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Cronaca

Una Messa per ricordare don Ettore Sozzi a 9 anni dalla morte

Figura di primo piano nel panorama ecclesiale forlivese, il sacerdote era molto conosciuto in città, avendo prestato servizio per ben 67 anni nella chiesa madre

Sarà il parroco del Duomo monsignor Quinto Fabbri a presiedere, domenica, alle 8.30, la santa messa in suffragio di don Ettore Sozzi a 9 anni dalla scomparsa, avvenuta il 10 luglio 2007 all’età di 93 anni. Figura di primo piano nel panorama ecclesiale forlivese, il sacerdote era molto conosciuto in città, avendo prestato servizio per ben 67 anni nella chiesa madre, come rettore del santuario seicentesco dedicato alla patrona cittadina, la Madonna del Fuoco. Arciprete della Cattedrale, curò il rito d’ordinazione di tutti i sacerdoti diocesani dal 1941 al 2003. Ebbe anche il privilegio di accompagnare all’altare della patrona papa Giovanni Paolo II, giunto la mattina dell’8 maggio 1986 in visita alla città.

Ai piedi di quell’altare aveva accolto anche i presidenti della Repubblica Scalfaro e Ciampi e numerose personalità, tra cui i cardinali Biffi, Laghi e Poma. In cima ai suoi ricordi, don Ettore poneva anche la prima “Peregrinatio Mariae”, il giro per le polverose strade diocesane dell’immagine quattrocentesca della Madonna del Fuoco: l’evento era stato voluto nel 1949 dall’allora vescovo di Forlì monsignor Giuseppe Rolla, per rincuorare i concittadini dalle gravi ferite inferte al corpo e allo spirito dalla guerra. Nato a Coccolia, primogenito di quattro figli, don Ettore era stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1940 dal vescovo di Bertinoro monsignor Francesco Gardini. Monsignor Rolla gli affida l’incarico di sacrista della Cattedrale di Forlì, con la promessa di mandarlo a parrocchia appena possibile. Ma don Ettore non si muoverà più da lì.

Nel 1943, al culmine della seconda guerra mondiale, si trovò a gestire le centinaia di sfollati e rimasti senza la casa distrutta dai bombardamenti aerei alleati, che cercavano rifugio in Cattedrale. Il sacerdote, in accordo con monsignor Rolla, riuscì a mettere in salvo gli arredi liturgici, l’archivio documentale e gran parte delle inestimabili opere d’arte contenute in Duomo, subito prima del crollo del campanile, minato dai tedeschi in ritirata la notte fra l’8 e il 9 novembre 1944. Fu uno degli artefici della ricostruzione della torre, innalzata ex novo nel 1970, anche se leggermente più corta dell’originale ottocentesco, grazie al risarcimento dei danni di guerra. Ogni anno preparava con cura la novena della Madonna del Fuoco: per la festa solenne del 4 febbraio incontrava sempre con gioia i bambini e i ragazzi per la preghiera della Fiorita alla patrona, sotto la stele posta in piazza del Duomo. Uomo di cultura e appassionato d’arte, con curiosità certosina andava a cercare anche le cose nascoste: come quando, in una chiesa di Roma, trovò la tomba del forlivese cardinal Bofondi di cui si erano perse le tracce. Le sue spoglie mortali giacciono nel Cimitero di Bussecchio nella tomba di famiglia. 

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