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Cronaca Centro Storico / Piazza Aurelio Saffi, 8

"Non più schiavi, ma fratelli": a Forlì la 35esima Marcia della Pace

L'obiettivo enunciato quest'anno da Papa Francesco nel suo Messaggio di Pace al Mondo, è globalizzare la fraternità per sconfiggere "l'abominevole fenomeno" della schiavitù

La 48° edizione mondiale – la 35° a livello forlivese – della Marcia della Pace nel centro della città, è partita alle 16.30 del primo gennaio direttamente dal sagrato di San Mercuriale. Organizzato dalle Consulte diocesane delle aggregazioni laicali e degli organismi socio-assistenziali, in collaborazione con l’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, il corteo, guidato dal vescovo monsignor Lino Pizzi, s’incamminerà dietro uno striscione con il titolo dell’evento: “Non più schiavi ma fratelli”.

L'obiettivo enunciato quest’anno da Papa Francesco nel suo Messaggio di Pace al Mondo, è globalizzare la fraternità per sconfiggere “l’abominevole fenomeno” della schiavitù. Il percorso 2015 nel centro di Forlì ha previsto l’attraversamento in senso orario di piazza Saffi, per poi imboccare via delle Torri e raggiungere piazza Ordelaffi, sino alla naturale conclusione in Cattedrale, alle 17.30, per la santa messa presieduta dal vescovo di Forlì-Bertinoro nella solennità di Maria Madre di Dio. Se il sindaco di Forlì Davide Dreiha ricevuto una copia del documento del pontefice davanti al palazzo municipale, il prefetto di Forlì-Cesena Erminia Rosa Cesari ha beneficiato dello stesso dono simbolico all’arrivo della marcia in piazza Ordelaffi.

La marcia della pace del primo gennaio 2015

Nel prima parte del messaggio appositamente scritto per la Giornata mondiale della pace, papa Bergoglio descrive tutte le possibili cause di schiavitù del XXI secolo e “le vittime del lavoro-schiavo, i migranti privati della libertà, abusati, detenuti in modo disumano, ricattati dal datore di lavoro; gli schiavi sessuali, i bambini-soldato vittime dell’espianto di organi o di forme mascherate di adozione, prigionieri di terroristi”. Il pontefice esorta gli Stati ad applicare “meccanismi efficaci di controllo per non lasciare spazio a corruzione ed impunità”. Per fare questo occorre un’azione comune attraverso la “globalizzazione della fraternità”, che sappia contrastare la “globalizzazione dell’indifferenza” così diffusa nel mondo contemporaneo.

“La schiavitù – continua Bergoglio - è una terribile ferita aperta nel corpo della società contemporanea, è una piaga gravissima nella carne di Cristo!”. Per contrastarla efficacemente, occorre innanzitutto riconoscere l’inviolabile dignità di ogni persona umana e tenere fermo il riferimento alla fraternità, che richiede “il superamento della diseguaglianza, in base alla quale un uomo può rendere schiavo un altro uomo”. Ne consegue l’impegno di “prossimità e gratuità per un cammino di liberazione e inclusione per tutti”. L’auspico è la costruzione di una civiltà fondata sulla pari dignità di tutti gli esseri umani, senza discriminazione alcuna.

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