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Cronaca

Locale confiscato alla criminalità, pasticcio del Comune. L'associazione Libera attacca

Un immobile confiscato alla criminalità, che dovrebbe essere a disposizione di usi sociali, è al centro di un pasticcio in Comune

Un immobile confiscato alla criminalità, che dovrebbe essere a disposizione di usi sociali, è al centro di un pasticcio in Comune, tanto che nonostante una revoca l'immobile è ancora utilizzato da un'attività commerciale, un bar, che impiega anche delle macchine slot machines al suo interno. A rilevare come spesso, nel nome della lotta per la legalità spesso poi si annidino eventuali illegalità è il presidio di “Placido Rizzotto” di Forlì. 

L'immobile che si trova in zona Ravaldino, per il presidio di Libera di Forlì si trova in una situazione di “mancato rispetto della normativa”. Ed ancora: “A fronte di una concessione scaduta – e non rinnovata - lo scorso 3 settembre, si rileva che i gestori non hanno ancora lasciato la struttura”. “Riteniamo essenziale che tale risorsa sia effettivamente utilizzata a fini sociali, sottolineando nello specifico l’importante valenza simbolica che il bene in questione assume. La struttura è infatti l’unico bene presente nel centro storico e per la sua posizione costituisce un’opportunità unica per il territorio, per la promozione di un progetto di riuso inclusivo che possa generare coesione sociale”.

Ed ancora, criticando: “In merito alle spese necessarie per la ristrutturazione dello stabile – spese che erano a carico del concessionario – Libera ritiene che un eventuale bando che includa tali costi non garantisca inclusività e parità di trattamento poiché finirebbe per escludere tutte quelle realtà che non hanno possibilità di sostenere tale somma. Una dinamica che premierebbe i patrimoni prima che le idee. Vi sono inoltre modalità di finanziamento – come ad esempio la legge regionale n.18 del 2016 che prevede, tra le altre, il sostegno ad azioni volte al recupero dei beni confiscati – che possono costituire valide e percorribili strade per coprire tali costi”.

“A tal fine il Presidio propone in primo luogo che la ristrutturazione del bene sia finanziata tramite fondi non a carico dei futuri gestori e contestualmente di attivare un percorso partecipato da basso con le reti e le realtà territoriali che a partire da un'idea sviluppino un progetto inclusivo. I beni confiscati infatti hanno un valore che fa riferimento non solo al passaggio della proprietà dalle organizzazioni criminali allo Stato, ma si identifica proprio nella finalità sociale a cui il bene deve rispondere. Non è sufficiente che il bene sia nelle proprietà dello stato, non è sufficiente che sia a disposizione della società, ma deve essere messo in grado di fare società”, sempre Libera.

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