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Cronaca

San Giacomo, apre nel 2016 il museo archeologico: ecco cosa si potrà ammirare

Molti dei ritrovamenti, come annunciato, saranno esposti nel museo che sta prendendo corpo sotto la chiesa di San Giacomo, al quale stanno lavorando la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, insieme con il Comune di Forlì, che gestirà la struttura

Saranno presentate durante una conferenza che si tiene venerdì nella Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Forlì, alle 16, i risultati degli scavi archeologici preventivi al restauro del complesso del San Domenico. Molti dei ritrovamenti, come annunciato, saranno esposti nel museo che sta prendendo corpo sotto la chiesa di San Giacomo, al quale stanno lavorando la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, insieme con il Comune di Forlì, che gestirà la struttura. 

I reperti recuperati saranno visibili attraverso le vetrate a pavimento e nel museo  al quale si accederà dalla chiesa, attraverso una scala che condurrà al sotterraneo.  L'apertura di questo spazio espositivo, dove si vuole raccontare la storia del complesso, ricostruita grazie ai ritrovamenti avvenuti dal 1997 al 2012, è prevista nel 2016. Una parte di quanto emerso dagli scavi è già visibile all'interno del percorso attuale della Pinacoteca mentre un'altra parte sarà musealizzata nell'interrato della chiesa, con resti in situ e altri prelevati e ricollocati. 

“L'intenzione è quella di aprire il prossimo anno, speriamo nel primo semestre, così da approfittare della fruizione della grande mostra che si aprirà in città – conferma l'assessore alla Cultura del Comune di Forlì, Elisa Giovannetti -. L'apertura di questo museo archeologico sarà anche l'occasione per costruire un itinerario più completo sulla Forlì medievale, che comprenda anche i resti del Palazzo degli Orsi, sotto il palazzo del Monte di Pietà. Inoltre si tratta  anche di restituire alla città un museo archeologico, che, purtroppo, non era più fruibile”, 

Nel corso della conferenza di venerdì interverrà l'archeologa della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, Chiara Guarnieri, l'assessore Giovannetti, e il soprintendente archeologo dell'Emilia Romagna, Luigi Malnati. Spiega Guarnieri a Forlitoday: “Ho seguito tutto il corso degli scavi preventivi le opere di restauro, dal '97 fino al 2012 circa, svolti in totale accordo con la direzione dei lavori del Comune. Questo ci ha dato la possibilità di avere i dati archeologici della nascita, crescita e sviluppo della chiesa e del monastero,  che si conoscevamo solo dalle fonti”.  Una tra le scoperte più importanti è sicuramente il ritrovamento dei resti della cappella cappella del Beato Salomoni, citata dalle fonti, ma di cui si era persa ogni traccia, che era posta in adiacenza alla facciata Nord dell'aula. “Sono state ritrovate le fondazioni e parte dell'alzato dei muri, che hanno permesso di capirne anche la forma”, spiega Guarnieri.

Nel museo sarà esposta anche la fossa di fusione per campane rinvenuta all'interno della chiesa, “oltre alle strutture in situ – racconta l'archeologa della Soprintendenza - e parte di sepolture e strutture murarie. Le sepolture ritrovate sono quelle che  accompagnano la vita della chiesa, dalla fondazione, fino al tutto il '700, arrivando anche all''800. Le più antiche, che risalgono al '300 e '400 non hanno quasi corredi, mentre sono più ricche quelle dal '500 al '700. Si tratta di tombe sia di religiosi che di civili di un certo livello, che erano seppelliti in chiesa”. Sono ancora in fase di studio parte dei resti umani ritrovati nelle tombe 

Sono databili al XVII secolo le tante medagliette rinvenute nelle numerose tombe a cassa trovate negli scavi: questi reperti, collegabili ai rosari, offrono un suggestivo spaccato della religiosità dei forlivesi qui seppelliti. Di grande interesse sono anche le ceramiche smaltate, realizzate appositamente per il convento, tra cui spiccano quelle con la sigla Q.S. abbreviazione di una locuzione latina "quantum satis" cioè “quanto basta” ovvero “mangiane a sufficienza, ad indicare la morigeratezza della vita monastica”, conclude Guarnieri.


LA STORIA - La fondazione del convento (che ospitava un gruppo di domenicani) si data tra il 1223 e il 1231: è in questo periodo che viene costruita una chiesa a tre navate con un chiostro sul lato meridionale. Tra il XIII e il XIV secolo si assiste al raddoppio della lunghezza della chiesa e alla costruzione di diverse cappelle. Durante il Rinascimento (1505) la chiesa subisce un’ulteriore ristrutturazione che riguarda soprattutto il convento, munito nel frattempo di due chiostri e dotato di un'importante biblioteca. Nella fase barocca (XVII secolo) la chiesa viene arricchita di decorazioni mentre agli inizi del XVIII secolo viene avviato un grande cantiere teso sostanzialmente a ricostruire la chiesa. La decadenza del complesso si data tra il 1798 e il 1818 quando il convento viene soppresso dal regime napoleonico che lo adibisce a ospedale militare. Da questo momento inizia una fase involutiva che si arresta solo con l’inizio dei lavori di restauro.


 

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