così come la Regione, questo isola e indebolisce Forlì?
“Amministrare è un'altra cosa, il sindaco è una figura non politica, ma un amministratore a cui fanno riferimento i cittadini, indipendentemente dal colore politico. Non mi sono mai appassionato di politica nazionale, mi pregio nei miei 10 anni di esperienza precedente di non aver mai fatto particolari voli su indicazioni di politica nazionale. Vorrei fare l'amministratore nella maniera migliore possibile, lavorando con tutti quelli che si rendono disponibili, indipendentemente dal colore. E' quello che ci chiede la gente".

Come è cambiata la sua vita da quando è sindaco di Forlì?
“L'impegno è notevole. Di fatto ho quasi totalmente abbandonato la professione, a cui dedico pochissime ore alla settimana più che altro per non gettare la spugna, non ha più alcun tipo di interesse economico. E' una grande soddisfazione essere sindaco, mi ha arricchito profondamente. Sono grato a chi mi ha voluto sindaco. Per me è un grande onore e non condivido certe lamentele di tanti colleghi sindaci. Questo onore supera tutte le difficoltà che questo ruolo presenta”.

L'assessore chi l'ha stupita di più finora.
“Lo stupore è stato quello di trovarmi una bellissima squadra che ha subito fatto corpo. Ringrazio i partiti che mi hanno lasciato grandi margini di decisioni autonome, glielo riconosco. Dal primo giorno abbiamo creato le condizioni di una squadra che lavora in piena sintonia. L'unica cosa che non auguro a un sindaco è avere una squadra non coesa. C'è una grandissima unità d'intenti”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I primi 100 giorni di Zattini: "La Brexit è un'opportunità per l'aeroporto. Alea? Più attenzione alle imprese"

ForlìToday è in caricamento