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Cronaca

Ben 190 opere per spiegare la fine del Rinascimento: San Domenico ancora pronto a stupire

E’ tutto pronto per “L’Eterno e il Tempo fra Michelangelo e Caravaggio”, viaggio nell’arte sacra e profana del Cinquecento, ai Musei San Domenico di Forlì dal 10 febbraio al 17 giugno

E’ tutto pronto per “L’Eterno e il Tempo fra Michelangelo e Caravaggio”, viaggio nell’arte sacra e profana del Cinquecento, in onda ai Musei San Domenico di Forlì dal 10 febbraio al 17 giugno 2018. Le premesse per l’ennesimo successo, già in grado dal catalogo di provocare le emozioni preannunciate dal coordinatore Gianfranco Brunelli, ci sono tutte: 190 opere esposte fra cui un Raffaello (arazzo su cartoni), tre Caravaggio (basti citare “La Madonna dei Pellegrini” e “Il sacrificio di Isacco”), una scultura marmorea (il Cristo Risorto dei Giustiniani) e sei disegni di Michelangelo, due Pontormo, un Rosso Fiorentino, un Vasari, un Moretto, un Rubens e numerosi lavori di Carracci (Enrico, Annibale più le incisioni di Agostino).

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Per la prima volta nella storia delle 12 rassegne tenutesi sinora al San Domenico, il percorso espositivo partirà dall’ex chiesa di San Giacomo per dipanarsi nelle consuete sale al pianterreno e al primo piano dell’antica dimora dei frati predicatori, i Domenicani. “Abbiamo cercato – annuncia Brunelli – di declinare nell’arte un periodo pieno di contrasti a livello politico, culturale e spirituale, in cui convivono la fine del Rinascimento e la nascita del Manierismo. Sono gli anni in cui si conclude il Concilio di Trento e nasce un nuovo modo di concepire l’arte, giungendo al naturalismo dei Carracci, che anticiparono a tutti gli effetti il crude verismo del Caravaggio”.

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“Se siamo giunti alla 13° rassegna internazionale al San Domenico – esordisce il presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi, Roberto Pinza – è perché siamo fermamente convinti della necessità di dare continuità a questo percorso di arricchimento culturale e di immagine. La Fondazione che rappresento ha individuato nella cultura uno dei perni della nostra attività a beneficio della collettività locale. E’ un impegno che comporta grande impegno organizzativo e forti investimenti, ma siamo ben lieti di farli nella logica di progettare e realizzare (noi non copiamo, noi elaboriamo) rassegne d’eccellenza e di forte richiamo. La nostra ambizione è aggiungere qualcosa alle ricerche che sono state fatte in passato sul Cinquecento”. Pinza spende una parola anche a favore della scelta di coinvolgere l’ex chiesa di San Giacomo: “Quarant’anni fa era un mondo diroccato, oggi è un luogo di grande bellezza a disposizione della cultura”.

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Anche il sindaco di Forlì Davide Drei parte dal recupero della chiesa e dal suo utilizzo per le grandi mostre: “Voglio ricordare che nel 1978, col crollo del tetto, questo luogo toccò il fondo del degrado. Pensare che dopo 40 anni sia in grado di ospitare dei Caravaggio e dei Michelangelo, credo che sia davvero una storia straordinaria per la nostra città. La collaborazione fra Comune e Fondazione ha generato un’altra esperienza importantissima”. “Sono già tre anni – interviene il rappresentante di Mediafriends (l’onlus di Mondadori, Medusa e Mediaset), Massimo Ciampa - che una parte del biglietto della mostra al San Domenico viene devoluta, attraverso l’iniziativa Fabbrica del Sorriso, ad una raccolta fondi finalizzata a dare ai più piccoli, in Italia e nel mondo, la possibilità di uscire dalla povertà, dal disagio e dall’emarginazione”. Nei primi due anni (Mostre su Piero della Francesca e Art Decò), l’iniziativa ha già fruttato ben 4 milioni e duecentomila euro, che sono stati devoluti a 8 progetti di cura e ricerca.

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Mancando il presidente del Comitato scientifico Antonio Paolucci, impossibilitato a partecipare alla “vernice” a causa di un grave lutto familiare, l’esposizione contenutistica della mostra è stata affidata al professor Daniele Benati. “Dopo ben quattro rassegne dedicate al Novecento – dichiara - quest’anno il San Domenico esibirà un percorso altamente emozionale imperniato sul Cinquecento, il secolo che ha anticipato la nostra modernità”. Accanto alle 190 opere e ai 50 artisti coinvolti (oltre ai grossi “calibri” sopra elencati, sono esposti capolavori di Lorenzo Lotto, Sebastiano del Piombo, Correggio, Bronzino, Parmigianino, Daniele da Volterra, El Greco, Barocci, Veronese, Tiziano, Zuccari, Valeriano, Pulzonen e Reni), questa mostra ha coinvolto ben 70 persone fra ricercatori e studiosi, che hanno collaborato col comitato scientifico. La mostra si colloca fra l’anno del Sacco di Roma (1527) e la morte di Caravaggio (1610), tra l’avvio della Riforma protestante (1517-1520) e il Concilio di Trento (1545-1563), tra il “Giudizio universale” di Michelangelo (1541) e il “Sidereus Nuncius” di Galileo (1610). Il Cinquecento fu un secolo fatto di guerre, ma anche di diversi modi di concepire la religione e di raffigurare le immagini sacre. Da una parte si assiste ad un maggior rigore spirituale, dall’altra ad una più moderna interpretazione delle situazioni. “Abbiamo anche sezioni che affrontano l’architettura e il rapporto fra arte e scienza, in un percorso estremamente affascinante e coinvolgente”. La Mostra “L’Eterno e il Tempo fra Michelangelo e Caravaggio” è dedicata ai due grandi studiosi del periodo cinquecentesco Paolo Prodi e Federico Zeri.

Orario di visita: da martedì a venerdì 9.30 - 19.00; sabato, domenica, giorni festivi 9.30 - 20.00; lunedì chiuso. 

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