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Cronaca

Anche anziani e rifugiati fra i beneficiari del Babbo Natale dei bimbi sofferenti

Continuerà sino all’Epifania la singolare esperienza del Babbo Natale di Padre Pio, alias l’artigiano forlivese Davide Marchetti, in giro per l’Italia a recare doni ai bimbi sofferenti

E’ in pieno svolgimento la singolare esperienza del Babbo Natale di Padre Pio, alias il forlivese Davide Marchetti, in giro per l’Italia a recare doni a creature sofferenti. Marchetti è appena rientrato dall’ennesimo viaggio in Puglia, ad allietare minori infermi, ma anche profughi ed anziani. La prima tappa del lungo viaggio dell’artigiano solidale, che recherà doni sino all’Epifania in centri diurni, ricoveri, ospedali, case famiglia e abitazioni private, per cercare di strappare un sorriso a centinaia di piccoli già alle prese con le avversità dell’esistenza, è stata il Mirage Village di Foggia.

Nel capoluogo della Capitanata, il forlivese ha allietato la cena natalizia dei ragazzi autistici che frequentano il locale centro di Terapia Multisistemica in Acqua metodo Caputo Ippolito. Fra i presenti al festoso momento conviviale, c’era anche Matteo Colella, il bimbo che rese santo Padre Pio nel 2002. Nel 2000, l’anno in cui scampò miracolosamente ad una meningite fulminante, aveva 8 anni: oggi Matteo si occupa di minori autistici ed è coordinatore TMA per il Gargano e la provincia di Foggia. Risalito sulla renna a motore, Marchetti si è prima diretto a Monte San Angelo, splendida cittadina resa celebre dalla vittoria dell'arcangelo Michele sul maligno, per poi raggiungere San Giovanni Rotondo, il luogo che fino alla morte terrena, nel 1968, ha ospitato la parabola terrena del santo con le Stimmate. Il “vero Babbo Natale”, come ama definirsi Davide, ha fatto il consueto servizio nel reparto di oncologia pediatrica della “Casa Sollievo della Sofferenza”: "Vengo tutti gli anni - commenta il volontario -, ma è come se fosse la prima volta, tanta è l’emozione".

Anche anziani e rifugiati fra i beneficiari del Babbo Natale dei bimbi sofferenti (foto di Piero Ghetti)

Marchetti ha incontrato i pochi minori obbligati a trascorrere il Natale in ospedale, a causa della gravità della malattia. Alcuni non si sono potuti nemmeno alzare dal letto, ma Giulio (nome fittizio), paziente oncologico ormai terminale, ha gioito con un “non me lo sarei mai aspettato”, nel vedere fra le sue mani il tanto desiderato “tablet” regalatogli dal Babbo Natale forlivese. Rientrato in albergo, Marchetti si è imbattuto nella richiesta inattesa del direttore del Centro di Accoglienza di Santa Maria delle Grazie: “Faresti il Babbo Natale per dei rifugiati somali?”. Ad attenderlo c’erano due madri con i rispettivi figli, approdati in Italia nel maggio scorso in fuga da Mogadiscio.

Alle prese con la guerra dimenticata che da quasi trent’anni continua a dilaniare l’ex colonia italiana nell’indifferenza internazionale, i profughi, piccoli e adulti, hanno vissuto per la prima volta nella vita il gesto del dono natalizio. L’ultima emozione generata da Marchetti in terra garganica, è stata per i 54 anziani ospiti della struttura “Madre Teresa di Calcutta” di San Giovanni Rotondo. Fra loro c’è anche Grazia, nonnina pugliese di 105 anni che mai nella sua lunga esistenza aveva vissuto l’incontro con il “vero” Babbo Natale. Nel frattempo, Davide è già rientrato in Romagna, atteso da una “full immersion” che lo porterà a recare doni a Firenze, Padova, Ravenna, per restituire a tante persone in difficoltà un sorriso dimenticato da troppo tempo.

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