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Cronaca

Grandi mostre, Forlì fa tredici con "Tra Michelangelo e Caravaggio": ecco cosa ci sarà

“Un'impresa non facile mettere assieme circa 200 pezzi, che arriveranno da Francia, Germania, Ungheria, dall'Ermitage, ma moltissimi soprattutto dall'Italia e da Roma in particolare”

L'arte del '500 compresa tra i due poli, temporali e concettuali, di Michelangelo e Caravaggio. Ma non solo una rassegna che genericamente cerca di coprire un periodo vastissimo e ricchissimo dell'arte italiana, ma un preciso filo logico che affronta il tema dell'eternità e del tempo. E' questa l'essenza della nuova grande mostra che si terrà a partire dal prossimo 10 febbraio al San Domenico, la tredicesima targata Forlì. Un numero fortunato. Il titolo è proprio “L'Eterno e il Tempo, tra Michelangelo e Caravaggio”, un richiamo a due nomi di enorme peso di uno dei periodi più splendenti dell'arte italiana.

“Un'impresa non facile mettere assieme circa 200 pezzi, che arriveranno da Francia, Germania, Ungheria, dall'Ermitage, ma moltissimi soprattutto dall'Italia e da Roma in particolare”, presenta la sua ultima fatica Gianfranco Brunelli, direttore per le Grandi Mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. La prima novità della mostra, che terrà i battenti aperti fino al 17 giugno 2018, è un nuovo percorso espositivo al piano terra. Il pubblico non verrà incanalato sull'ormai tradizionale corridoio che dà sullo scalone posto in fondo al museo, ma entrerà direttamente nella maestosa chiesa di San Giacomo, che il visitatore ha ormai imparato a conoscere per i tanti eventi culturali e le mostre fotografiche anch'esse ormai diventate un punto di grande qualificazione della “sessione invernale” del San Domenico. “D'altra parte avendo una decina di pale d'altare in mostra, l'ambiente naturale in cui potevano essere messe è una chiesa”, ragiona Brunelli. Spazi alti, ariosi, in cui non mancherà però un'illuminazione tesa a valorizzare il San Giacomo come un vero e proprio spazio espositivo. La versatilità degli spazi del San Domenico in questo caso evidenzia tutta la sua potenza, sebbene resterà un'eccezione l'uso della chiesa attigua per le grandi mostre. “Già nel San Giacomo ci saranno tali capolavori con il meglio del Manierismo, che la mostra potrebbe terminare lì ed essere completa”, spiega Brunelli. Ma chiaramente la prossima mostra forlivese non si ferma lì e procede per ben 14 sezioni tematiche

L'itinerario tra le opere

Di Michelangelo ci sarà la possente statua del Cristo Giustiniani. E sempre per la scultura, si potranno ammirare le opere ellenistiche ritraenti Antinoo, che in quel periodo storico venivano scavate nella Villa Adriana e per la loro bellezza, per quanto profane, portate in Vaticano. Il periodo che intercorre tra il completamento del “Giudizio Universale” di Michelangelo nella Cappella Sistina (1541) e la breve affermazione di Caravaggio a Roma è per la storia dell'arte uno dei più avvincenti e stimolanti. “Un tempo di arte totale, così indietro nel tempo e così attuale”, commenta Brunelli. In quel momento la pittura della Maniera aveva messo in campo le ragioni dell' “arte per l'arte”, un'arte colta, d'elite. Ma a mettere in crisi questo modello è la Riforma Protestante, che contestava il lusso delle corti pontificie, e il Concilio di Trento, che per quanto riguarda l'arte ha teorizzato il valore didattico delle immagini, salvandole dal rischio iconoclasta e spingendo verso una nuova figurazione in cui il virtuosismo fine a se stesso non era più una priorità.

I grandi interpreti dell'arte di questo periodo storico posto al tramonto dell'ultimo Rinascimento saranno presenti al San Domenico. Dall'ultimo Michelangelo a Caravaggio l'esposizione forlivese tesse un filo estetico di rimandi che illustra la nascita dell'età moderna, un percorso unico che mostra capolavori di Raffaello, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Pontormo, Sebastiano del Piombo, Correggio, Bronzino Vasari, Parmigianino, Daniele da Volterra, El Greco, i Carracci, Barocci, Tiziano, Zuccari, Reni e Rubens. Per Caravaggio ci saranno in mostra tre opere tra cui “ La Madonna dei Pellegrini”.

"La Romagna apra chiese e palazzi"

Secondo alcune analisi della Fondazione, le mostre di Forlì hanno ormai uno zoccolo duro di fedeli visitatori, a cui si aggiunge di volta in volta un pubblico di diverse fasce d'età a seconda del titolo scelto. Il massimo storico dell'affluenza di pubblico resta Canova con 150mila visitatori. Brunelli è consapevole che bisogna fare mostre di grande spessore e non seriali “per dare un motivo al visitatore di venire a Forlì”. Ed anche in questo caso “il visitatore sarà felicemente sorpreso da quest'itinerario così composito, tra passato e presente, che mostra la nascita della modernità”. Si spera che il pubblico, poi, si distribuisca sui siti di tutta la Romagna, dal momento che il territorio ha molto da offrire in circuito con la mostra che sta per veder la luce al San Domenico. “Mai come in questo caso chiese e palazzi della Romagna dovrebbero spalancare le porte”, siti che – per Brunelli – dovrebbero abbracciare Faenza come Cesena, Pianetto, Rocca San Casciano, Forlì stessa e tanto alto. Perché creare circuiti di visite è premiante. “Basti pensare che San Sepolcro, con la mostra di Piero della Francesca a Forlì, ha triplicato la sue presenze”, sempre Brunelli.

La grande macchina del San Domenico

Una cosa è sicura: Forlì è diventata un polo delle grandi mostre, basti pensare che dopo le esibizioni al San Domenico le stesse mostre vengono reclamate poi dai grandi musei da Parigi a San Pietroburgo. Nella nostra città, in 13 anni di mostre, sono passati oltre cento studiosi di tre generazioni all'interno dei vari comitati scientifici. Un'esposizione come quella che sta per giungere al San Domenico (quest'anno la spesa viene indicata come in linea con gli eventi precedenti) è in grado di mobilitare professionalità specializzate per un totale di circa duecento persone che in un modo nell'altro collaborano alla creazione dell'evento. Una grande opportunità d'indotto e di lavoro per i giovani e non.

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