rotate-mobile
Cronaca Forlimpopoli

Tra sacro e profano: da oltre 4 secoli la Segavecchia è la festa di metà Quaresima

La Segavecchia è patrimonio collettivo dei forlimpopolesi, delle associazioni, dei gruppi e di tutti coloro, tra cui forze di Pubblica Sicurezza e Protezione Civile, che concorrono in qualsiasi modo alla sua buona riuscita

Manca oramai un mese alla Segavecchia e a Forlimpopoli fervono i preparativi. La classica manifestazione di metà Quaresima si terrà da sabato 27 febbraio a domenica 6 marzo nella pittoresca cittadina artusiana e, come ogni anno, attirerà migliaia e migliaia di persone da ogni parte della Romagna e non solo. Il segreto del successo della Segavecchia sta nel mistero e nella magia che le aleggia intorno. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Anche se alcuni documenti ne attestano l’esistenza già nel XIV secolo, le sue radici sembrano ancora più antiche e sarebbero da ricercare negli antichi riti celtici della vita-morte-vita e nelle feste del mondo rurale. La Vecchia segata rappresenterebbe la fine dell'inverno e il ritorno della primavera, carica di frutti e doni per gli uomini.

Alcuni antropologi identificano con il nome “Vecchia” l'ultimo covone mietuto, e ritengono che questo nome corrisponda, in realtà, al sacrificio dell'ultimo covone e che vada perciò a collegarsi al ricordo di atavici riti agrari. Altri studiosi accreditati sostengono che la Vecchia altro non sarebbe che il simbolo della Terra che, dopo il gelo dell'inverno, si riapre e si prepara a produrre i suoi frutti. Lo squarcio prodotto nel ventre della Vecchia annuncia e prepara il parto della Terra, gravida di frutti e raccolti. Una leggenda più vicina a noi nel tempo narra che a una giovane sposa, trovatasi incinta in tempo di Quaresima, venne voglia di mangiare un salsicciotto bolognese. Tanta era questa voglia che “se lo trangugi ancora crudo tutto intero”, peccato grave in periodo di astinenza dalla carne, per il quale la donna sarebbe stata condannata a morte per stregoneria e per questo segata a metà da due boia incappucciati.

Dalla leggenda alla storia il passo non è diretto. Nessuno infatti sa dire quale sia stata la prima edizione di una delle feste più antiche della Romagna. In un raro documento conservato presso le Raccolte Piancastelli si parla di “...segare la Vecchia due volte sessagenaria e arcidecrepita ne la segata di strada maggiore...”. Dal documento, datato 17 marzo 1667, si evince che, a quell'epoca, la Vecchia era già “due volte sessagenaria”. Ciò significa che l’origine della Segavecchia di Forlimpopoli risalirebbe quantomeno al 1547, ovvero a oltre quattro secoli e mezzo fa. Anticamente la Vecchia di Forlimpopoli veniva posta ritta sul carro che la portava al supplizio, successivamente fu messa in posizione seduta, con fuso e rocca nelle mani. Un tempo, prima di morire, lasciava un testamento in dialetto che veniva trascritto su un giornaletto locale che usciva per l’occasione e in cui si prendevano in giro i personaggi caratteristici del paese.

Oggi la Vecchia è rappresentata da un enorme fantoccio alto fino a cinque metri che, sotto i tratti tradizionali di una anziana donna curva e grinzosa, personifica la Quaresima e le privazioni che originariamente la caratterizzavano. Il fantoccio della Vecchia, un tempo semplice, nelle ultime edizioni è diventato più tecnologico: muove braccia e occhi e si piega a destra e a sinistra verso la folla. La Segavecchia percorre le strade della città su di un carro, seguita da un corteo di altri carri allegorici e di maschere che l’accompagnano al patibolo.

Ancora oggi, prima di essere giustiziata, le viene letto un atto di accusa da una voce fuoricampo in prosa aulica e goliardica. La sentenza di morte ricorda anno dopo anno il grave peccato da lei commesso in periodo quaresimale. L’enorme fantoccio di cartapesta viene poi segato da due boia incappucciati che impugnano un’enorme sega a quattro mani, simulando gran fatica. Al termine del rito, la testa e il busto della Vecchia si rovesciano all'indietro e dal corpo squarciato a metà esce una cascata di dolciumi e giocattoli per la felicità di tutti i bambini accorsi ad assistere all'antico rituale.

Nei giorni della festa a Forlimpopoli si svolge una grande sagra paesana con Luna Park e bancarelle che vendono prodotti alimentari e la caratteristica frutta secca, chiamata anch'essa “Segavecchia”. Il momento culminante è rappresentato dal corteo di carri mascherati che, nella domenica di chiusura, si snoda per le vie della città, fra i quali il carro della Vecchia che viene segata nella piazza Garibaldi, di fronte alla Rocca. La festa, patrocinata dal Comune di Forlimpopoli, è organizzata dall'Ente Folkloristico e Culturale Forlimpopolese, un’associazione, attiva tutto l’anno, che si occupa della gestione della festa di fine inverno. La Segavecchia è patrimonio collettivo dei forlimpopolesi, delle associazioni, dei gruppi e di tutti coloro, tra cui forze di Pubblica Sicurezza e Protezione Civile, che concorrono in qualsiasi modo alla sua buona riuscita.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tra sacro e profano: da oltre 4 secoli la Segavecchia è la festa di metà Quaresima

ForlìToday è in caricamento