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Cronaca

Progetto contro le discriminazioni Lgbt, 'Un secco no' rilancia: "Portiamo in piazza i contenuti censurati dal Comune"

Un invito a rivedere le proprie posizioni e permettere il completamento del progetto già deliberato dalla precedente amministrazione Drei, ma anche una manifestazione che si terrà sabato alle 16 in piazzetta della Misura

Un invito a rivedere le proprie posizioni e permettere il completamento del progetto già deliberato dalla precedente amministrazione Drei, ma anche una manifestazione che si terrà sabato alle 16 in piazzetta della Misura, nella quale verranno diffusi al pubblico i contenuti formativi che sono stati negati dal Comune di Forlì: è la contromossa delle associazioni “Un secco no” e “Delfi” che, col supporto di numerose altre associazioni forlivesi dell'ambito culturale e sociale, intendono protestare contro la decisione del municipio di bloccare l'iniziativa che avrebbe dovuto portare ad uno sportello contro le discriminazioni.

Il progetto bocciato nel dettaglio

La vicenda è ormai nota: il progetto è inserito in un programma di 10 iniziative, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, per 40mila euro di importo di cui 32.000 di fondi regionali e 8.000 euro delle associazioni partecipanti. Quello bloccato delle associazioni “Un secco no” e “Delfi”  ha un importo di 4.000 euro, di cui 720 euro cofinanziato dalle due associazioni e reca il nome di “servizi di prevenzione e contrasto alle violazioni dei diritti umani e alle diverse forme di prevaricazione legate al genere e all'orientamento sessuale”. Una delibera di giunta dello scorso aprile approvava le azioni che riguardavano il Comune ed in particolare una formazione specifica rivolta ai dipendenti del Comune di Forlì ad opera di professionisti indicati dalle associazioni “per incrementare la qualità, nello svolgimento delle mansioni di front office di ciascuno, della relazione e della comunicazione dell'utenza Lgbt+ e individuare buone prassi al fine di contrastare le discriminazioni e promuovere atteggiamenti e linguaggi inclusivi nei confronti degli utenti non eterosessuale o con un'identità di genere variante”, si specifica nel progetto. La formazione riguarda anche i volontari delle associazioni, animatori di un futuro sportello “anti-discriminazione” dedicato “all'ascolto e alla consulenza nei casi di discriminazioni omo-bi-transfobiche”. Tra l'altro si tratterebbe di una formazione di secondo livello, in quanto un corso base sulle stesse tematiche era stato realizzato lo scorso anno, all'interno di una convenzione col Comune appunto per creare uno sportello 'anti-discriminazione' al Centro famiglie, progetto che anch'esso si va ad arenare. La scadenza per completare tale attività formativa è alla fine dell'anno.

Dopo un'informativa in giunta comunale, l'amministrazione Zattini ha deciso di non dare seguito all'iniziativa, pur non essendo un ente finanziatore del progetto, con la motivazione che “in accordo al programma elettorale, l'amministrazione aderisce al modello della famiglia tradizionale”.  Un espressione che ha fatto scatenare una serie di proteste a sinistra e nelle associazioni impegnate contro la discriminazione. Di converso il sindaco Zattini ha ricevuto il sostegno del Popolo della Famiglia.

La protesta di “Un secco no” 

“Dopo un incontro informale con l'assessora alle Pari opportunità Andrea Cintorino ci era stato detto che il progetto sarebbe andato avanti, ma che era necessaria un'informativa in giunta per riguardarci. Poi dalla giunta è uscita questa decisione inattesa”, spiega Anna Falcini di 'Un secco no'. “Come associazione noi andiamo avanti con la nostra attività, che non è bloccata. Per quanto riguarda il progetto noi ci siamo attivati per poter svolgere l'azione concordata entro le scadenze. Se non verrà realizzata, è probabile che i fondi tornino alla Regione”. Pur essendo risultata vincitrice di un bando della Regione e avere fondi immediatamente erogabili, oltre che una delibera di giunta della precedente amministrazione che dà il via libera formale al progetto (avendo quindi le carte bollate dalla propria parte), l'associazione coinvolta non intende far valere le proprie ragioni in sede giudiziaria: “Non intendiamo sperperare le nostre risorse in battaglie legali infinite. Se c'è una rete di avvocatura solidale che ci vuole sostenere ci ragioniamo, ma non vogliamo scatenare conflitti su un tema che ha come obiettivo completamente l'opposto”.

L'assessore in Consiglio: "Non crediamo in una formazione specifica per Lgbt"

Per Falcini, nel programma generale anti-discriminazione, molto del quale ha come oggetto la donna, “c'è un focus sulle discriminazioni per orientamento sessuale, dato che questo genera violenza. Parliamo di dati: sono esseri viventi che hanno diritto di ricevere informazioni e protezione contro la discriminazione. Il fatto è che ci pensano già le discriminazioni a selezionare le persone da discriminare, non serve che lo facciano anche i decisori pubblici”.Quindi la manifestazione di sabato in piazzetta della Misura: “La formazione che non possiamo fare all'interno del Comune la faremo fuori, rivolta alla città”, sempre Falcini.

“Ciò che ci preme sottolineare è che il progetto proposto è come è stato approvato, rientrante nei criteri del bando. Non si dica che i fondi ottenuti dalla Regione vengono deviati ad altre finalità, perché sarebbe una strumentalizzazione”, spiega Andrea Spada dell'associazione “Delfi”. Polemico anche Lovodico Zanetti, presidente dell'Anpi provinciale: “Il Comune dovrebbe rispettare prima di tutto la Costituzione, invece ha introdotto una figura che non esiste, quella della 'famiglia tradizionale', mentre la Costituzione parla solo di 'famiglia'. All'articolo 3 invece si dice che la Repubblica dovrebbe rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Ed infine: “In tutta questa storia dobbiamo ancora capire come un progetto contro la discriminazione di persone con un orientamento sessuale diverso possa ledere la famiglia tradizionale”. 

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