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Cronaca

Provincia di Romagna, tutti i dati. Ha 1.125.000 abitanti

Il nome esatto sarà quindi "Provincia di Romagna". E' l'unica provincia, assieme alla Lucania, che non prende il nome dei precedenti capoluoghi.

La Provincia di Romagna è nata ufficialmente. Con il decreto legge 188 pubblicato in Gazzetta Ufficiale venerdì scorso, la provincia unica diventa realtà. L’articolo 2 del decreto, infatti, tira una riga sopra le tre vecchie province romagnole dal 1 gennaio 2014: nell’elenco compare la dicitura ufficiale  “Provincia di Romagna in luogo delle Province di Forlì-Cesena, di Ravenna, di Rimini”.
 
Il nome esatto sarà quindi “Provincia di Romagna” e non “della Romagna” o “Provincia Romagna”. Sotto questa etichetta si raduneranno 1.125.776 abitanti (dati Istat aprile 2012) e 5.097 km quadrati. Per poche migliaia di abitanti sarà la seconda provincia per popolazione in Emilia-Romagna, dopo Modena-Reggio Emilia (1.241.595 abitanti), e superiore all’area metropolitana di Bologna (1.001.163 abitanti).
 
PROVINCIA SENZA NOMI DI CITTA.
La riforma delle Province nelle regioni a statuto ordinario ha visto accorpamenti, rigorosamente in ordine alfabetico, delle precedenti province. Le nuove aree territoriali prendono il nome dei precedenti territori uniti da trattini (per esempio: Cremona-Lodi-Mantova). Le uniche due eccezioni, con la riformulazione del nome senza i nomi degli ex capoluoghi, sono appunto la Provincia di Romagna e la Provincia di Lucania (frutto della fusione delle province di Matera e Potenza). Di fatto nella Regione Basilicata ci sarà una sola Provincia, quella di Lucania. Tuttavia, le nuove province potranno cambiare nome anche in un secondo momento, con Decreto del Presidente della Repubblica, sentite le Regioni.
 
MATRIMONIO A TRE.
In gran parte degli accorpamenti di province sono due le vicine che si sono unite in matrimonio forzato. Fanno eccezioni i toscani dove addirittura la fusione ha riguardato 4 ex province (Pisa, Livorno, Lucca, Massa Carrara per una super-provincia tirrenica). Poi le unioni “a tre”, che sono state 6 tra cui quella romagnola: Como-Lecco-Varese, Cremona-Lodi-Mantova, Romagna,  Ascoli Piceno-Fermo-Macerata, Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, area metropolitana di Firenze (che ingloba Prato e Pistoia).
 
CAPOLUOGO
Sulla definizione del capoluogo il decreto legge definisce come “capoluogo naturale” Ravenna, ma non mancano sorprese. Infatti il testo di legge recita che “diviene capoluogo di Provincia il Comune, tra quelli già capoluogo di Provincia, avente maggior popolazione residente, salvo il caso di diverso accordo, anche a maggioranza, tra i medesimi comuni”. Ravenna è il comune col maggior numero di abitanti in Romagna (159.790), seguita da Rimini (145.033) da Forlì (119.021) e da Cesena (97.409). Tuttavia, nei matrimoni a tre, come nel caso romagnolo, tecnicamente ci potrebbe essere la possibilità anche di un accordo a due, a maggioranza, per “spodestare” la regina in pectore, Ravenna. Forlì-Cesena ha già avanzato l'ipotesi che, dal momento che la legge istitutiva del 1992 non precisa quale sia il capoluogo di provincia, sia da sommare la popolazione dei due centri, in tal caso sarebbe il "capoluogo di precedente provincia" più grande.
 
NIENTE SEDI DECENTRATE.
Ad acuire la rivalità tra le diverse città romagnole ci potrebbe essere inoltre la previsione, per decreto, che “Gli organi di governo delle province hanno sede esclusivamente nel Comune capoluogo di Provincia e non possono essere istituite sedi decentrate”. Resta da capire se il divieto di sedi decentrate è tout-cort per tutti gli uffici o solo per gli organi di governo elettivi (Consiglio Provinciale e Presidente). C'è inoltre chi sosterrebbe che tale prescrizione sia valida anche per gli uffici decentrati dello Stato (questure, prefetture etc) in quanto è sotto l'articolo intitolato sulla riorganizzazione degli organi dello Stato, ma in verità nel testo di legge questo non è enucleato.
 
FUNZIONI
Il decreto impone poi una cura dimagrante alle future province. Infatti, queste attualmente operano per una piccola percentuale su funzioni definite da legge statale, mentre in gran parte le funzioni espletate derivano da deleghe della Regione. Per esempio le province dell’Emilia-Romagna lavorano su lavoro e formazione, ambiente, pianificazione territoriale, agricoltura e caccia per volontà della Regione. Questo non potrà più essere possibile, in quanto il decreto legge recita che “le Regioni con propria legge trasferiscono ai Comuni le funzioni già conferite alle Province dalla normativa vigente salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, tali funzioni siano acquisite dalle Regioni medesime. In caso di trasferimento delle funzioni ai sensi del primo periodo, sono altresì trasferite le risorse umane, finanziarie e strumentali. Nelle more di quanto previsto dal primo periodo le funzioni restano conferite alle Province”. Il personale segue le funzioni, ma attenzione perché il decreto legge prevede che “le relative dotazioni organiche saranno rideterminate, tenendo conto dell’effettivo fabbisogno”.
 
POLTRONE AZZERATE E POLITICI “GRATUITI”.
Due le regole per tagliare i costi della politica nelle Province. Fin da subito saranno azzerate le giunte provinciali: “A decorrere dal 1° gennaio 2013 la giunta è soppressa e le relative competenze sono svolte dal Presidente della Provincia, il quale può delegarle ad un numero di consiglieri provinciali non superiore a tre”. La seconda rende gratuita la carica di Presidente della Provincia e di Consigliere: “Ai sindaci e ai consiglieri comunali che rivestano altresì la carica di presidente di provincia o di consigliere provinciale non può essere corrisposto alcun emolumento ulteriore rispetto a quello loro spettante per la carica di sindaco e di consigliere comunale”.

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