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Cronaca

Il racconto a Regina Pacis di Majeed Attalla a due anni dall’occupazione di Mosul

Nell’incontro nella sala parrocchiale, ha raccontato con parole semplici di una vita difficilissima.

Instancabile, nel suo pellegrinaggio alla ricerca di sostegno ai nuovi progetti per i profughi cristiani di Mosul, Majeed Attalla fa di nuovo tappa a Forlì. Il giovane sacerdote iracheno è legato alla comunità forlivese, alla Parrocchia di Regina Pacis ed al suo parroco, don Roberto Rossi, che l’ha accolto per alcuni periodi durante gli studi a Roma. Nell’incontro nella sala parrocchiale, ha raccontato con parole semplici di una vita difficilissima.

 “Sono passati due anni dall’occupazione di Mosul da parte dell’Isis, che provocò la fuga in Kurdistan di migliaia e migliaia di cristiani iracheni minacciati di morte - ha esordito -. Dopo così tanto tempo e senza una prospettiva, la gente non ha più forza di restare. Le famiglie prendono la via del Libano, della Giordania, della Turchia e dà lì verso i Paesi del mondo. Ad Ankawa i profughi cristiani sono rimasti attualmente circa 45mila, un migliaio gli yazidi. Ci sono anche profughi musulmani. Dato che molti affittano case per sei mesi, trasferiamo mano a mano le famiglie in appartamenti, una famiglia  in ogni stanza, con servizi comuni".

"Ora i profughi sono sparsi in piccoli gruppi in 54 luoghi diversi in Kurdistan. I campi in tutto sono sette. Sono campi di caravan o prefabbricati dove si cucina, si vive, si dorme. Non possiamo costruire perché siamo ospiti su questi terreni. Tutto sarà da smontare e trasferire, ma non sappiamo quando e con quale destinazione - ha aggiunto -. Intanto c’è chi ha trovato un lavoro per 8-10 dollari al giorno, ma i siriani lavorano anche per 2 dollari al giorno e non è facile tutto questo. Nel campo hanno aperto negozietti, c’è un forno dove lavorano una decina di persone, è sorto anche un laboratorio per produrre tahin, la crema di sesamo che usiamo come condimento, dove lavorano quindici persone. Ci sono le scuole, la biblioteca, l’ospedale. E naturalmente ci sono le chiese. La più grande è dedicata all’Annunciazione. Nelle nostre chiese prefabbricate abbiamo celebrato nei giorni scorsi la Prima comunione con oltre 500 bambini. Una festa bellissima, come facevamo quando eravamo a casa. Un segno di speranza. Un modo per dire: coraggio, siamo insieme! Rimani, dove vai?”.

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