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Cronaca Forlimpopoli

Piadina Romagnola, la 'tutela' è d'obbligo: giro d'affari da quasi 100 milioni di euro

Imponenti i numeri della Piadina come giro d’affari. In Romagna la produzione ha raggiunto i 35 milioni di kg per un fatturato di circa 70 milioni di euro, che salgono a 92 se si considerano le zone contigue di San Marino e dell’Emilia

Per la prima volta nella sua lunga storia la Piadina Romagnola ha un Consorzio di tutela: il Consorzio di Promozione della Piadina Romagnola. Quattordici i produttori coinvolti, in rappresentanza di tutta la zona di lavorazione consentita dal Disciplinare, da Rimini a parte della Provincia di Bologna (9 comuni sul tracciato del fiume Sillaro), passando per Forlì-Cesena e Ravenna. La presentazione è avvenuta oggi pomeriggio a Casa Artusi alla presenza dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni. Il Consorzio è il passo successivo all’ottenimento nel gennaio scorso del riconoscimento IGP (transitorio a livello nazionale), in attesa che si esprima in merito la Commissione Europea.

Sulle polemiche di questi giorni sul riconoscimento Igp, il presidente del Consorzio Elio Simoni ha replicato:  “Mi chiedo se chi ostacola il riconoscimento Igp della Piadina romagnola, a distanza di ben undici anni, abbia ancora oggi compreso i termini della questione: che non riguarda la diatriba tra chioschi o produzione industriale, bensì la salvaguardia di un prodotto nel suo territorio di origine. Il Consorzio, che raggruppa circa il 50% dei produttori, si è posto come obiettivo la tutela del territorio e della sua piadina. Il Disciplinare di produzione della indicazione geografica protetta della Piadina Romagnola è essenzialmente questo: fissa dei paletti rigidi e ben precisi sulla zona di produzione, gli ingredienti, la sua storia, i controlli e la commercializzazione. È uno strumento di tutela che va a vantaggio di tutte le imprese del territorio, grandi e piccole”.

Dello stesso avviso anche l`Assessore regionale Tiberio Rabboni che si e` detto stupito delle polemiche di questi giorni: “Sono singolari le prese di posizione di questi giorni. Eravamo tutti d`accordo sul Disciplinare e invece scopriamo che qualcuno non lo e` più` quando la procedura nazionale sul riconoscimento Igp della piadina e` chiusa e ora solo gli altri paesi europei posso avanzare obiezioni in merito. Col disciplinare approvato la Romagna ha dato prova di coesione, conciliando le diverse tradizioni e valorizzando le diversita`. Sono certo che Bruxelles dara` seguito al riconoscimento, tutelando un prodotto che e` un patrimonio di tutta la Romagna”.

Diverse le iniziative del Consorzio tese alla valorizzazione del prodotto. Due nell’immediato: una degustazione a Bruxelles davanti alla Commissione Europea illustrando storia, peculiarità, caratteristiche di questo prodotto simbolo della Romagna; la partecipazione a Vinitaly (Verona 7-10 aprile), dove la Piadina Romagnola sarà il ‘pane ufficiale’ al ristorante del Padiglione dell’Emilia Romagna, visitato ogni anno da migliaia addetti ai lavori da tutto il mondo.

Quattordici in questa prima fase (al 22 marzo) le aziende artigianali o semi-industriali che animano il Consorzio, “numero destinato a crescere in fretta dal momento che sono in corso di valutazione nuove adesioni da parte di piccole e medie aziende del settore”, ha dichiarato ancora Simoni.

Queste le aziende: Adp (Riccione), Alimenta Produzioni (Riccione), Compagnia della Piada (San Giovanni in Marignano - Rn), Piadina Le Vele (Bellaria Igea Marina), Riviera Piada (Rimini), Piada d’Oro (Saludecio - Rn), Acquamarina (Coriano - Rn), Alla Casalinga (Roncadello Forlì), Come una volta (Forlì), Gitoma (Bagnacavallo - Ra), Deco Industrie (Bagnacavallo), Gastone (Ravenna), Graziano Piadina Romagnola (Massa Lombarda), Negroni (Castel Guelfo – Bo).

Imponenti i numeri della Piadina come giro d’affari. In Romagna la produzione ha raggiunto i 35 milioni di kg per  un fatturato di circa 70 milioni di euro, che salgono a 92 se si considerano le zone contigue di San Marino e dell’Emilia. E a questi numeri vanno aggiunti i fatturati dei chioschi, veri testimonial dell’artigianalità del prodotto, diffusi in ogni angolo della Romagna e il cui giro d’affari è stimato in ulteriori 15/20 milioni di euro.

Riguardo ai canali di acquisto del prodotto, il 76% avviene nella Grande distribuzione (Gdo), il restante nell’Horeca. Guardando infine alle aree di vendita, la Piada si afferma come prodotto nazionale, con il 32% nel Nord-Est, il 31% nel Nord-Ovest, il 18% al Centro, il 19% al Sud.

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