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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico / Piazza Aurelio Saffi

"Morire di speranza": tutte le religioni in piazza in preghiera per i migranti

Lo straordinario momento di preghiera ecumenica e riflessione si terrà venerdì, alle 18.45, sul sagrato della basilica di San Mercuriale in piazza Saffi

Il parroco dell’unità pastorale San Mercuriale-Santa Lucia, don Enrico Casadio, non ha dubbi: “Trovo straordinario che le fedi presenti in città, e persino qualche laico e non credente, si ritrovino per pregare e riflettere sul dramma dei rifugiati”. Venerdì, alle 18.45, sul sagrato della basilica di San Mercuriale in piazza Saffi, si terrà “Morire di Speranza”. Organizzato e promosso dalla Caritas Diocesana, dal Servizio Migrantes e dal Centro Diocesano per il Dialogo Ecumenico e Interreligioso, è un momento d’incontro, commemorazione e preghiera ecumenica coinvolgente il museo interreligioso di Bertinoro, la chiesa avventista del settimo giorno, la comunità ortodossa rumena, la parrocchia greco-cattolica rumena insieme al centro di cultura islamica di Forlì e all’Associazione di Fratellanza e Amicizia di Forlì.

Patrocinato dall’assessorato alla Pace e ai Diritti Umani del Comune di Forlì, nasce per riaffermare il desiderio che Forlì sia e continui ad essere città di rifugio. Sono circa 61.842 i migranti giunti in Italia dall'inizio dell'anno via mare, fra i quali 5.914 sono minori provenienti principalmente da Siria, Eritrea e Somalia. Il dato, fornito da “Save the children”, non varia di molto rispetto all’analogo periodo dello scorso anno (erano stati 61.400), però dà l’idea di un evento epocale in atto: l’umanità è in movimento. Spinte da fame, guerre ed egoismo, le genti si spostano verso (presunte) condizioni di vita migliori. “Morire di speranza” da ormai cinque anni viene collocato all'interno della celebrazione della giornata mondiale del rifugiato, celebrata sabato scorso: “Ci ritroviamo – precisa don Enrico Casadio, che è anche responsabile dell'Ufficio diocesano per l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso - per sottolineare il bisogno di protezione e rifugio di tanti che continuamente abbandonano i loro paesi, in fuga verso un mondo più accogliente”.

Ascoltare le loro storie e incrociare i loro volti rende tangibile la loro esperienza. E soprattutto è occasione per ricordare chi nei viaggi verso la speranza ha perso la vita. E' quindi un momento in cui le varie espressioni di fede ricordano il dramma della morte, incontrata nel viaggio verso la speranza di una vita migliore, accomunate dalla stessa appartenenza al genere umano. Ogni anno, sul sagrato di San Mercuriale si ritrovano anche numerosi non credenti, agnostici ed atei. “Riconoscersi parte di una comunità più ampia – conclude il giovane parroco (don Enrico è del 1968) - significa che ciascuno di noi, anche chi non ha fede, è chiamato a dare un contributo al dialogo interreligioso a partire dalla sua ispirazione. Tutti abbiamo necessità di credere in qualcosa: ho amici laici che vivono intensamente per la giustizia e la solidarietà”.

Ogni volta che escludiamo la dimensione religiosa, favoriamo i fanatismi. Se invece, nello spazio pubblico si da a tutti la possibilità di esprimersi nel confronto rispettoso con gli altri, allora possiamo riconoscere le derive nel loro momento iniziale e fermarle. “Nel mondo - rende noto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) - il numero di sfollati a causa di guerre, conflitti o persecuzioni ha raggiunto la cifra di 60 milioni nel 2014. Rispetto all’anno precedente è aumentato di 8.3 milioni di persone. Tra questi, 19 milioni sono rifugiati, 38 sfollati interni e un milione e 800mila persone sono richiedenti asilo ancora in attesa di ricevere lo status. Oltre il 50% dei rifugiati sono bambini”.

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