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Domenica, 28 Aprile 2024
Il ricordo

Per vent'anni al suo fianco, don Luigi Casamenti ricorda don Lino Andrini: "Faceva crescere le persone"

Lo immagina come un “artigiano”, come un “fabbro che sapeva lavorare la materia che era l’umano”

Il 25 marzo 2004, festa dell’Annunciazione, si spegneva don Lino Andrini, storico sacerdote di Coriano. E lunedì alle 18,30, nella chiesa di San Giovanni Battista in via Pacchioni, la parrocchia lo ricorderà nel ventennale della sua scomparsa con una messa che sarà celebrata dal vescovo Livio Corazza insieme al parroco don Enzo Scaioli. Don Pierluigi Casamenti, attualmente parroco di Santa Maria Lauretana in Bussecchio, è stato cappellano di don Lino per vent'anni. Lo immagina come un “artigiano”, come un “fabbro che sapeva lavorare la materia che era l’umano”, che “sapeva assestare I colpi giusti, proporre passi educativi alle persone”.Per esempio, “aiutava chi aveva avuto delle difficoltà nella vita” senza essere “appariscente”, ma “ricordando il suo stesso passato”. Cioè “quando vedeva un altro che nella sua storia aveva delle difficoltà, lo aiutava immedesimandosi in tale condizione”.

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Allora cappellano, don Casamenti aggiunge: “io vedevo solo l’aiuto spicciolo, mentre lui partiva da un retroterra personale”, certe volte nacquero piccoli contrasti proprio perché “non avrei aiutato con lo stesso slancio”. Il “fabbro” don Lino “in qualche modo era esperto” nel “forgiare” le persone “ma anche lui guardava con stupore il risultato della sua arte educativa”, “anche lui poteva essere sorpreso da una persona” andando al di là del semplice “aiuto” ma favorendo davvero una crescita, un cambiamento, una conversione del prossimo.

Era inoltre un “tipo curioso”: “attento a quello che succedeva nel mondo, leggeva sempre il giornale, s’interessava degli accadimenti anche a livello mondiale”. Era attratto un po’ di tutto: matematica, economia, elettrotecnica comprese, come “un prete di una volta che doveva cavarsela tra mille eventualità”. Teneva alle amicizie, anche nel tempo, “invitava gente a cena, nella canonica o andava lui nelle case, instaurava discussioni, progetti insieme, si lasciava correggere se vedeva che l’altro ne sapeva più di lui”. Insomma, “attingeva da tutti”: “se era interessato andava proprio da tutti, aveva voglia di stare a contatto con le persone, anche quelle lontane che avevano competenze su alcune materie”.

La sua caratteristica “insuperabile”, però, era “quando doveva affrontare un problema, s’industriava in modo tenace, provando e riprovando più strade, più tentativi, perché desiderava arrivare alla soluzione di quel problema”. Infatti, “quando aveva in testa una cosa, in cuor mio ero sicuro che don Lino ci sarebbe arrivato”. Stando vicino a lui si poteva constatare che “faceva crescere le persone”, sapendo farne fruttare talenti.  

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