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La mostra

La mostra sugli alberi genealogici è un caso nazionale: famiglie arrivate da Fasano di Puglia, Aosta, Viareggio e Roma

L'esposizione, che è allestita a Palazzo Morattini di Pievequinta, via Armelino 33, ha registrato un notevole afflusso di pubblico e molti visitatori lo hanno fatto perché molto interessati alla ricerca del proprio cognome e della famiglia di origine

Domenica, dalle 15 alle 18, sarà visitabile la mostra dedicata a una quarantina di alberi genealogici di famiglie di Forlimpopoli e Pievequinta. L'esposizione, che è allestita a Palazzo Morattini di Pievequinta, via Armelino 33, ha registrato un notevole afflusso di pubblico e molti visitatori lo hanno fatto perché molto interessati alla ricerca del proprio cognome e della famiglia di origine. "Un interesse manifestato dal nord al sud d'Italia - dicono soddisfatti i curatori Mauro Mariani e Piero Camporesi -, con famiglie arrivate da Fasano di Puglia, da Aosta, da Viareggio e da Roma". Domenica prossima si chiuderà la prima fase del progetto con l’aggiornamento anagrafico degli alberi genealogici stampati in base alle informazioni che sono state acquisite dai diretti interessati. La mostra, nella seconda fase, sarà esposta al pubblico durante la festa Artusiana di fine giugno 2024 a Forlimpopoli, all’interno dei locali della Rocca. 

La mostra

La mostra vede l'esposizione degli alberi genealogici di una quarantina di famiglie, fra questi quello di Pellegrino Artusi (1820-1911) ricostruiti con i dati di archivio informatizzati delle parrocchie del territorio. Tali documenti, che partono dalla metà del cinquecento, sono stati informatizzati nel corso degli ultimi 30 anni dall'Associazione Culturale e Ricreativa Amici della Pieve ODV e riguardano 150.000 atti di battesimo, 60.000 atti di morte e oltre 200.000 stati di famiglia. Con questi dati sono già state allestite mostre nel 2002, 2004, 2007, 2015 e 2022; inoltre per diverse parrocchie sono stati pubblicati anche degli opuscoli con i dati storici più salienti. Gli alberi genealogici pubblicati a oggi sono in tutto oltre 350 e nel 2015 l’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze Bioligiche, Geologiche ed Ambientali, ha utilizzato il materiale fino ad allora informatizzato per fare uno studio sul DNA dei romagnoli nella fascia di territorio fra le provincie di Forlì e Ravenna.

"Occupandoci già da tempo della storia genetica italiana, sapevamo che il panorama genetico della penisola è caratterizzato da due fasce longitudinali – non esiste quindi una divisione Nord-Sud, come qualcuno potrebbe sospettare – che potremmo approssimativamente definire “Padano-Tirrenica” ed “Adriatica” - spiega Alessio Boattini dell'Università di Bologna a proposito dei risultati dello studio -. Sapevamo anche che l’origine di questa ‘struttura’ è relativamente recente, risalendo al periodo fra il Tardo Neolitico e le Età dei Metalli ed è probabilmente da mettere in relazione ad eventi migratori legati alla diffusione delle tecnologie neolitiche in Italia. Ci aspettavamo che la Romagna avesse a che fare con la fascia Adriatica, invece abbiamo scoperto che la variabilità genetica romagnola è soprattutto legata alla fascia “Padano-Tirrenica”. Questo, tra le altre cose, implica che la presunta separazione fra Emilia e Romagna, per lo meno dal punto di vista genetico, non esiste. Altro punto di un certo interesse è una certa affinità che la Romagna – e in generale tutta la fascia Padano-Tirrenica – mostra con la penisola Iberica e l'Europa occidentale. Risulterebbe per rimarcare l’affinità con il popolo dei Galli e del nostro dialetto trascurabile quindi l'influenza bizantina sul territorio, che pure aveva in Ravenna uno dei suoi centri principali". 

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