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Cronaca

Da 70 a 100 euro, una "casa del piacere" in centro: a gestirla due insospettabili fratelli

E' quanto hanno scoperto gli agenti della Prima Sezione “Criminalità Organizzata e Straniera” della Squadra Mobile della Questura di Corso Garibaldi

Una "casa del piacere" nel centro storico di Forlì. E' quanto hanno scoperto gli agenti della Prima Sezione “Criminalità Organizzata e Straniera” della Squadra Mobile della Questura di Corso Garibaldi, che, al termine di un'attività investigativa coordinata dal sostituto procuratore Filippo Santangelo, hanno denunciato i gestori dell'"alcova". Si tratta di due fratelli romeni, rispettivamente di 40 e 38 anni, da tempo residenti a Forlì, accusati a piede libero di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante di avere commesso il fatto nei confronti di più donne.

Le tariffe si aggiravano dai 70 ai 100 euro a seconda della prestazione richiesta, tant’è che nelle giornate di maggiore afflusso, concentrate nei week-end, gli incassi potevano sfiorare anche il paio di migliaia di euro. Entrambi gli indagati, pur non essendo incensurati, non avevano mai dato sospetto di sé in città e tanto meno il 40enne, apparentemente tranquillo operaio e padre di famiglia. Le due ragazze, una 24enne, l’altra 27enne, anche loro rumene, sono risultate incensurate e non soggette a costrizione. Una terza donna, di cui sono state rilevate “tracce”, non è stata invece identificata.

LA SEGNALAZIONE - I fatti risalgono a qualche settimana fa. Prima di Natale, i residenti di una via del centro hanno segnalato alla Polizia il fastidio e la preoccupazione arrecati dal continuo via vai di uomini, soprattutto nelle ore serali e notturne, coincidente con la fresca occupazione di un appartamento da parte di due giovani donne dell’est, una bionda, l’altra mora. Gli investigatori, una volta accertato che effettivamente quell’andirivieni era riconducibile all’offerta di incontri sessuali a pagamento (alcuni clienti, identificati all’uscita, sono stati ascoltati come testimoni), hanno anche verificato che l’alcova era stata avviata dai due fratelli romeni.

Uno dei due, per non insospettire il proprietario dell’appartamento, aveva giustificato la locazione per motivi abitativi della sua famiglia (vive da tempo a Forlì con la moglie e una figlia piccola, ed essendo da tempo occupato stabilmente come operaio, aveva le “carte in regola” per garantire la solvibilità del canone mensile) ma in realtà non vi si era mai trasferito, mantenendo la sua precedente residenza. L’altro, invece, si sarebbe occupato della sistemazione interna post-locazione.

L'APPARTAMENTO - Nell'appartamento, un monolocale di discrete dimensioni situato all’ultimo piano di una palazzina di recente ristrutturazione, erano stati ricavati due ambienti predisponendo un “separé” in legno, cosicché ciascuna delle due poteva liberamente e “riservatamente” ricevere i propri clienti. Quando, invece, non lavoravano, le due donne “rincasavano” dai due indagati; una di esse era fidanzata con il 38enne, l’altra con un terzo fratello dei due indagati, che al momento dell’intervento si trovava da qualche giorno in Romania e nei cui confronti le indagini non hanno fatto emergere responsabilità dirette (ma che difficilmente poteva essere all’oscuro di come la ragazza si guadagnasse da vivere).

LE INDAGINI - L'appartamento ed i due uomini sono stati tenuti sotto osservazione, poi è scattato l’intervento, coordinato dal sostituto procuratore Filippo Santangelo, che ha disposto le perquisizioni a carico degli indagati. Scattato il blitz, è risultato che l’abitazione, di fatto, era abitato solo per alcune ore al giorno, cioè limitatamente alle fasce orarie in cui le due donne esercitavano la prostituzione. I clienti potevano raccogliere l’offerta trovandola tra le tante inserzioni dello stesso tipo su internet, dove le ragazze avevano pubblicato alcune fotografie, in biancheria intima ed anche completamente nude, con in primo piano ed in “bella mostra” anche le loro parti intime.

LE TARIFFE - Per un rapporto sessuale occorreva sborsare dai 70 ai 100 euro a seconda della prestazione richiesta, tant’è che nelle giornate di maggiore afflusso, concentrate nei week-end, gli incassi potevano sfiorare anche il paio di migliaia di euro. Nell'abitazioni perquisite sono state trovate tracce utili per completare le accuse, cioè i tradizionali “strumenti” del mestiere come profilattici, salviette e materiale lubrificante. Trovati anche telefoni cellulari attivati e utilizzati unicamente come riferimento telefonico da inserire nell’annuncio, ma anche documentazione riferibile alla locazione dell’appartamento ed un pc portatile usato per la connessione a internet per l’inserimento di foto e annunci.

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