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Cronaca

Forlì in festa per la patrona Madonna del Fuoco: viaggio alle radici della devozione

Le celebrazioni a ricordo del prodigio avvenuto la notte del 4 febbraio 1428, si apriranno domenica, alle 17.30

E’ tutto pronto per la festa della Madonna del Fuoco, patrona della Diocesi di Forlì-Bertinoro. La piada all’anice, i lumini ai davanzali la notte della vigilia, la sacra icona in Duomo sommersa dai fiori e persino una fiera ambulante con ben 222 banchi dislocati nel cuore del centro storico: sono tutti tasselli dello stesso mosaico devozionale di massa che si ripete da ben 591 anni. Le celebrazioni a ricordo del prodigio avvenuto la notte del 4 febbraio 1428, si apriranno domenica, alle 17.30, con i primi vespri e il canto delle litanie, cui seguirà, alle 18.30, la messa presieduta dal vescovo, mons. Livio Corazza.

Madonna del Fuoco, viaggio alle radici della devozione: un'escursione a Rio Petroso

Lunedì, nella Cappella seicentesca in Cattedrale dedicata alla madre celeste, sono previste celebrazioni a tutte le ore: dalle 6 in punto per i mattinieri alle 19.15 per le associazioni e i movimenti ecclesiali, sino alla funzione conclusiva delle 20.30. L’apice religioso è la Messa pontificale delle 11 officiata dal vescovo monsignor Livio Corazza, con la partecipazione del sindaco di Forlì Davide Drei e di una delegazione di Cervia guidata dai rappresentanti dell'Associazione Civiltà Salinara. La funzione sarà animata dai cori della diocesi diretti dal maestro Enrico Pollini, con diretta tv su Teleromagna. Degne di nota anche le messe delle 8.30 e 9.45 presiedute rispettivamente da mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e da mons. Lino Pizzi, vescovo emerito di Forlì-Bertinoro. Alle 16.40 si segnalano la recita del rosario, i vespri e le litanie, in collegamento con l’emittente cattolica Radio Maria. Davanti alla Cattedrale sarà allestito per tutta la giornata un banco di informazione e distribuzione di materiale sulla devozione alla Madonna del Fuoco e sui testimoni della Chiesa forlivese, a cura dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali.

Il culto forlivese per la madre celeste nasce dal rovinoso incendio divampato la notte del 4 febbraio 1428 nell’abitazione del maestro Lombardino. In questa scuola ogni giorno si recavano diversi alunni per apprendere la disciplina del disegno e della pittura: facile immaginare che il rogo sia stato generato dal focolare della casa non spento adeguatamente al termine delle lezioni. L'edificio, situato nel punto di via Cobelli dove fra il 1797 e il 1819 fu eretta la chiesina del Miracolo, andò completamente distrutto. L'incendio durò più giorni e della scuola rimasero solo le ceneri. Destò perciò stupore il ritrovamento fra le braci ancora ardenti di una xilografia su carta raffigurante la Madonna con il Bambino, rimasta assolutamente indenne. Fra i testimoni del prodigio c’è il compositore Ugolino da Forlì, cui è attribuita nientemeno che l'invenzione del pentagramma, ma attestò il miracolo anche il pittore-cronista Giovanni Merlini, detto Giovanni di Mastro Pedrino.

Un’attenta occhiata alla mappa dell’Appennino romagnolo, all’altezza del Passo del Carnaio che collega Santa Sofia a San Piero in Bagno, consente di individuare l’antico borgo rurale di Rio Petroso. Per raggiungerlo occorre prendere la deviazione carrabile a destra dell’albergo ristorante Gamberini, sul Carnaio. Giunti al Paretaio, si prosegue su sentiero segnalato (un’ora comoda di cammino) sino ad arrivare ai resti del Cimitero di Rio Petroso e subito dopo ai ruderi della chiesa di San Biagio e dell’osteria: sono gli edifici del borgo ancora in piedi a 50 anni dalla partenza dell’ultimo residente (al Censimento del 1961 gli abitanti erano ancora 60, nel 1971 più nessuno).

E’ da quella valle oggi abbandonata, percorsa solo da escursionisti e mountain-bikers, che proviene il maestro Lombardino. Il libro fresco di stampa di Carmelo Bresciani, “Ricerca su Rio Petroso. Le origini della Madonna del Fuoco”, scritto in collaborazione con la docente forlivese Annamaria Baldacci e stampato dalla Nuova Grafica di Santa Sofia, svela nuovi particolari su questa figura leggendaria, a cominciare dal cognome, Brusi, per continuare con un altro aspetto di grande interesse: l’icona mariana che l’artista-precettore estrasse intatta dal rogo notturno del 4 febbraio 1428, sarebbe la stessa scampata alcuni anni prima ad un altro incendio divampato proprio a Rio Petroso, nella chiesa di San Biagio. Sarebbe bello se un comitato forlivese si preoccupasse di recuperare quel luogo di culto oggi in balia di incuria e rovi. 

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