rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Forlì scommette su Piero della Francesca e i suoi riverberi sull’arte del ‘900

La Rassegna internazionale “Piero della Francesca, indagine di un mito”, rimarrà aperta dal 13 febbraio al 26 giugno

“Per la prima volta in Italia sarà illustrato il riverbero artistico di Piero della Francesca, pictor del ‘400, sui cinque secoli a venire, fino a condizionare in modo determinante persino il ‘900”. Antonio Paolucci, presidente del comitato scientifico della rassegna internazionale “Piero della Francesca, indagine di un mito”, in onda dal 13 febbraio al 26 giugno ai Musei San Domenico di Forlì, parla apertamente di sfida. Anche gli altri relatori che si alternano al microfono della sala refettorio del contenitore museale di piazza Guido da Montefeltro, dal coordinatore Gianfranco Brunelli al presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi Roberto Pinza, dai curatori Fernando Mazzocca e Daniele Benati al sindaco di Forlì Davide Drei, esprimono il concetto di “scelta coraggiosa”, seppur calata in un contesto di piena fiducia nella nuova avventura culturale varata dalla Fondazione in accordo con il Comune. Il presupposto di questo ottimismo sta tutto nella straordinaria concentrazione a Forlì di ben 250 capolavori da ogni parte d’Europa e tutti in efficacie collegamento con la filologia artistica del genio toscano.

“L’undicesima rassegna consecutiva allestita al San Domenico – interviene il sindaco Drei – e la grande attesa in tutt’Italia per questa nostra ennesima iniziativa culturale, mi convince sempre di più del fatto che siamo sulla buona strada. Forlì ha scoperto la sua vocazione nel circuito nazionale delle città d’arte”. La scelta del mito del genio toscano si deve proprio al chiaro influsso della sua filosofia artistica, sospesa tra arte, geometria e sistema di rappresentazione a più livelli, sull’intero panorama pittorico italiano. Le prime opere di Piero, collocabili anteriormente al 1450, mostrano un profilo artistico già definito, in grado di influenzare appieno i contemporanei: struttura prospettica rigorosissima, perfezione dei volumi geometrici, rappresentazione di figure grandiose immerse in un'atmosfera dalla luminosità diffusa, che mantiene i personaggi come sospesi nel tempo.

Piero della Francesca, l'inaugurazione della mostra (foto di A.Salieri)

“In questi undici anni – dichiara Pinza – la nostra città si è come abituata ad allestire rassegne di valore: o c’è qualità o non si resiste tanto tempo a questi livelli di proposta culturale”. Se Daniele Benati, esperto di arte del ‘400 e ‘500, attesta l’influenza di Piero sugli attori del suo tempo (le opere del passato per loro forza intrinseca sopravvivano agli esecutori), Fernando Mazzocca affronta invece la grandezza del mito pierfrancescano nel XX secolo. Basta iniziare dalla disamina degli echi del suo cromatismo nella dialettica pittorica dei Macchiaioli, per poi arrivare all’acuto purista dell’opera “Silvana Cenni” del Casorati: “Il dialogo di questo capolavoro con la Madonna della Misericordia del pictor di Sansepolcro, è inconfutabile”.

Le opere asportabili di Piero della Francesca sono pochissime: tuttavia, al San Domenico ne sono esposte cinque (quattro tavole e un manoscritto), di cui un paio mai prestate prima. Sin dalla prima comparazione, subito all’ingresso, fra “L’amante dell’ingegnere” di Carlo Carrà e il quattrocentesco “Busto di Battista Sforza” di Francesco Laurana, si percepisce l’impressionante riverbero del “monarca della pittura” su tutta l’arte italiana a venire. Oltre al nucleo di opere di Piero della Francesca, la mostra propone un confronto con gli artisti del Rinascimento coevi del grande mito: Domenico Veneziano, Beato Angelico, Paolo Uccello e Andrea del Castagno. L’influsso del genio toscano (la pittura di Piero della Francesca è un ritorno all’ordine dominato da luce e colore) non si è fermato al suo tempo, ma è ricaduto persino sui Macchiaioli del primo Novecento italiano, sino all’arte del francese Cézanne o degli italiani De Chirico, Carrà o Morandi.

L’impatto finale della mostra forlivese è dato dagli straordinari lavori di Balthus e Edward Hopper, proposti nell’ultimissima sezione.
La grande novità di quest’anno è data da uno straordinario aggancio a sfondo sociale: Massimo Ciampa, segretario generale di Mediafriends (la onlus di Monadori, Medusa e Mediaset), annuncia, infatti, il collegamento della rassegna su Piero della Francesca alla raccolta fondi per la lotta ai tumori infantili: parte degli incassi della kermesse in onda a Forlì, saranno infatti destinati a quattro progetti di ricerca portati avanti da Ail, Airc, Dynamo Camp, Ior e Irst.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Forlì scommette su Piero della Francesca e i suoi riverberi sull’arte del ‘900

ForlìToday è in caricamento