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Cronaca

“Segnali di crescita eclatanti non ci sono: la povertà si consolida”

Accanto al disagio di coloro che in modo persistente sperimentano difficoltà legate alla mancanza di reddito e di lavoro, vanno sommandosi le situazioni più estreme

Segnali di crescita eclatanti non ci sono: a Forlì e dintorni la povertà si consolida. Il Report “Povertà e Risorse” 2017 della Caritas di Forlì-Bertinoro, presentato mercoledì pomeriggio al Teaching Hub del Campus universitario, con gli interventi del direttore Caritas Sauro Bandi, di Stella Volturo, sociologa dell’Università di Bologna, di Raoul Mosconi, Assessore comunale al welfare, del consigliere Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Angelica Sansavini e del nuovo vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Livio Corazza, che ha tratto le conclusioni, contiene scomode conferme. Accanto al disagio di coloro che in modo persistente sperimentano difficoltà legate alla mancanza di reddito e di lavoro, vanno sommandosi le situazioni più estreme vissute da chi, costretto a fuggire dal proprio Paese a causa di guerre, conflitti o povertà estrema, arriva nel nostro territorio in cerca di protezione. “Se prendiamo in considerazione i dati sugli accessi 2017 presso i 29 Centri di Ascolto (CdA) Caritas della Diocesi -comunica Stella Volturo - è possibile osservare un calo del numero totale di utenti (3.361) contro i 3.488 del 2016. Anche i ‘passaggi’ presso i servizi legati alla prima accoglienza (centro diurno, dormitori, docce, colazioni, mensa), risultano numericamente inferiori a quelli del 2016 (77.912 contro 80.551). Si registra invece un leggero aumento dei beneficiari (8.077 contro 7.444 del 2016), pari ad un incremento di 8,5 punti percentuali. Nel 2017, i servizi di prima necessità erogati dal CdA diocesano, quali il consumo di pasti (colazioni e pasti serali, 33.269 distribuiti) e l’accoglienza notturna sono i più numerosi. “Vi è stata quindi una concentrazione sui servizi di base, meno sull’accompagnamento”.

Per quanto riguarda la nazionalità degli utenti, si conferma il trend degli anni scorsi con una preponderanza significativa degli utenti stranieri, che rappresentano il 62,42% del totale. Al fine di inquadrare il fenomeno, si ricorda che gli stranieri residenti in provincia di Forlì-Cesena al 1° gennaio 2017 sono 41.368 e rappresentano il 10,5% della popolazione. La comunità più numerosa è quella proveniente dalla Romania (18,9%), seguita dall’Albania (15,3%) e dal Marocco (12,9%). Le motivazioni che spingono le persone a chiedere aiuto possono essere varie e numerose. Le difficoltà si possono manifestare in modo del tutto occasionale e improvviso, oppure essere consolidate. Per gli italiani, al primo posto ci sono le problematiche relative al reddito insufficiente, seguite da quelle attinenti la sfera lavorativa e dalle questioni cosiddette “familiari”. Per la componente straniera, invece, l’emergenza abitativa è al terzo posto: al primo appare, infatti, il reddito assente o insufficiente. La mancanza di lavoro è coerente con la condizione professionale registrata dai CdA: più del 60% dell’utenza risulta in condizione di disoccupazione (1.307 utenti). La prevalenza degli utenti stranieri è ancora più marcata se si prendono a riferimento i dati sui nuovi arrivi, di cui solo il 31% del totale ha la cittadinanza italiana. Anche i dati sui nuclei familiari rispecchiano una maggiore presenza straniera, pari al 62,66%, contro il 34,25% dei nuclei italiani. Un aspetto molto interessante dell’attività di ascolto delle povertà sul territorio di Forlì-Bertinoro, è lo Sportello Rifugiati. L’accoglienza che la Fondazione Buon Pastore mette a disposizione da tanti anni comprende un CAS di 12 posti per richiedenti asilo in Convenzione con la Prefettura di Forlì e l’ASP San Vincenzo de’ Paoli, ma anche un numero consistente di posti letto (che varia in base alle esigenze contingenti) per prerichiedenti, richiedenti asilo o titolari di protezione che si trovano fuori dal sistema di accoglienza convenzionale perché non vi sono ancora entrati, perché per varie ragioni sono stati dimessi, o perché sono arrivati al termine del periodo di accoglienza nei CAS del territorio.

“Per tutti costoro – si legge sul Report Povertà 2017 - quotidianamente, i nostri operatori lavorano a stretto contatto con le forze dell’ordine, le istituzioni locali, i legali del territorio, gli altri enti gestori e le associazioni pubbliche e private che, a vario titolo, si occupano di questa categoria di utenza, per l’ideazione e realizzazione di percorsi di sostegno, inclusione ed integrazione dei ragazzi”. “Il modo migliore per prendersi cura di situazioni di bisogno ormai cronicizzate – dichiara Sauro Bandi - è la sussidiarietà. Non a caso, nel nostro territorio si consolidano le forme di collaborazione attiva nella lotta alla povertà tra vari attori nel territorio forlivese”. Per quanto riguarda Forlì, sono coinvolti i Servizi sociali del Comune e, in casi particolari, il dipartimento di salute mentale e il Sert; poi, per il Terzo Settore, la Caritas, il Centro di solidarietà, la comunità papa Giovanni, la coop. Dialogos. Rispetto agli sbocchi lavorativi, ai tirocini, è coinvolto il mondo della cooperazione sociale e per quanto riguarda le risorse, un ruolo fondamentale è quello della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. “Sicuramente – conclude Bandi – occorre trovare nuove forme di cura e riposta ai bisogni, con soggetto la comunità intera nelle sue varie espressioni, a partire dalla famiglia”. “Stasera mi sento a casa e i discorsi sentiti sinora sono stati la mia vita in tutti questi anni”. Le conclusioni del nuovo vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Livio Corazza sono assolutamente stimolanti e incoraggianti: “Anche se sono appena arrivato a Forlì e salgo su un treno in corsa, ringrazio per la storia fin qui compiuta”. Occorre mettere i poveri al centro, ma non dobbiamo sostituirci a loro, quanto piuttosto renderli protagonisti. “Per fare un progetto su di un povero significa partire da lui. Noi dobbiamo sostenerli nel loro riscatto esistenziale trovando alleanze prima di tutto all’interno della chiesa”

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