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Cronaca

L'omicidio Ruffilli torna all'attualità. Ma il gip non concede la riapertura delle indagini

Il delitto è tornato d'attualità. Nei mesi scorsi infatti il gip non ha concesso la riapertura delle indagini e ha archiviato la posizione dell'ex brigatista a carico di cui la Procura di Bologna aveva chiesto nuovi accertamenti per l'omicidio del senatore

Sono passati 25 anni. 25 anni da quella giornata che gettò Forlì in un tunnel di terrore. Il sangue del terrorismo aveva macchiato anche le strade della piccola città. Nemmeno qui si era più al sicuro. Cosa stava succedendo? Le notizie non arrivavano più solo dalle voci della tv, dalle pagine dei quotidiani, ma il passaparola, per le strade di Forlì serpeggiava. Le Brigate Rosse hanno toccato anche questa città, fino ad ora lontana dalla morte senza pietà.

Il processo Ruffilli (Foto Cristiano Frasca)

L'ASSASINO DI RUFFILLI TORNA D'ATTUALITA'

Martedì la città ricorda il senatore Roberto Ruffilli, nato a Forlì, nel 1937 e qui assassinato il 16 aprile1988. Il delitto è tornato d'attualità. Nei mesi scorsi infatti il gip non ha concesso la riapertura delle indagini e ha archiviato la posizione dell'ex brigatista a carico di cui la Procura di Bologna aveva chiesto nuovi accertamenti per l'omicidio del senatore. Come riporta il Corriere della Sera, La richiesta degli inquirenti bolognesi era stata fatta nel 2011 sulla base di un rapporto del Ros di Roma. Secondo le ricostruzioni, all’appello mancavano alcuni dei brigatisti che parteciparono alla pianificazione e all’organizzazione del delitto. La risposta venne cercata in quattro nastri ritrovati a casa di Tiziana Cherubini contenenti le registrazioni di una riunione in cui i militanti parlavano delle conseguenze del delitto. Due dei partecipanti a quell’incontro non vennero però identificati e nel 2011 i Ros di Roma ritennero di aver rintracciato, attraverso nuove tecniche, l’impronta fonica di un ex brigatista indagato e poi prosciolto nella prima inchiesta sull’omicidio. Elementi ritenuti idonei dagli inquirenti bolognesi per indagare l'uomo, e per chiedere una riapertura di indagini a suo carico, già indagato nell'inchiesta originaria sull'omicidio, ma la sua posizione non aveva passato allora il vaglio del giudice istruttore, ed era stato prosciolto. Così la procura di Bologna ha chiesto la revoca di quella sentenza di proscioglimento del giudice istruttore (nata col vecchio codice). Ma il gip non l'ha concessa. A quel punto il pm ha dovuto chiedere l'archiviazione, concessa dall'ufficio del gip nel 2012.

ROBERTO RUFFILLI
Roberto Ruffilli, dopo aver conseguito la maturità classica a Forlì nel 1956, s’iscrive all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Facoltà di Scienze Politiche – grazie al “posto gratuito” vinto per concorso al famoso Collegio Augustinianum. Laureato a pieni voti nel 1960, resta a Milano come ricercatore presso il neonato ISAP (Istituto per la scienza dell’amministrazione pubblica), sotto la guida di Feliciano Benvenuti e di Gianfranco Miglio. Là, fra contraddizioni e tensioni, ma soprattutto con l’apporto prezioso delle discussioni, delle polemiche, delle sfide coi maestri e cogli amici-colleghi, si sono saldate le due parti della figura scientifica di Ruffilli: quella storicizzante e insieme modellistica, di lungo periodo, assunta e mantenuta spesso in termini critici dal magistero di Gianfranco Miglio, e quella riformistica e istituzionale, di stampo giuridico-materiale, derivante dall’incontro con Feliciano Benvenuti. Divenuto nel 1968 direttore del suo Collegio Augustinianum, lascerà l’incarico nel 1970, anche per incomprensioni con le autorità accademiche sul suo modo democratico di gestire gli effetti del Sessantotto. Ottenuta la libera docenza in Storia delle istituzioni politiche, Ruffilli iniziò la sua carriera accademica presso l’Università di Sassari, dove ottenne la cattedra nel 1976. L’anno successivo fu chiamato all’Università di Bologna - facoltà di scienze politiche – ad insegnare Storia contemporanea, ottenendo solo nel 1987 – appena prima di morire – il ritorno alla prediletta disciplina di Storia delle istituzioni politiche. Gli studi di Ruffilli non sono solo accademici, ma individuano tecniche e metodi ben definiti. Nella sua visione politica ai partiti, dei quali ha sempre fortemente sottolineato la funzione insostituibile per la vita democratica, deve essere chiesto di prescegliere, in sede di competizione elettorale, la coalizione di Governo che andranno a formare, così da pervenire ad un sistema nel quale blocchi ideali e politici si alternino al Governo del paese. In questo modo, il cittadino è il vero arbitro nello scegliere e nel cambiare la maggioranza di Governo, e non affida ai soli partiti una delega in bianco, che rischiera di svuotare di contenuti il mandato elettorale conferito. Tra i suoi testi più importanti vanno ricordati "Materiali per la riforma elettorale" ed "Il Cittadino come arbitro".  Negli anni ottanta la vita di studioso di Ruffilli si intrecciò con l'impegno diretto nella vita politica. Dapprima entrò a far parte del "gruppo di lavoro" del Segretario della Democrazia Cristiana, Ciriaco De Mita (come suo consigliere per le riforme istituzionali). Nel 1983 accettò di candidarsi al Senato della Repubblica, dove venne eletto nelle file della DC. Anche a Roma Ruffilli mantenne il suo stile semplice e sereno, di intellettuale discreto, di persona mite e attenta ai problemi e alle posizioni di tutti.

L'OMICIDIO
Le Brigate Rosse, il 16 aprile 1988 (proprio pochi giorni dopo la nascita del nuovo governo presieduto da De Mita, che Ruffilli aveva contribuito a creare), assassinarono Roberto Ruffilli. Appena rientrato nella sua casa forlivese da un convegno in città, due finti postini suonarono alla porta della sua abitazione con la scusa di recapitargli un pacco postale; entrati nell'abitazione, lo condussero nel soggiorno, dove lo fecero inginocchiare accanto al divano per poi ucciderlo con tre colpi di pistola alla nuca. Dopo una telefonata al quotidiano la Repubblica, nel giorno stesso dell'assassinio, alle 10.40 del 21 aprile fu ritrovato, in un bar di via Torre Argentina a Roma, un volantino rivendicante l'uccisione, che esordiva così: “Sabato 16 aprile un nucleo armato della nostra organizzazione ha giustiziato Roberto Ruffilli, [...] uno dei migliori quadri politici della DC, l'uomo chiave del rinnovamento, vero e proprio cervello politico del progetto demitiano, teso ad aprire una nuova fase costituente, perno centrale del progetto di riformulazione delle regole del gioco, all'interno della complessiva rifunzionalizzazione dei poteri e degli apparati dello Stato. Ruffilli era altresì l'uomo di punta che ha guidato in questi ultimi anni la strategia democristiana sapendo concretamente ricucire, attraverso forzature e mediazioni, tutto l'arco delle forze politiche intorno a questo progetto, comprese le opposizioni istituzionali. Firmato: Brigate Rosse per la costituzione del Partito Comunista Combattente”.

IL PROCESSO
Le indagini furono svolte dalla Digos di Roma, dalla Squadra Mobile e dalla Digos della Questura di Forlì. Alla fine gli assassini vennero individuati e condannati. Dalla Repubblica del 6 febbraio 1990: “Nove ergastoli e tre assoluzioni. Nessuna sorpresa nella sentenza per l'omicidio del senatore democristiano Roberto Ruffilli, assassinato dalle Brigate rosse il 16 aprile del 1988. Un verdetto che la Corte d'assise di Forlì ha pronunciato senza incertezze, decidendo in meno di 48 ore e accogliendo quasi per intero le richieste della pubblica accusa. Il presidente della Corte, Vittorio Vicini, ha letto la sentenza fissando le gabbie vuote. Nessuno degli imputati era presente Ad attendere la lettura della sentenza nell'aula affollata di gente c' era Silvana Rosetti, l' anziana zia che poco prima dell'ingresso dei killer nel portone di corso Diaz aveva portato il pranzo a casa del senatore e che entrò, insieme alla polizia, nel salotto dove Ruffilli giaceva riverso sul divano. E' stata fatta giustizia Mentre il presidente leggeva la sentenza era molto agitata, al punto da tremare tutta. Per una volta è stata fatta giustizia, ha commentato. Poi è andata a ringraziare il pubblico ministero Roberto Mescolini. Il suo omicidio fu organizzato, seguendo uno schema militare collaudato dal vertice del Partito comunista combattente, Fabio Ravalli, la moglie Maria Cappello e Antonio De Luca. Stessa condanna e stesso destino per Stefano Minguzzi e Franco Grilli, individuati come gli esecutori materiali del delitto. Gli uomini che il pomeriggio del 16 aprile dell'88, travestiti da postini, entrarono, ha detto nella requisitoria il Pm, nella casa di un uomo inerme e indifeso con il pretesto di consegnargli un pacco e il preciso intento di ucciderlo per le sue idee. I killer constrinsero Ruffilli a inginocchiarsi davanti al divano del salotto e Minguzzi fece fuoco per tre volte a bruciapelo con la Skorpion che aveva firmato già altri delitti delle Brigate Rosse, quelli di Lando Conti e di via Acca Larenzia. Sono stati condannati al carcere a vita anche Tiziana Cherubini, Vincenza Vaccaro, Franco Galloni, e Rossella Lupo tutti attivissimi comprimari nella sinistra tragedia consumata a Forlì”.

LA FONDAZIONE
La Fondazione promuove iniziative di ricerca, formazione e incontro su temi e problemi della vita pubblica, rivolgendosi particolarmente ai giovani studenti e studiosi nelle istituzioni universitarie e nelle scuole cittadine, cercando però di ricevere stimoli dagli amici di Roberto, dovunque essi siano. In particolare essa stimola confronto e scambio tra università e mondo produttivo, mirando al potenziamento, alla qualificazione e valorizzazione degli insediamenti universitari a Forlì e in Romagna. Tali sono gli scopi della Fondazione, secondo il suo Statuto. Presidente (pro tempore) della Fondazione è Pierangelo Schiera, professore emerito dell'Università di Trento. Enti Fondatori sono: Università degli Studi di Bologna, Università Cattolica di Milano, Comune di Forlì, Provincia di Forlì-Cesena, Associazione Roberto Ruffilli, Banca di Forlì - Credito Cooperativo, Cassa dei Risparmi di Forlì, Ser.In.A.r. Forlì-Cesena.
Fanno parte di diritto del Consiglio d'amministrazione anche i rappresentanti della Regione Emilia-Romagna e della Camera di commercio industria e artigianato di Forlì-Cesena.

Per ricordare Roberto Ruffilli, sono stati a lui dedicati: la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna, sede di Forlì; una casa di riposo, sita nel lato opposto della strada ove venne ucciso; una Fondazione che promuove iniziative di studio, ricerca e formazione sui temi della vita pubblica; un riconoscimento della Camera di Commercio di Forlì-Cesena, agli studenti che hanno superato l'esame di stato della scuola media secondaria con una votazione di 100/100. una delle biblioteche universitarie di Forlì: si tratta di una biblioteca con diversi interessanti fondi, collocati in differenti sedi: Biblioteca Centralizzata R. Ruffilli: Elenco Collocazioni

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