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Cronaca

Sciopero dei magistrati, adesione totale negli uffici giudiziari di Forlì

I magistrati in servizio al Tribunale e nella Procura della Repubblica di Forlì hanno aderito al 100% allo sciopero della giustizia indetto dall'Anm

I magistrati in servizio al Tribunale e nella Procura della Repubblica di Forlì hanno aderito al 100% allo sciopero della giustizia indetto dall'Anm, l'Associazione Nazionale Magistrati. Si tratta di 28 magistrati, di cui 20 del Tribunale e altri 8 che svolgono le funzioni inquirenti nella Procura della Repubblica, che bloccheranno quindi l'attività ordinaria (salvo quella che vede scadenze perentorie di legge, come le direttissime) per tutta la giornata di lunedì. Le motivazioni dello sciopero sono nella riforma in corso. Secondo l'Anm, in particolare "la riforma in discussione al Parlamento non accorcerà di un giorno la durata dei processi, ma cambierà radicalmente la figura del magistrato, in contrasto con quello che prevede la Costituzione. Il Paese ha bisogno di recuperare fiducia nella magistratura, ma per ottenere ciò serve una riforma che attui veramente l’art. 107 della Costituzione, secondo il quale i magistrati si distinguono fra loro soltanto per le funzioni e che affermi chiaramente che non devono esistere carriere in magistratura".

Sempre secondo la nota dell'Anm "questa riforma, continuando l’opera intrapresa dalla riforma Castelli-Mastella, rende gerarchicamente ordinati anche gli uffici giudicanti, crea una magistratura alta e una bassa, e aumenterà quell’ansia di carriera che tanto danno ha già fatto, e continuerà a fare. Il Paese ha bisogno di magistrati che vengano valutati per la qualità del loro lavoro, e non soltanto per la quantità; di magistrati che si concentrino solo sulle decisioni che devono prendere, non sugli adempimenti burocratici e nemmeno sulle loro carriere; di magistrati liberi di giudicare serenamente, seguendo solo la loro coscienza, non di giudici impauriti delle ripercussioni personali delle loro decisioni. Il Paese ha bisogno di pubblici ministeri che ragionino come giudici, aperti al dubbio sull’innocenza dell’indagato, che valutino le prove con lo stesso atteggiamento di terzietà del giudice. Non ha bisogno di avvocati dell’accusa. Non ha bisogno di pubblici ministeri che sentono una condanna come una vittoria e un’assoluzione come una sconfitta, ma di pubblici ministeri che cercano la verità con fatica e umiltà, insieme a tutti gli altri protagonisti del processo. Il Paese bisogno di un impiego più efficiente delle risorse della magistratura, che devono essere distribuite meglio sul territorio, per garantire la risposta giudiziaria là dove ve ne è veramente l’esigenza, e occorre destinare le risorse ad accertare e punire i fatti veramente gravi".

"Il Paese ha bisogno di dirigenti degli uffici giudiziari autorevoli, che con la loro esperienza e saggezza aiutino i magistrati più giovani a svolgere nel modo migliore la loro funzione, non di capi autoritari, interessati solo a ottenere più numeri. Il magistrato deve essere e sentirsi indipendente non soltanto da influenze esterne, ma anche nei rapporti all’interno degli uffici giudiziari. Il Paese ha bisogno di magistrati che dialoghino con gli avvocati in modo sereno e costruttivo, che si sentano tutti insieme protagonisti in modo paritario del servizio che rendono alla collettività, ciascuno nell’ambito del suo ruolo, non di categorie che si confrontino sulla base rapporti di forza contrapposti. Riteniamo che, così come oggi è formulata, la riforma pone dei concreti problemi di compatibilità con il quadro normativo di riferimento sovranazionale e anche per tale ragione ci vediamo costretti ad adottare le necessarie iniziative di tutela. Non scioperiamo per protestare, ma per essere ascoltati, non scioperiamo contro le riforme, ma per far comprendere, dal nostro punto di vista, di quali riforme della magistratura il Paese ha veramente bisogno".

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