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Cronaca

L'Istituto Oncologico Romagnolo taglia il traguardo dei 35 anni

Trentacinque anni dopo, la situazione socio sanitaria è cambiata radicalmente, Amadori, uno dei Soci fondatori e da pochi mesi nuovo presidente Ior, ripercorre le tappe fondamentali che hanno contraddistinto questi 35 anni e le sfide dei prossimi 35 anni

Il 18 luglio 1979, a Forlì, di fronte al Notaio Eugenio de Simone, erano presenti l’Avvocato Salvatore Lombardo, il professor Dino Amadori, Antonio Paternò, Alberto Ghini, la dottoressa Bruna Foschi, Carlo Rossi, Fosco Foglietta, il ragionier Roberto Valentini, il dottor Filiberto Perelli e l'avvocato Roberto Pinza, Giacomo Laghi, i dottor Arnaldo Foschi e Vittorio Tison, Mario Burioni, Nevio Neri ed insieme costituirono l’Istituto Oncologico Romagnolo con lo scopo di affiancare l’Istituzione Pubblica nelle campagne di prevenzione e sensibilizzazione e nelle attività di assistenza e ricerca scientifica.

Queste le prime parole, uscite sui giornali all’epoca, del primo presidente dello Ior, Salvatore Lombardo: “Si è scelto la forma cooperativa per sfruttare i vantaggi di una struttura che sicuramente è più agile e non è vincolata a procedure macchinose, e per facilitare la partecipazione diretta di chiunque vi voglia aderire”. Trentacinque anni dopo, la situazione socio sanitaria è cambiata radicalmente, Amadori, uno dei Soci fondatori e da pochi mesi nuovo presidente Ior, ripercorre le tappe fondamentali che hanno contraddistinto questi 35 anni e le sfide dei prossimi 35 anni: “Alla fine degli anni 70 la Romagna era uno dei territori italiani ed europei con il più elevato tasso di mortalità per i tumori, oggi siamo il territorio con uno dei tassi più elevati di guarigioni dal cancro".

"All’epoca esistevano solo due reparti oncologici, ora ce ne sono 7, oltre a 3 day hospital - ha aggiunto Amadori -. In questi anni la solidarietà dei cittadini romagnoli ci ha accompagnato sempre in questa sfida e grazie a loro siamo riusciti a compiere il miracolo: abbiamo assistito gratuitamente oltre 30.000 pazienti; sensibilizzato oltre 110.000 studenti romagnoli ai corretti stili di vita, in particolare ai rischi per la salute derivanti dall’alcool e dal fumo; formato oltre 230 Medici e Ricercatori tramite borse di studio e sostenuto oltre 150 conferenze scientifiche, 15 della quali internazionali".

"Abbiamo sostenuto la rete degli Hospice in Romagna che conta 8 strutture sparse nel territorio. Infine abbiamo ideato e realizzato l’Irst di Meldola, oggi centro ha chiosato -. avanzatissimo nel quale si sperimentano cure, in collaborazione con i principali centri ed università internazionali. Ieri eravamo in quindici, oggi siamo in migliaia tra Volontari, Sostenitori, Soci, Amici, Medici, Professionisti e Ricercatori. La battaglia è ancora lunga, ma stiamo camminando nella strada giusta e abbiamo le armi appropriate per combatterla. Il nostro obiettivo per i prossimi decenni sarà quello di dare la possibilità a tre persone su quattro, che verranno toccate dal cancro, di sconfiggerlo. Io ci credo e insieme possiamo farcela - Insieme siamo riusciti a trasformare l’impossibile in possibile, le paure in energie e le speranze in certezze".

Amadori ringrazia "in particolar modo chi ha guidato lo Ior in questi 35 anni, Salvatore Lombardo, Roberto Pinza e Sergio Mazzi, che hanno dimostrato amorevole cura e grande lungimiranza nella gestione e valorizzazione del nostro amato Istituto. Vorrei terminare, confidandovi un piccolo segreto: la scoperta più grande che ho fatto nella mia lunga vita di Medico e Ricercatore è stata la Vostra solidarietà. Non finirò mai di ringraziarVi per questo.”

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