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Cronaca

Sanità, il presidente dello Ior Dino Amadori: "La Rete Oncologica va completata in fretta"

"L’Irst - ricorda Amadori - ha iniziato l’attività all’ex ospedale zonale di Meldola nel 2007 a fronte di una sperimentazione gestionale con particolare coinvolgimento dell’ex Ausl di Forlì e delle altre tre Ausl della Romagna"

Ha fatto, e non poco, scalpore l'indagine de "Il Sole 24 Ore" sulla qualità della vita e della salute, che Forlì-Cesena al 45esimo posto in Italia. Tra i datti spicca quello della mortalità per tumore. Nonostante la presenza dell'Irst di Meldola, la classifica del quotidiano economico pone la provincia al 66esimo posto per morti per tumore (la provincia italiana dove si muore meno di tumore è Sassari). Per Dino Amadori, presidente Istituto Oncologico Romagnolo e direttore scientifico emerito dell'Irst Irccs, la "rete oncologica va completata in fretta".

"L’Irst - ricorda Amadori - ha iniziato l’attività all’ex ospedale zonale di Meldola nel 2007 a fronte di una sperimentazione gestionale con particolare coinvolgimento dell’ex Ausl di Forlì e delle altre tre Ausl della Romagna con l’obiettivo di qualificare la già elevata assistenza in ambito oncoematologico, sviluppando l’attività di ricerca. Nel 2012 dopo solo 5 anni di attività al nostro Istituto è stato conferito il titolo di Irccs dal Ministero della Salute grazie anche all’impegno della Regione a sostegno del progetto".

"L’ubicazione (decentrata e non inserita in un complesso ospedaliero) limita (mancanza di rianimazione, attività chirurgica/interventistica) lo sviluppo di trattamenti di alta complessità assistenziale - prosegue Amadori -. In uno scenario in cui l’attività oncoematologica sperimentale punta a sviluppare trattamenti ad alta complessità e ad alto rischio (car-T cell, trapianti, attività interventistica, sperimentazioni di Fase 1 ed altro) l’attuale assetto è penalizzante e non è percorribile (tempi, investimenti, logistica, duplicazione di servizi esistenti) la realizzazione di un Comprehensive Cancer Center a Meldola, ove concentrare servizi oggi già presenti negli ospedali della rete romagnola".

"Da ultimo la dimensione ridotta (80 milioni di bilancio contro ad esempio, i 230 di Int o 250 di Ieo) rende molto difficile la competizione su indicatori volume dipendente (come ad esempio l'Impact factor di 900 punti attribuiti come limite soglia indipendentemente dal numero di dipendenti, 450 per Irst contro i circa 1200 di Int), nonché la possibilità di avere economie di scala - continua il presidente dello Ior -. Nonostante questo limite, a seguito della valutazione comparata da parte del Ministero della Salute sulla base di parametri oggettivi assistenziali e di ricerca, il nostro Istituto si è classificato tra i 51 Irccs italiani al 16° posto pur essendo 38esimo per dimensione per l’anno 2018. Da ultimo i nuovi requisiti per poter ottenere l'accreditamento dall'Oeci-Eeig (Organisation European Cancer Institute – European Economic Interest Grouping) come Comprehensive Cancer Care Network, proprio resi disponibili in questi giorni  all’incontro al quale ho partecipato, sanciscono la necessità di un aumento della estensione del volume e un incremento della complessità delle attività collegate all'Irst Irccs".

"I nuovi requisiti richiedono pertanto che questo progetto, per potersi ulteriormente sviluppare, garantendo nuove offerte assistenziali a questo territorio, coinvolga l'intera rete ospedaliera Romagnola - conclude Amadori -. Per questo motivo, anche se molto è stato fatto, confermando la mia fiducia nell'operato dei Soci dell'Istituto e dei componenti del CdA, essendo in corso un positivo confronto tra tutte le istituzioni interessate, sono a richiedere con forza il sostegno dell’amministrazione regionale, di tutte le amministrazioni locali e dell’Ausl della Romagna, sperando che prima della conclusione della legislatura regionale si possa giungere al completamento del percorso verso il Comprehensive Cancer Care & Research Network e la costruzione di una solida Rete Oncologica".
 

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