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Cronaca

Più grande e decorosa, nasce la seconda moschea di Forlì

E' sorta alla metà di giugno, in un vicolo chiuso, traversa di via Ravegnana: è la seconda moschea di Forlì, dopo quella di via Fossato Vecchio, ma per dimensioni è la prima della città

E' sorta alla metà di giugno, in un vicolo chiuso, traversa di via Ravegnana: è la seconda moschea di Forlì, dopo quella di via Fossato Vecchio, ma per dimensioni – considerati gli spazi angusti di quella che si trova da anni in centro – è la prima della città. Da un mese e mezzo è attiva in via Oliverotto Fabbretti, in un capannone rimesso a posto, un nuovo centro di cultura islamica, organizzato dall'associazione Afaf (Associazione fratellanza amicizia Forlì).

Nuova moschea a Forlì: la visita

“STAVAMO NEL DEGRADO”. “Le nostre porte sono aperte a chiunque voglia venire a trovarci, non sarà mai trovata la porta chiusa. Abbiamo aperto nel rispetto di tutte le regole”, si affrettano a precisare Didine Pouzed e Nager, due degli animatori del nuovo centro di cultura islamica. Italiano pressoché perfetto, algerini residenti in città da oltre vent'anni, spiegano la loro scelta: “In via Fossato Vecchio da tredici anni ormai stavamo nel degrado, in un locale piccolo, senza circolazione d'aria, con la puzza e abbiamo pregato quest'inverno in mezzo alla neve per strada (il nevone di febbraio, ndr). Abbiamo cercato faticosamente un luogo più idoneo, più pulito, da poterci portare anche i nostri figli, nati a Forlì”.

“CARTE IN REGOLA”. “Tutte le carte sono in regola”, tanto che, lo spiegano a mezze parole, in Comune non si sono potuti opporre a questa che in sostanza è una fuga in avanti. “Siamo cittadini, paghiamo le tasse e abbiamo preso quest'iniziativa anche perché vogliamo far vedere che siamo autonomi e non chiediamo sempre aiuto alle istituzioni, ma le rispettiamo”, sempre i due animatori dell'associazione, che da qualche anno hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Questura e Carabinieri sono stati avvisati, così come il municipio.

LA VISITA. ForlìToday-RomagnaOggi.it è entrato in esclusiva dentro il luogo di culto. E' in fondo alla strada chiusa, a ridosso dei binari ferroviari, in una vecchia zona industriale della città dell'immediato Dopoguerra, piuttosto cadente, stretta tra via Ravegnana, la Vecchia Stazione e viale Vittorio Veneto. Pochi residenti nella via, “tutti italiani”, spiegano Didine e Nager. Un posto dove il disagio è minimo e di cui, probabilmente, il 99% dei forlivesi neanche conosce l'esistenza pur essendo ad un passo dal centro storico. Singolari dirimpettai sono i fedeli della Chiesa Neo Evangelica di Forlì, una chiesa cristiana “primitiva” nata da uno scisma in Germania nell'Ottocento (presente solo a Forlì, Rimini e Parma in Emilia-Romagna). E così l'unico simbolo religioso a troneggiare nel vicolo paradossalmente è proprio la Croce che si erge dal sole, “stampata” in doppia copia in grandi dimensioni su due muri esterni, proprio di fronte all'ingresso della moschea.

Alla visita, il capannone a volta si è presentato luminoso e pulito, con varie porte e spazi ampi. Ventilatori ai soffitti, pareti imbiancate di fresco, impianto elettrico nuovo, tappeti dappertutto, come è usanza nei luoghi di preghiera musulmani. C'è il bagno per i disabili, i cartelli ai muri sono scritti in italiano e nella sala della preghiera c'è anche una bacheca in cui vengono attaccate le bollette e i movimenti sul conto corrente dell'associazione. “Così tutti i fedeli si rendono conto delle spese e di come vengono impiegate le offerte”. Sul tetto il proprietario del capannone – che è stato dato in affitto già ristrutturato, è intenzionato a mettere anche i pannelli fotovoltaici, ci sono già stati sopralluoghi. Danno un'occhiata anche loro ai locali e se lo dicono per primi: “Abbiamo fatto un bel lavoro, ma è stato faticoso”. L'associazione Afaf consta di 9 membri attivi, quelli che di fatto hanno completato il lavoro entro la metà di giugno.

ANCHE UNA BIBLIOTECA. Il proposito è di mettere corsi di arabo per i figli, la seconda generazione nata a Forlì, ma anche una piccola biblioteca e un punto di ritrovo e di informazione per le donne. “A settembre partiremo”, spiegano. La parola che ripetono come un mantra è “trasparenza”, nella consapevolezza che su questi luoghi di culto scoppiano i putiferi a livello politico. “Diamo rispetto e lo chiediamo, sappiamo che questi posti vengono visti con diffidenza, ma per chi ha dei dubbi entri e controlli. Non vogliamo dare fastidio a nessuno. Vorremmo anche che venissero qui le scolaresche se sono interessate, per capire la nostra religione”.

DIVISIONI NELLA COMUNITA' ISLAMICA. Questa moschea nasce, anche se i diretti interessati tendono a smorzare, da un dissenso all'interno della comunità islamica forlivese, che ha ormai 4.000 fedeli in città. Il centro previsto di via Masetti tarda ad arrivare, e anche quando sarà disponibile con il cambio di destinazione d'uso, ci vorranno troppi soldi per ristrutturarlo. Inoltre è stato acquistato a un prezzo troppo alto per il suo valore. Insomma, questo ha aperto un dissidio strisciante ormai da anni nella comunità islamica di via Fossato Vecchio. “E' stato un errore grandissimo e li ci sono anche i nostri soldi”, riconoscono alcuni fedeli presenti. “Quando aprirà potremo chiudere qui ed andare di là tutti assieme”, dice Didine per riconciliare, ma il problema è che quella struttura è troppo fuori dalla città, ai margini della zona industriale, “molti non hanno la macchina, a volte bisogna andarci di sera per la preghiera, la benzina costa caro”. Insomma, non è funzionale. Meglio, quindi, ragionare subito su un'alternativa, “senza attendere chissà quanti altri anni”. E poco alla volta la gran parte dei fedeli di via Fossato Vecchio hanno scelto la seconda strada. “Qui siamo vicini a casa e possiamo arrivarci in bicicletta”, illustrano. Mentre parlano effettivamente i fedeli arrivano alla spicciolata in bici e a piedi, salutandosi con un 'salam'.

Non è piaciuta neppure la soluzione provvisoria del tendone esterno per il ramadan in via Masetti, con la calura di agosto, col risultato che alcune centinaia di musulmani la scorsa settimana hanno celebrato la fine del mese di ramadan proprio nella nuova moschea di via Oliverotto Fabbretti, una “prova del fuoco” e di disagi grossi non ce ne sono stati.

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