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Cronaca

Prete ricattato. Revocati i domiciliari per i due giovani

Revocati gli arresti domiciliari per i due giovani omosessuali che avevano ricattato don Franco Zaghini, l'ex abate di San Mercuriale. Il provvedimento è stato firmato dal gip

 Revocati gli arresti domiciliari per i due giovani omosessuali che avevano ricattato don Franco Zaghini, l’ex abate di San Mercuriale. Il provvedimento è stato firmato dal gip: ora i due ragazzi, rispettivamente di 24 e 25 anni, si devono presentare quotidianamente dai carabinieri del comando di Corso Mazzini per l’obbligo di firma. L’avvocato dei due ragazzi, Fabrizio Ragni, ha ratificato il patteggiamento con il pubblico ministero Fabio Di Vizio.

 

RISARCIMENTO - In autunno i due ragazzi compariranno davanti al giudice Luisa Del Bianco per la formalizzazione dell’intesa tra difesa e procura. L’accordo prevede il risarcimento a don Zaghini di circa 5mila euro e una condanna a due anni di reclusione. La vicenda ha mosso i primi passi l’8 aprile scorso, quando al centralino dei Carabinieri giunsero due telefonate da don Zaghini. L’ex abate di San Mercuriale disse di esser stato tormentato da due ragazzi per alcuni lavori alla chiesa.

 

IL CASO - I due giovani, ascoltati dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, diretti da Cristiano Marella, rilevarono di avere una relazione dietro compenso economico con il sacerdote. Ma il rapporto si incrinò quando i due ragazzi avevano scoperto che il prete frequentava un giovane romeno, sempre dietro pagamento. A quel punto i due avevano cominciato a pretendere più soldi per il loro silenzio. Il vescovo aveva provveduto alla sospensione dell’abate.

 

L’IPOTESI DI PEDOPORNOGRAFIA - Gli uomini dell’Arma hanno perquisito la canonica e analizzato i computer. Nelle mani degli inquirenti sono finiti filmati sospetti. Questo ha portato all’apertura del fascicolo sul prelato per il possesso di materiale pedopornografico. Si tratta di un campo di imputazione di competenza della Procura distrettuale anti-mafia di Bologna. Resta a Forlì il caso dell’estorsione, aperto dal pm Di Vizio, destinato dopo circa quattro mesi ad esser chiuso.

 

 

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