rotate-mobile
Cronaca

Regolamento del Consiglio Comunale, il Comune prova a fare la sua "legge bavaglio"

Il Comune di Forlì è in procinto di varare la sua “legge bavaglio”. La bozza del provvedimento arriva in piena estate, sotto forma di nuovo regolamento del Consiglio Comunale

Il Comune di Forlì è in procinto di varare la sua “legge bavaglio”. La bozza del provvedimento arriva in piena estate, quando di solito cala l'attenzione, sotto forma di nuovo regolamento del Consiglio Comunale. A proporre tale bozza è paradossalmente l'assessorato alla Trasparenza, che - come spesso capita quando si scelgono nomi altisonanti -, finisce nel praticare il contrario del proposito contenuto nella denominazione. L'assessorato guidato da Maria Grazia Creta contiene anche forti limitazioni per quanto riguarda la libertà di informazione sull'attività del Consiglio Comunale e produce uno dei tanti “mostri” di ipertrofia normativa che spesso produce l'ente pubblico (forse quando non sa bene cosa fare).

A segnalare la differenze tra il regolamento attuale e la futura bozza è il Movimento 5 Stelle. Tra le novità negative che spiccano è per esempio l'eliminazione dell'obbligo di presenza degli assessori (che devono fare se non stare nei luoghi della discussione?), ma soprattutto vengono inserite nuove regole bavaglio, alcune delle quali così palesemente contrarie all'articolo 21 della Costituzione che sono quasi imbarazzanti per chi le ha proposte. Per esempio esiste nell'attuale regolamento un obbligo di accreditarsi all'ufficio stampa per seguire come giornalisti i lavori del consiglio comunale, una regola nei fatti mai applicata e che, in caso della malsana idea di applicazione, ForlìToday come testata non accetterà.

Il peggio arriva nel nuovo articolo 21 in cui per fare riprese in Consiglio Comunale bisogna per forza “accreditarsi presso il servizio stampa” (cioè bisogna essere giornalisti iscritti all'Ordine?), bisogna essere richiedere un'autorizzazione dell'Ufficio di Presidenza entro le 72 ore precedenti la seduta interessata per ogni seduta (è discrezionale l'autorizzazione?). Inoltre pare che si debba dichiarare di accettare il regolamento in ogni sua parte, tra cui impegnarsi a “non manipolare” le immagini (che significato ha? Chi è il giudice della manipolazione? Esisoton già diverse leggi a riguardo), perfino un obbligo di riproduzione integrale, o parziale ma rispettando la par condicio (un obbligo che per legge scatta, solo in alcune tassative circostanze e non può essere regola generale), inoltre si chiede l’indicazione del "responsabile della privacy" (un'indicazione del tutto sovrabbondante) ed infine si chiede di interrompere la registrazione durante le pause e di non inquadrare il pubblico (il pubblico sa di partecipare ad una seduta pubblica per antonomasia e quindi si assoggetta al contesto, tanto più che normalmente il pubblico, sempre scarso in Consiglio comunale, va apposta per far sentire una propria posizione o protesta, cioè va per farsi vedere).

L'assessorato di Maria Grazia Creta è nato lo scorso anno con deleghe molto leggeri e inconsistenti al punto da poter essere con grande facilità accorpabile con un altro assessorato, come avviene in gran parte dei Comuni di analoghe dimensioni, con conseguente risparmio di spesa pubblica con l'eliminazione di una poltrona politica. Con questa bozza di regolamento, invece, tale assessorato ora rischia di produrre seri danni. Se in parte il regolamento prevede autorizzazioni preventive all'informazione (inammissibili dall'articolo 21 della Costituzione), in altre parti contiene disposizioni in evidente contrasto con le leggi dello Stato. Dove invece cerca di “normare”, lo fa in un campo dove già esistono delle leggi e relative garanzie e quindi in modo del tutto sovrabbondante e perfino con un linguaggio maldestro.
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Regolamento del Consiglio Comunale, il Comune prova a fare la sua "legge bavaglio"

ForlìToday è in caricamento