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Cronaca

Meteo, l'esperto: "Gelo apocalittico? E' bene diffidare. Sarà un inverno più mite della norma"

L'esperto meteo invita a "diffidare da chi proclama a gran voce ipotetiche irruzioni di gelo e neve a profondità temporali che superano di gran lunga i limiti imposti oggi da questa disciplina".

Il 2014 stabilisce un nuovo record dal punto di vista climatico. Quello che si è chiuso è stato tra i mesi di novembre più caldi dal 1950, con anomalie termiche comprese tra +4 e +4.5°C. Il mite autunno meteorologico ha così ceduto il testimone all'inverno, che, secondo la linea di tendenza di Pierluigi Randi, meteorologo-previsore di MeteoCenter.it/Meteoromagna.com, si annuncia "leggermente più mite rispetto alla norma, ma con anomalie termiche positive non paragonabili a quelle dello scorso anno, quando si ebbe un vero e proprio “non inverno”". L'esperto meteo invita inoltre a "diffidare da chi proclama a gran voce ipotetiche irruzioni di gelo e neve a profondità temporali che superano di gran lunga i limiti imposti oggi da questa disciplina".

Pierluigi Randi, come si può giudicare questo autunno meteorologico?
La caratteristica principale è stata senza ombra di dubbio l’estrema mitezza, con periodi di vero e proprio caldo. Infatti ad un settembre con lievi anomalie termiche negative (circa mezzo grado in meno di temperatura media regionale rispetto al trentennio 1971-2000), è subentrato un ottobre molto caldo, che ha chiuso con anomalie termiche molto elevate (+2.8°C), posizionandosi come l'ottobre più caldo dal 1950 in coabitazione con quello del 2001. Infine novembre è risultato ancora più caldo del mese che l'ha preceduto, con anomalie termiche comprese tra +4 e +4.5°C (temperatura media su base regionale) e che lo portono ad essere di gran lunga il più novembre caldo dal 1950 e molto probabilmente anche più a ritroso nella storia climatologica della regione. Solo il lontano novembre 1926 mostra anomalie di temperatura simili a quelle attuali.

Eppure il sole si è visto poco....
Sul piano delle precipitazioni esse sono ad oggi inferiori alla norma climatologica in ragione di un 10-15%, soprattutto a causa delle scarse piogge di ottobre. Infatti nonostante un numero di giorni piovosi discretamente elevato (specie in settembre e novembre) non ci sono stati accumuli per unità di evento particolarmente significativi, in modo tale che gli accumuli trimestrali ad oggi non sono particolarmente elevati. Non che siano mancate le piogge, ma le leggere anomalie negative dipendono dal fatto che l’autunno è climatologicamente la stagione nettamente più piovosa dell’anno, dunque il fatto che piova spesso, e talora anche con apporti di rilievo, è da considerarsi normale. Del resto la modalità di circolazione che ha dominato questo trimestre ha visto correnti in prevalenza meridionali calde ed umide (da cui sono derivate le elevate temperature), che hanno particolarmente penalizzato alcune regioni (Liguria, Piemonte, Toscana e Friuli su tutte), mentre la nostra, protetta in parte dalla catena appenninica, ha visto sì transitare numerose perturbazioni ma i cui effetti sono giunti da noi attenuati grazie all’orografia regionale.
 
Il primo dicembre inizia l'inverno meteorologico. Sarà una stagione simile a quella del 2013-2014?
Molto difficile dirlo ora, poiché a livello stagionale non si possono formulare previsioni, ma al limite si possono sintetizzare scenari molto generici diretti alle possibili anomalie termiche e pluviometriche peraltro su aree piuttosto estese. Inoltre gli scenari stagionali presentano un'abilità di previsione discretamente elevata alle latitudini tropicali, ma molto più bassa nella fascia delle latitudini temperate, come ad esempio la nostra, e quindi ciò rappresenta un ulteriore ostacolo. Anzi diffidate da coloro i quali, sulla stampa o su internet, spacciamo previsioni meteorologiche o climatologiche come certezze a distanze temporali impossibili da cogliere allo stato attuale. Detto questo i segnali che mostrano i modelli lanciati per scenari di tipo stagionale, indicano una maggiore probabilità di un inverno leggermente più mite rispetto alla norma, ma con anomalie termiche positive non paragonabili a quelle dello scorso anno, quando si ebbe un vero e proprio “non inverno”. Del resto il ripetersi di stagioni termicamente “fuori scala” ad un solo anno di distanza è statisticamente molto difficile, e questo è un altro elemento che potrebbe fare difficilmente ipotizzare una ripetizione della mitissima stagione 2013-2014.

Premettendo che non sono previsioni e linee di tendenza a scopo scientifico, secondo le proiezioni dei più sofisticati modelli matematici, quante incursioni fredde potrebbero esserci?
In questo caso la risposta è al limite dell’impossibile, dal momento che tentare di inquadrare un possibile evento meteorologico in un contesto climatologico trimestrale supera le attuali capacità dei modelli, siano essi deterministici (per previsioni meteorologiche) che non (per scenari stagionali). Anche in questo caso è bene diffidare da chi proclama a gran voce ipotetiche irruzioni di gelo e neve a profondità temporali che superano di gran lunga i limiti imposti oggi da questa disciplina. Ad esempio il severo evento del febbraio 2012 cominciò a palesarsi a partire dal 25 gennaio circa, ma non prima, e del resto anche nello scorso inverno alcuni sprovveduti si lanciarono, con molte settimane di anticipo, sul web con previsioni di gelo apocalittico puntualmente mai verificatosi.

Sono plausibili correnti fredde continentali come quelle del 2012 che hanno determinato l'indimenticato nevone?
Saranno certamente possibili, anche se la magnitudine dell’evento del 2012 è stata sugli stessi livelli degli eventi del febbraio 1991 e nemmeno lontanissima da altri eventi rimasti nella storia. Per cui un suo ripetersi a breve distanza è chiaramente molto difficile. Potrebbero però aversi normali irruzioni di aria continentale (polare o artica) come sarebbe comune in un inverno tipico della nostra regione, ma ad oggi non è ancora possibile predirlo a settimane di distanza. Quello che attualmente si può affermare è che con l’inizio di dicembre, dopo l’ennesima scirocccata attesa nei prossimi giorni, le temperature dovrebbero gradualmente abbassarsi fino a rientrare su valori più consoni al periodo e con durata all’incirca fino a tutta la prima decade del mese. L’inverno insomma sembrerebbe cominciare all’insegna di un quadro termico normale per l’inizio di dicembre.

Un evento di Stratwarming, il riscaldamento della stratosfera con successive discese di aria fredda alle bassa latitudini, è da escludersi?
Certamente no, ma anche in questo caso i segnali in tale direzione sono ancora alquanto deboli e con incertezza discretamente elevata, ma logicamente non si può escludere a priori.

Sul fronte precipitazioni, come saranno distribuite tra dicembre e marzo?
Il segnale prevalente mostra una maggiore probabilità di precipitazioni leggermente superiori alla norma su base stagionale (+5/+10%), ma nel campo della piovosità occorre precisare che essa è assai molto più variabile rispetto alle temperature, essendo fortemente condizionata dall’orientamento dei rilievi rispetto alle correnti dominanti, per cui lo scenario di cui sopra vale essenzialmente per l’intera penisola, e quindi non è detto che debba andare esattamente in questo modo anche sulla nostra regione.

Ci troviamo di fronte ad una sfera di cristallo: sono possibili nevicate anche in pianura in questa stagione? Lo scorso anno ci fu un unico episodio di neve a fine gennaio....
Anche questa è una domanda a cui praticamente non si può rispondere, se non limitandoci ad una distanza temporale di una decina di giorni, ed in tal senso direi che le possibilità sono molto basse; solo sui rilievi, dato l’atteso calo termico, saranno possibili le prime imbiancate. In ogni caso, dato che la stagione potrebbe (il condizionale è d’obbligo) risultare un poco più normale rispetto allo scorso anno, la possibilità di nevicate ci sarà stante quello che ci dice la climatologia della nostra regione, anche se essa stessa indica come i periodi più vocati al fenomeno sono gennaio e fino a metà febbraio, mentre le prime due decadi di dicembre vedono una frequenza inferiore. Ma oltre qualche rilievo statistico è impossibile andare.

Per gli appassionati di meteorologia e dell'inverno uno dei termini più conosciuti è quello di "Burian". E' dal 1996 che manca. Quali sono le ragioni?
Il confine tra un evento di burian e non burian è piuttosto sottile, in tal senso l’evento del febbraio 2012 potrebbe inquadrarsi come burian, quantomeno data la provenienza delle correnti, in particolare tra il 3 ed il 5 febbraio 2012. In ogni caso un evento classico di burian fu effettivamente quello del dicembre 1996, ovvero venti freddi ed impetuosi, ma anche molto secchi, che arrivavano dalla steppa russa. Il motivo per cui questo particolare fenomeno è diventato più raro è dato dal fatto che sono diventate più rare le modalità di circolazione a scala sinottica che lo innescano. Mediamente nell’ultimo decennio le visite in Europa da parte delle alte pressioni continentali russe sono diventate meno numerose a vantaggio di una maggiore attività delle depressioni atlantiche o in alternativa delle alte pressioni di tipo dinamico sub-tropicale; di conseguenza il gelido respiro della steppa russa si fa sentire di meno; anche se i veri e propri episodi di burian non sono proprio all’ordine del giorno e ci possono essere altre modalità di circolazione in grado di portare il grande freddo fino a noi (esempio gennaio 1985).

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