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Cronaca

Restaurato il monumento ai tre martiri a San Martino in Strada

Il monumento che ricorda, nel cimitero di San Martino in Strada a Forlì , tre martiri della Resistenza, verrà riconsegnato alla città con una cerimonia

Il monumento che ricorda, nel cimitero di San Martino in Strada a Forlì , tre martiri della Resistenza, verrà riconsegnato alla città con una cerimonia che si terrà sabato 9 novembre alle ore 15, presso il cimitero ,alla presenza di Morena Piazza nipote di uno dei martiri e promotrice del restauro, del presidente dell'ANPI provinciale Miro Gori della presidente del consiglio comunale, Alessandra Ascari Raccagni. "Era un dovere ricordare, a 75 anni dalla liberazione di Forlì, Pino Maroni, Antonio Piazza e Antonio Zoli, e  il professor Luciano Marzocchi, di cui è presente una lapide sul monumento": commenta una nota dell'Anpi.

Pino Maroni
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Nato a Collina (Forlì) il 2 novembre 1915, caduto a Forlì il 1° novembre 1944, falegname,
Medaglia d'Argento al Valor Militare alla memoria.
Commissario politico del 2° distaccamento della 29ª Brigata GAP "Gastone Sozzi", in previsione dell'insurrezione di Forlì, Pino Maroni si era recato, con due compagni, a prelevare armi che sapeva depositate nei locali del Calzaturificio Zanotti. I tedeschi sorpresero il gruppetto e, con le armi puntate, lo costrinsero a seguirli verso il loro comando. Lungo il percorso, Pino diede, sottovoce in dialetto, istruzioni ai suoi compagni: "Quando urlo, scappate". Così fu. I due giovani riuscirono a salvarsi correndo verso la campagna; Maroni, che aveva aperto il fuoco contro il nemico, fu ferito dalla reazione tedesca. Trasportato al comando delle SS, fu torturato e ucciso dai nazisti, che ne seppellirono il corpo nel giardino della "Stazione agraria". Nella motivazione della ricompensa al valore, Pino Maroni è definito "Partigiano valoroso sempre distintosi per ardimento e sprezzo del pericolo sin dall'inizio della lotta clandestina. Bell'esempio di generoso ardimento." Il 9 novembre 2008, in occasione delle celebrazioni per il sessantaquattresimo anniversario della Liberazione di Forlì, è stata scoperta, vicino all'ingresso dell'Università, un'epigrafe che lo ricorda. Una via gli era già stata intitolata a San Martino in Strada, dove risiedeva.


Antonio Piazza
Nato a Predappio (Forlì) nel 1924, morto a Dovadola (Forlì) il 26 maggio 1944, operaio.
Abitava a San Martino in Strada ed era subito entrato nella Resistenza, con incarichi di responsabilità in un battaglione della 29ª Brigata GAP "Gastone Sozzi". Il giovanissimo gappista operò soprattutto sui monti di Strabatenza, nell'alto Appennino. Sorpreso dalle Brigate nere mentre trasportava armi, ingaggiò con i fascisti un conflitto a fuoco, durante il quale restò gravemente ferito. I brigatisti neri lo trasportarono all'ospedale di Dovadola e, ripromettendosi di interrogarlo non appena si fosse un po' ripreso, non si allontanarono dal suo letto. Le ultime parole del ragazzo, rivolte alle suore, furono: "Mandate via i miei assassini!".
Una strada del luogo è stata intitolata al suo nome.

Antonio Zoli
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Nato a Forlì il 15 febbraio 1915, fucilato a Pievequinta il 26 luglio 1944, operaio, Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.
Già nel 1942, Zoli si era impegnato nella ricostruzione dell'organizzazione del Partito comunista clandestino, soprattutto nella vallata del Bidente, dove riforniva le cellule locali di volantini e di altra stampa antifascista. Zoli, detto "Fiscin", fu dopo l'8 settembre 1943, tra i costruttori, a San Paolo di Cusercoli, della prima formazione partigiana del forlivese. Aveva base nella casa di un altro comunista, Attilio Fantuzzi. Di lì si sviluppò, nel novembre, la 8a Brigata Garibaldi, di cui "Fiscin" divenne commissario politico.
Su segnalazione di una spia, Antonio Zoli, nel luglio del 1944, fu arrestato dai nazifascisti. Sottoposto inutilmente a tortura, fu fucilato nello stesso luogo dove fu ucciso don Francesco Babini con altri nove antifascisti.
Nel dopoguerra, alla memoria dell'operaio forlivese, fu concessa la Medaglia d'argento al valor militare.


 

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