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Cronaca

Arrivano le prime bollette di Alea, ma in molti ancora non vedono il risparmio: ecco i motivi

Nessun cambiamento sostanziale nel passaggio dai cassonetti stradali alla tariffa porta a porta puntuale: è quanto stanno riscontrando i forlivesi con il recapito delle prime bollette Alea

Nessun cambiamento sostanziale nel passaggio da Hera ad Alea, dai cassonetti stradali alla tariffa porta a porta puntuale: è quanto stanno riscontrando i forlivesi con il recapito delle prime bollette dei rifiuti dell'epoca Alea.  Nei giorni scorsi sono state emesse 55.239 bollette, che fatturano il servizio di raccolta rifiuti dei primi sei mesi dell’anno, da gennaio a giugno. Ma aprendo le buste i forlivesi stanno trovando, in molti casi, gli stessi importi della Tari col sistema precedente, mentre erano stati promessi dei risparmi medi del 15-20%. Come è possibile? A spiegarlo è Paolo Contò, direttore uscente di Alea Ambiente.

La società pubblica dei rifiuti vede in questi giorni un cambio di management. Da lunedì scorso il nuovo direttore in carica è Paolo Di Giovanni, mentre Contò lo affianca nel passaggio delle consegne. Per avere delucidazioni sulle prime fatture ForlìToday ha sentito Contò, in quanto è sotto la sua dirigenza che sono partite le oltre 55mila bollette che stanno arrivando nelle case dei forlivesi o arriveranno nel giro di pochi giorni, e ha seguito la questione personalmente.

Contò, molti forlivesi stanno ricevendo fatture che ricalcano i vecchi costi della Tari dell'anno scorso, ma era stato promesso un risparmio. Come mai?
“Per il primo trimestre del 2019, a Forlì, il calcolo è secondo la vecchia tariffa. Questo perché la nuova basata sui conferimenti del secco necessariamente parte con l'assenza dei cassonetti stradali, gli ultimi sono stati ritirati a fine marzo. Per il secondo trimestre, invece, il calcolo è un acconto con le nuove tariffe, precedendo una quota fissa e una quota variabile stimata, non essendoci uno storico, a 5 chili di secco per abitante.  Per gli altri Comuni che sono partiti prima, invece, il calcolo del semestre è completamente con la nuova tariffa, anche qui con la parte variabile in acconto stimando un acconto calcolato su 10 chili di secco”.

Quindi diciamo che le prime bollette, essendo calcolate su stime e su un sistema misto di tariffazione non sono significative. Ma quando si potranno vedere i risparmi?
“Chi avrà un comportamento virtuoso col secco, stando nei minimi nel conferimento, vedrà il beneficio a conguaglio, nella parte variabile. Ma anche per la parte fissa ci sono cambiamenti: prima la tariffa era calcolata sui metri quadri della casa, per cui per esempio chi vive in una casa grande da solo (ad esempio gli anziani, ndr) pagava di più, ora invece si paga per il numero di persone presenti e i chili conferiti di rifiuto secco. In ogni caso, secondo le nostre simulazioni, ci sarà un risparmio medio complessivo (quello che è stato quantificato nel 15-20% alcuni mesi fa, ndr)”.

Oltre ai componenti del nucleo famigliare, il calcolo è sul peso del rifiuto o sul numero dei conferimenti?
“Le utenze speciali hanno un sistema di pesaggio (le utenze che hanno cassonetti di litraggio più ampio e vengono svuotati su chiamata, per intenderci i cassonetti a 4 ruote, ndr), per le altre (tutti i bidoni 'a due ruote' o più piccoli, che rientrano nel normale giro di raccolta, ndr) il calcolo viene fatto pesando il rifiuto raccolto in un periodo (semestrale o annuale, ndr) e ripartito per il litraggio del bidone domestico del secco. Questo dà il beneficio di livellare eventuali picchi anomali, se per esempio si conferisce il proprio secco in un giorno in cui per qualche motivo un vicino, nello stesso giro di raccolta, ha conferito qualcosa di molto pesante”.

I cittadini lamentano anche il pagamento dell'Iva al 10%, che prima non c'era.
“Non è che prima non ci fosse, semplicemente non la vedevano in bolletta. Essendo una tariffa, la voce dell'Iva al 10% è scorporata. Ma l'Iva si pagava anche prima, solo che non veniva evidenziata come voce autonoma”.

Per le utenze non domestiche c'è un vantaggio nello scorporo della voce dell'Iva?
“Anche per le utenze non domestiche sono cambiati gli elementi di calcolo della tariffa, ma se ci fosse una parità di condizioni, l'Iva detraibile, anch'essa nella quota del 10%, diventa un vantaggio secco del 10%. Anzi è il 10,5% il vantaggio”.

Perché pure di più?
“Perché prima c'era un contributo provinciale del 5%, una tassa, che veniva calcolato sull'importo con l'iva”.

Per le utenze non domestiche come funziona invece il calcolo della tariffa?
“Oltre a quanto conferito, in questo caso contano anche i metri quadri e il tipo di bidone richiesto”.

Perché diverse utenze non domestiche, quindi in sostanza aziende, stanno lamentando dei rincari?
“Stando ai primi dati stiamo riscontando che le utenze non domestiche contribuiscono per circa 22 chili di secco per abitante, un dato sorprendente anche per me, in sostanza i due terzi del vecchio 'indifferenziato' proveniva dalle utenze non domestiche. Dato che prima veniva raccolto tutto assieme il fenomeno non era quantificabile e il riparto dei costi di raccolta e smaltimento veniva suddiviso tra utenti domestici e non domestici in modo inverso”. 

Sta emergendo quindi che le aziende producono più rifiuto indifferenziato di quello che si credeva rispetto a un sistema precedente che non permetteva il riparto. Ma di fatto le aziende avendo più rifiuto finiranno per pagare di più.
“In certi casi sì. Ci sono margini di miglioramento modificando processi aziendali, andando verso processi più virtuosi. Certo è più complesso farlo in un'azienda che in una famiglia. In secondo luogo ci sono rifiuti che potrebbero essere separati seguendo non il ciclo del rifiuto urbano, ma con rifiuti raccolti a prezzi di mercato (come rifiuti speciali, ndr). Ci sono confronti in corso tra Alea e le associazioni di categoria”.

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