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Cronaca

Al santuario di Fornò tre serate all’insegna della bellezza

La straordinaria chiesa circolare posta nella campagna fra Forlì e Forlimpopoli, protagonista di tre serate all’insegna della bellezza

Il santuario di Fornò protagonista di tre serate culturali a cavallo di maggio e giugno. Venerdì, alle 21, nella straordinaria chiesa circolare posta nella campagna fra Forlì e Forlimpopoli, il professor Marco Vallicelli, storico dell'arte e autore di una recente pubblicazione sul santuario, terrà una conferenza su “La Via della Bellezza”. “Presupposto della conversazione – spiega don Mauro Ballestra, rettore del santuario quattrocentesco dedicato a Santa Maria delle Grazie – è che l'arte che provoca alla bellezza spiega la fede e suscita la domanda”. Mercoledì 31 maggio, dalle 19.30 alle 21, l'associazione “Amici del Santuario di Fornò” propone presso il santuario stesso la “Giornata del Dona-Cibo - La Bellezza della Carità”. L’ultimo gesto inneggiante alla magnifica chiesa rinascimentale è in programma giovedì 1 giugno: alle 21, il coro “Città di Forlì” proporrà canti alla Madonna all’insegna de “La Bellezza dell'ascolto”. Fondato dall’eremita albanese Bianco da Durazzo nel 1448, il santuario di Santa Maria delle Grazie di Fornò per secoli è stato uno dei principali centri mariani della Romagna. Se la compianta studiosa Mariacristina Gori l’ha definito “il monumento più singolare del territorio forlivese”, Riccardo Lanzoni lo considera “un'opera d'arte pressoché unica in Italia se non nell'Europa occidentale. Il tempio, di forma rotonda derivante dagli edifici a sistema centrale presenti nell’architettura cristiana del IV secolo, ha un diametro di metri 33,83 ed è circoscritto da un muro alto 15.

Nel bel mezzo dell’edificio sorge un’edicola anch’essa circolare del raggio di 7 metri. D’assoluto interesse sono il fregio in cotto che cinge internamente il tempio, nonché i tre portali di marmo e le piastrelle di cotto col monogramma di San Bernardino e di Maria. Il massimo splendore risale al XVI secolo quando l’attiguo convento, di cui l’attuale canonica era solo uno dei quattro lati, veniva considerato uno dei più ricchi d’Italia. La decadenza iniziò nel ‘700, ben prima delle incursioni napoleoniche. Nel 1853, il futuro papa Pio IX, di passaggio da Forlì, rimase talmente mortificato dalla sua incuria, che ne dispose il restauro conservativo finanziandolo personalmente con mille scudi. Il peggio doveva però ancora venire: nella notte del 24 ottobre 1944, quattro mine anticarro, poste dalla “Wermacht” in ritirata, fecero crollare in un colpo solo il grande campanile e la parte della canonica attigua alla chiesa con gravi danni allo stesso tempio. Alcuni anni fa, l’allora parroco don Amedeo Pasini riuscì fra mille peripezie burocratiche e con i pochi soldi dati dallo Stato, a ricostruire parte della “elle” residenziale distrutta dalla guerra. L’attuale rettore don Mauro Ballestra è fermamente convinto della necessità di studiare un percorso turistico dei monumenti più importanti del forlivese, che ponga Fornò in “pole position”: sarebbe un modo per dare lavoro ad alcuni giovani, assicurando così fasce certe d’apertura. “La primissima cosa da fare – insiste il sacerdote – è però intervenire sul monumento per porre un freno all’umidità che si sta letteralmente divorando un edificio unico nel suo genere”.

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