rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Il gruppo di scherma si mobilita per il suo istruttore: panini, furgone e due alloggi... e salvano 6 persone alla frontiera

Abita a Forlì da 20 anni, fa l'istruttore di scherma e parla con un simpatico accento romagnolo, ma nel suo cuore un posto particolare è per Kharkiv, la città dell'Ucraina in cui è nato

Abita a Forlì da 20 anni, fa l'istruttore di scherma e parla con un simpatico accento romagnolo, ma nel suo cuore un posto particolare è per Kharkiv, la città dell'Ucraina in cui è nato e ha trascorso i suoi primi 12 anni di vita. Kharkiv, al confine con la Russia, è una città grande come Milano, e dall'inizio della guerra è stato uno dei luoghi più bombardati. Ogni volta che Oleg Mishenko guardava la tivù o si messaggiava con suo cugino, che considera un fratello, gli si stringeva il cuore.

"Il 24 febbraio, alla mattina presto, mio cugino Stanislav, che abita nel quartiere dove sono nato, mi ha mandato un messaggio - spiega Oleg - Mi ha scritto che stavano scappando verso il rifugio con le prime cose che erano riusciti a prendere da casa perché avevano iniziato a bombardare il quartiere. Per tre giorni sono stati in un sotterraneo in mezzo alle tubature del gas e dell'acqua, con bambini che piangevano, urlavano, persone malate che si lamentavano. Una situazione terribile. Sentivano gli aerei arrivare e poi sganciare le bombe. In un giorno ne hanno sganciate sessanta, un vero incubo".

Il cugino di Oleg ha moglie e un figlio di 4 anni e dopo i tre giorni trascorsi dentro il sotterraneo è riuscito a uscire e prendere l'auto per scappare dall'altra parte della città, nella zona che sembrava meno bombardata. Ma anche qui c'era un militare ucraino che tirava missili e quindi sapevano che prima o poi sarebbe diventata zona pericolosa. A quel punto Oleg che non riusciva più a pensare ad altro che alla guerra, ha iniziato ad aggiornarsi sui canali di Telegram e ha iniziato a postare immagini su whatsapp e sui Social per cercare aiuto dalle persone che conosceva a Forlì.

"La solidarietà è stata immensa, anche nel gruppo della Scherma - continua Oleg - Praticamente si sono attivate un centinaio di persone, mandando oggetti utili, facendo collette, dando disponibilità a ospitare. La situazione, però, è continuata a precipitare e mio cugino è scappato con la macchina, insieme alla sua famiglia, vicino a Leopoli (un viaggio che normalmente è di 10 ore ma, in questa situazione, è durato 3 giorni) e da lì mi ha chiamato chiedendomi se potevo andare a prendere suo figlio e la moglie per metterli al riparo. Mi sono bastati pochi minuti, ho chiesto nel gruppo della scherma se c'era qualcuno disposto ad aiutarmi e subito due papà di ragazzi che si allenano, Carlo ed Enrico, hanno detto che sarebbero venuti con me. Un altro ha messo a disposizione un furgoncino, ci siamo incartati dei panini e la mattina dopo siamo partiti per Ubla, in Slovacchia al confine con l'Ucraina. Siamo arrivati che era notte e faceva molto freddo, meno 6 gradi. I volontari slovacchi sono stati molto ospitali, ci hanno fatto riposare dentro delle tende riscaldate in attesa dei miei familiari. Quando sono arrivati ci siamo abbracciati, erano molto spaventati, ma a quel punto abbiamo chiesto se c'era qualcun altro che voleva venire in Italia perché nel pullmino c'era posto per altre persone. Alla fine abbiamo ospitato anche un'altra mamma con un bambino di 5 anni e la nonna, anche loro di Kharkiv che stavano nelle tende sperduti e senza sapere dove andare. Li abbiamo convinti a venire con noi e ora sono molto contenti".

Oleg e tutti gli amici che gli hanno dato una mano sono riusciti con pochi mezzi, tanta volontà e un gran cuore a ridare un po' di serenità a sei persone, tra cui due bambini spaventatissimi e traumatizzati probabilmente per tutta la vita. "Ora i miei parenti vivono con mia madre qui a Forlì - spiega Oleg - mentre l'altro nucleo è stato ospitato da una famiglia di un ragazzo che fa scherma. Un atto di grandissima generosità. Li abbiamo portati dal dottore, ci stiamo occupando di loro, insieme al Comune, in tutto e per tutto. Vogliamo che riacquistino un po' di serenità e tranquillità. Sono molto colpito dall'immensa solidarietà dei forlivesi, ognuno ha dato quello che poteva con slancio e autenticità. In un momento così buio e triste è un bel messaggio di pace e fiducia nel futuro. Ho voluto raccontare questa storia non per avere meriti personali ma nella speranza che sia contagiosa e che qualcun altro, leggendo la mia storia, pensi che sia il modo giusto per aiutare la popolazione dell'Ucraina". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il gruppo di scherma si mobilita per il suo istruttore: panini, furgone e due alloggi... e salvano 6 persone alla frontiera

ForlìToday è in caricamento