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Polemica sull'aeroporto, replica la Lega: "La rabbia di chi è rimasto orfano del potere"

L'aeroporto diventa terreno di scontro politico. A far scattare la miccia è stata la visita dei sottosegretari Molteni e Morrone della Lega, giovedì sera

L'aeroporto diventa terreno di scontro politico. A far scattare la miccia è stata la visita dei sottosegretari Molteni e Morrone della Lega, giovedì sera. In tale occasione i vertici della società di gestione FA Srl Giuseppe Silvestrini e Sandro Gasparrini hanno presentato le loro richieste per quanto riguarda l'impegno dello Stato, con il ritorno dei servizi quali i vigili del fuoco e la polizia di frontiera. A fare da cornice alla visita c'erano rappresentanti della Prefettura e i vertici di tutte le forze dell'ordine, dal Comandante provinciale dei Carabinieri al Questore, fino al Comandante della Guardia di Finanza. Mancavano, però, i rappresentanti del Comune di Forlì, che non sono stati invitati al sopralluogo all'aerostazione. Il sindaco Davide Drei ha censurato tale comportamento parlando di “passerella elettorale”, criticando la presenza del candidato sindaco del centro-destra Gian Luca Zattini e non quella del primo cittadino, ha precisato Drei, “prima carica istituzionale che rappresenta tutti i cittadini forlivesi”.

“Questo è il momento di dimostrare il senso delle istituzioni e il vero amore per la città, secondo una logica di collaborazione di tutti i poteri dello Stato e dei territori, e non secondo altre logiche che, anziché rafforzare il progetto di rilancio, lo indeboliscono”, ha criticato Drei. Duro anche Marco di Maio su Facebook: “Per anni hanno detto che al posto dell'aeroporto di Forlì bisognava farci un parco giochi; poi hanno fatto il tifo perché andasse tutto a rotoli; infine hanno gridato allo scandalo quando è uscito il bando (a cui nessuno credeva) per la gestione, pronosticando che sarebbe fallito. Dopo non averne azzeccata una e non aver mosso un dito per rendere possibile l'investimento dei privati che stanno portando lo scalo alla riapertura, ora hanno la faccia tosta di presentarsi in aeroporto con sottosegretari, scorte, uomini e donne di partito, costringendo gli imprenditori e le forze dell'ordine (che saranno chiamate a risponderne) a mostrarsi in foto secondo la più becera forma di propaganda”.

Continua il deputato dem: “Il tutto senza invitare le altre istituzioni, neppure il sindaco della città; c'era però il sindaco di Meldola, che con l’aeroporto non c’entra nulla, ma 'casualmente' è candidato a sindaco di Forlì. Questo è il senso del "gioco di squadra" secondo la Lega: partito e istituzioni per loro sono la stessa cosa, tutto il resto non conta o non deve esistere. Come nel Ventennio. Non ci rassegneremo mai a questo modo di fare”.

Arriva a ruota la risposta di Daniele Mezzacapo della Lega: “L’onorevole Marco Di Maio ha perso la testa e il sindaco Davide Drei non è da meno. Hanno sollevato una polemica strumentale sul nulla, imbastendo falsità che è fin troppo facile smascherare. L’aeroporto di Forlì rappresenta uno dei più eclatanti scivoloni del Pd. Da quello bolognese, che lo voleva chiuso per sempre, all’operazione Halcombe, sposata proprio dal Pd forlivese e in particolare da Drei e Di Maio (vedi la copiosa testimonianza di foto e dichiarazioni a sostegno del fallimentare progetto), che ha portato a anni di stallo, a una situazione disastrosa per lavoratori ed economia locale e al rischio concreto di perdere per sempre l’opportunità di mantenere attivo lo scalo. Di Maio e Drei, al posto di sterili polemiche, dovrebbero ringraziare l’imprenditoria locale, che ha consentito a Forlì di riattivare lo scalo, e l’attuale Governo, che ha sostenuto un progetto lungimirante a vantaggio di tutto il territorio romagnolo. Le critiche pretestuose e strumentali di Di Maio e Drei alla visita di cortesia che due parlamentari e sottosegretari leghisti hanno fatto in aeroporto si commentano da sole. E’ la rabbia di chi è rimasto orfano del potere che il partito di appartenenza ha manovrato a piene mani per anni e oggi si ritrova ai margini della scena politica per manifesta incapacità”.

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