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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Lascia tutto per aiutare gli altri: il "moderno San Francesco" dalla Birmania a Forlì

Mercoledi mattina Sayadaw Ottamasara si è fermato a Forlì con quattro monaci al seguito, dove ha incontrato tanti giovani con cui ha fatto una seduta di meditazione prima di visitare la pinacoteca di Faenza

E' chiamato "Madre Teresa di Birmania", anche se lui si definisce "più happy" della santa di Calcutta. Sayadaw ("uomo santo") Ottamasara è un ex imprenditore birmano che a un certo punto della vita, proprio come San Francesco, ha deciso di donare tutte le sue ricchiezze e dedicare la sua vita agli altri. A 30 anni, partendo da un terreno di tre ettari e arrivando in breve tempo a espandersi fino a 80, ha fondato a est di Yangon il Thabarwa ("naturale") centre, un agglomerato di capanne di bambù in cui vivono 600 monaci e monache e circa 3700 persone chiamate "yogi", meditanti. "Una sorta di città invisibile di Calvino o di Città della gioia - spiega Rita Asirelli, forlivese che, insieme al marito, lavora nel Comitato per la lotta contro la fame del mondo - Chiunque può venire a vivere qui e trovare un rifugio dalle sofferenze, la solidarietà fa di questo luogo un paradiso".

Il Thabarwa centre, "una casa per tutti"

La vita nel Thabarwa center

Il Thabarwa center è un centro di meditazione, ma è anche una casa, una mensa, una famiglia. "Un rifugio per tutti, anziani, bambini orfani, ricchi solitari, ladri, monaci, drogati, malati, donne sole, volontari di tutte le nazionalità, ma anche cani, gatti, orsi e mucche - descrive Rita - Qui le persone non posseggono nulla, ma le loro menti sono ricchissime. Ogni giorno, al primo chiarore dell'alba, 300 monaci scalzi e avvolti nelle loro tuniche vanno per le strade a chiedere l'elemosina. Il suono di un gong ne annuncia l'arrivo: la gente aspetta sulla porta delle case e con gesti delicati e devoti offre riso, fiori, frutta. Tutto ciò che un monaco possiede deve provenire dal dono. E' l'occasione per ogni buddhista di compiere l'azione del "Dana" (generosità) ed è una grande occasione per il monaco di osservare e conoscere la mappa dei cuori della città. Tutti donano qualcosa al centro: vecchi, bambini, ricchi, poveri, malati e sani donano una parte del loro cibo preparato per la giornata o del denaro per comprarlo. Il gesto del dono è come se venisse da un'altra parte, le persone sono solo un tramite: cosi si inginocchiano, ringraziando di aver potuto compiere questa azione. Ottamasara è distaccato, perchè non percepisce il gesto come frutto di una bontà personale e aiuta così chi lo compie a non percepirlo come tale. Più ognuno rivendica la propria buona azione, più essa è meno buona. Ecco perchè quando donano sembra quasi che si vergognino". Ottamasara, con la raccolta giornaliera, riesce a procurare cibo per 800-1000 persone: tutto il resto arriva grazie alle donazioni da tutto il mondo, ma ogni giorno non c'è niente di sicuro.

La difficile situazione della Birmania

Economicamente la Birmania è uno dei paesi più poveri e meno sviluppati del pianeta, mentre politicamente vive una situazione molto complicata: dopo quasi 50 anni di dittatura militare, nel 2010 il governo militare birmano ha attuato una serie di graduali riforme politiche, instaurando un governo civile, scarcerando gli oppositori politici tra cui Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale per la Democrazia, e convocando libere elezioni parlamentari. "Ma la situazione reale è molto diversa - spiega Rita - Aung San Suu Kyi è stata eletta, ma nella pratica non ha alcun potere. I vari poteri non vogliono che la Birmania diventi democratica, perchè intorno a lei non esistono paesi democratici. La Cina ha interessi per l'oppio e le miniere di giada, presenti in forte quantità in Birmania - la giada, in Asia, vale 20 volte l'oro - mentre il Quatar e l'Arabia Saudita stanno cercando di creare un ponte dal Pakistan fino alla Malesia, vogliono costruire delle moschee proprio nel "paese delle pagode", il paese buddhista per eccellenza".

La visita di Ottamasara a Forlì

La visita di Ottamasara a Forlì

Mercoledi mattina, di passaggio da Ginevra a Roma dove incontrerà l'ambasciatore e farà un ritiro buddhista, Ottamasara si è fermato a Forlì con quattro monaci al seguito. "Abbiamo fatto una seduta di meditazione insieme al Comitato per la fame nel mondo e a tanti giovani, giunti per fare domande e meditare con lui - continua Rita - Un ragazzo gli ha chiesto: "Ho perso me stesso, come posso fare per ritrovarmi?". Ottamasara lo ha invitato ad andare nel suo centro: "Da noi questi problemi non ci sono, perchè devi dedicarti alle persone che hanno davvero bisogno. E' il modo migliore per spostare l'attenzione da te stesso agli altri". Dopo la seduta, Ottamasara ha voluto visitare la Pinacoteca di Faenza, dove si è soffermato a lungo sui quadri che raffigurano Cristo. "E' interessatissimo alla vita di Cristo - spiega Rita - osservava i quadri e ci faceva tante domande. In Oriente non esistono storie di santi, per questo la cosa lo affascina così tanto". Ottamasara guarda con interesse all'occidente, ma non dimentica di invitare gli occidentali a guardare verso l'oriente. "A breve costruirà un centro a Novi Ligure - conclude Rita - Qualcuno gli ha fatto notare che in Italia il livello di miseria e di malattia non è neanche paragonabile a quello della Birmania. Lui ha risposto "Non lo faccio per i poveri, lo faccio per la mente delle persone. E' una cosa di cui c'è più bisogno in occidente che in oriente".

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