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Cronaca

Messa delle Ceneri "a porte chiuse" in Cattedrale: "Non sarà un virus ad allontanarci dall'amore di Dio"

Sono le parole pronunciate dal vescovo Livio Corazza durante l'omelia della messa del Mercoledì delle Ceneri, celebrata in una Cattedrale "a porte chiuse", riservata solo alle voci del coro alla luce delle restrizioni imposte dall’ordinanza per contrastare la diffusione del Coronavirus sul territorio

"Non sarà un virus ad allontanarci dall'amore di Dio, nè ordinanze e nè polemiche superficiali. Anzi le prove che dovremo affrontare ci aiuteranno ad essere più forti nella fede e nell'amore". Sono le parole pronunciate dal vescovo Livio Corazza durante l'omelia della messa del Mercoledì delle Ceneri, celebrata in una Cattedrale "a porte chiuse", riservata solo alle voci del coro alla luce delle restrizioni imposte dall’ordinanza per contrastare la diffusione del Coronavirus sul territorio, e trasmessa da TeleRomagna e sulla pagina Facebook della Pastorale Giovanile della Diocesi di Forlì-Bertinoro. "I mezzi di comunicazione ci aiutano a sentire meno dolorosa questa chiusura della cattedrale e siamo qui sull'altare della Madonna del Fuoco a sentire davvero vicino a noi la sua materna protezione, perchè sappiamo come Lei fidarci del Signore", ha introdotto Corazza la funzione.

La Messa del Mercoledì delle Ceneri "a porte chiuse"

E proprio nel giorno della trasmissione via social della Messa delle Ceneri, il vescovo Livio ha puntato forte sulla necessità di riscoprire le relazioni con le persone più care, "mettendo nel cassetto" il telefonino, "dominando elementi di schiavitù e non lasciandoci dominare. Vedere il periodo di Quaresima come "una palestra per tonificare lo spirito attraverso delle rinunce per dare il meglio di noi stessi". "Mai avrei immaginato di celebrare la Messa delle Ceneri in un duomo a porte chiuse per ottemperare alle richieste delle autorità governative regionali - è l'esordio dell'omelia -. Questo non significa cancellare il grande evento dell'inizio della Quaresima, condividendolo in modo diverso ed insolito e speriamo unico. Resta comunque sempre un periodo di quaranta giorni di liberazione dalla nostra schiavitù, un periodo nel quale intensificare le tre proposte evangeliche, ovvero quella del digiuno, dell'elemosina e della preghiera".

Un periodo, ha proseguito Corazza, "che darà pienamente i suoi frutti solo se riconosciamo che c'è bisogno di conversione quaresimale, perchè tutti siamo schiavi di qualcosa, prigionieri di catene invisibili. Un periodo che darà buoni frutti se comprendiamo che è necessario cambiare qualcosa nella nostra vita, se risconosciamo il bisogno di esplorare il deserto dell'anima, fatto di silenzio, di pulizia dalle dissipazioni, come spesso diceva Annalena (Tonelli, ndr), assumendo la nostra vita e decidendo che è possibile cambiare". Dal vescovo un invito a non rassegnarsi: "Se non ci crediamo e ci accontentiamo dei fioretti infantili la Quaresima sarà inutile. E se sarà inutile la Quaresima sarà inutile anche la Pasqua. Senza Quaresima non ci sarà Pasqua".

Corazza è tornato quindi sulla celebrazione senza fedeli: "Non dimentichiamo che questo Sacrificio è stato fatto a fin di bene per salvare la vita delle persone, con un'iniziativa di prevenzione senza precedenti che impedisca il propagarsi del virus. E' un applicare il digiuno dalle nostre abitudini e stili di vita per salvaguardare la nostra vita e chi abbiamo accanto". Quindi il secondo invito dell'omelia, ad "impegnarci in un altro tipo di digiuno. I nuovi mezzi di comunicazione hanno cambiato la nostra vita. Ma siamo anche più schiavi. La proposta è semplice e l'ho detto anche anche alle coppie di fidanzati: a pranzo, a cena e a letto mettiamo i cellulari in un cassetto. E fa anche rima. Proviamo. Potremo avere delle belle sorprese. Riscoprire una relazione personale con i nostri familiari ed i nostri amici".

Il vescovo si è focalizzato anche sulla celebrazione del Mercoledì delle Ceneri: "E' stato sempre un momento particolarmente caro e vissuto dai Cristiani da secoli con grande partecipazione.  La decisione di celebrare la messa in questo modo mi è costata moltissimo. Constatavo come abbiamo dedicato tutto l'anno alla celebrazione dell'Eucarestia, invitando alla partecipazione, all'animazione e mi ritrovo in questa circostanza a vietare la partecipazione alla stragrande maggioranza dei fedeli. Questo è davvero molto singolare, ma è quello che è capitato. Andando oltre il rammarico e la sofferenza, mi chiedo cosa ci sta dicendo il Signore. Inanzitutto viene messo alla prova il desiderio di partecipare alla messa. Forse qualcuno lo sta avvertendo proprio di fronte alla mancanza e alla difficoltà. Il digiuno eucaristico ci può aiutare ad accorgerci del desiderio della celebrazione eucaristica. Non c'è una vera preghiera senza desiderio. E allora coltiviamolo il desiderio della preghiera, ad esempio in famiglia. Cogliamo da questo evento una sollecitazione per pregare un po' di più e meglio in famiglia".

Corazza ha quindi voluto "mettere in guardia dal rischio della lamentela, della rabbia, della protesta, come stanno facendo in tanti. Noi Cristiani dobbiamo leggere con gli occhi di Dio le vicende della nostra vita, in un modo positivo. Ci sono alcuni, che pensando di fargli un favore, scommettono che tutto questo sia un castigo di Dio, dimenticando che Dio ci invita ad amare i nostri nemici. Sarebbe incoerente se si dimostrasse vendicativo nei confronti di chi lo offendo o verso coloro che predicano una morale distante dalla parola del Signore. Dio non è così. Egli è un Padre e ama i suoi figli". All'interrogativo "Ma dov'è Dio?", una "richiesta legittima", la risposta di Corazza è immediata: "Noi siamo il volto di Dio".

Il terzo focus è sul dono: "L'elemosina non è tanto donare delle cose, ma il dono più prezioso che abbiamo. Donare il nostro tempo e il nostro modo di vivere, attraverso anche gesti concreti". "E' una Quaresima speciale - ha proseguito, sempre facendo riferimendo all'emergenza coronavirus - e potrebbe diventare un'occasione perduta o una risorsa per purificare la nostra fede ed aumentare il desiderio di partecipare alla messa e coltivare la partecipazione alla vita della comunità, che adesso ci viene ostacolata. Il Signore sa trarre il bene anche dal male. E spero che da questa vicenda nascono abitudini e stili di vita di preghiera in famiglia, una maggiore comunione in famiglia e il desiderio di ritrovarci insieme, non dandolo per scontato nella messa domenicale, famiglie tra famiglie". E il finale toccante: "Non sarà un virus ad allontanarci dall'amore di Dio, nè ordinanze e nè polemiche superficiale. Anzi le prove che dovremo affrontare ci aiuteranno ad essere più forti nella fede e nell'amore, testimoniando il volto di un Dio che è il volto di Gesù Cristo".

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